Il virus ridimensiona le certezze dell'”Homo Deus”

Firenze – La consapevolezza delle possibili opportunità delle proprie scoperte e dei progressi raggiunti a livello tecnologico, nucleare ed economico, ha portato l’uomo a credere come mai aveva fatto prima di avere una potenza che, oggettivamente, risulta invece effimera.

Il costante bisogno di controllo e prevaricazione sulle cose, l’incessante ossessione per lo sviluppo e per il miglioramento di se stesso sembra averlo reso troppo convinto di ricoprire un ruolo cruciale per un ecosistema che, al contrario, pare aver solo danneggiato.

La presunzione che si nasconde dietro questo atteggiamento di vigoria fisica e morale è stata recentemente sfidata da un piccolissimo essere proveniente dalla Cina, un virus che in breve tempo è riuscito ad espandersi in ogni parte del mondo modificando radicalmente tutti gli equilibri e le convinzioni che appartenevano alla razza umana, stravolgendo la vita delle nostre comunità.

E’ emersa così chiaramente la percezione erronea che avevamo attribuito alle nostre visioni. Il nostro autorappresentarsi come invincibili ed egoisticamente autoreferenziali inizia in modo obbligatorio a fare i conti con la paura che ognuno di noi sente più vicina. E’ la paura della verità nascosta, quella che mostra che da soli siamo indifesi e soprattutto possiamo facilmente essere sconfitti. Dobbiamo imparare a cooperare, non a chiuderci in mentalità medioevali ed egoistiche ma a collaborare con chi abbiamo a fianco perdendo il dannoso vizio di sfruttare ogni nostra fortuna.

Sono affermazioni come “il virus è riuscito a fermare il mondo”, come molti sostengono, che dimostrano quanto l’identità tra mondo e uomini, fortemente sentita dai secondi, sia in realtà una farsa e una semplice sovrastima di quanto effettivamente l’uomo conti nel sistema in cui viviamo.

Siamo ospiti di un luogo che pensiamo ci appartenga e che si è stancato di vederci regredire mentre definiamo la nostra e la sua distruzione come “evoluzione” umana. Si svela così l’enorme paradosso che ancora fatichiamo a raffigurare, ma che questa crisi ci donerà ed insegnerà in modo indelebile.

L’uomo moderno, così potente ed invincibile, frutto del tempo e della storia, frutto di un progresso inarrestabile è parte e creatore di società denudate dalla crisi e dimostratesi estremamente fragili, colpite ed affondate in modo totalmente inaspettato. Il nemico di oggi non si riesce a vedere e la parte più difficile di questo è la scoperta individuale di essere così vulnerabili, dopo aver creduto di poter comandare il mondo. Eppure, forse, il nemico non ci annienterà e saremo in grado di trarre alcuni fondamentali insegnamenti.

1.1 L’origine della crisi parte da noi stessi così come da noi stessi dovrà nascere la forza del cambiamento. Sono varie le teorie sull’origine del virus. La prova scientifica, sebbene alcune fonti suggeriscano una creazione da laboratorio, dimostra che il Covid-19 è al 100% un essere naturale. Cade così l’accusa sottesa che colpevolizza una manomissione umana, l’uomo che incolpa l’uomo, una costante dei nostri tempi. Nonostante ciò, i più complottisti credono nella guerra batteriologica. Per conto di chi? Con quale scopo? Le risposte arrivano quasi all’unisono: il motivo è quello di uccidere anziani per combattere la grande piaga dei nostri tempi: l’incremento demografico. Se fosse, l’obiettivo è raggiunto. Ma l’unica verità che difficilmente riusciamo a guardare in faccia è che il virus, quale che sia la sua origine, quale che sia la sua direzione ed evoluzione, ha fermato completamente le società che ritenevamo ben strutturate e invincibili ma che si sono dimostrate deboli e prive di fondamenta a livello economico, “militare”, e soprattutto sanitario.

1.2 Il PIL non misura il benessere dei cittadini. Certamente il PIL è una misura indicativa e da non sottovalutare ma la visione “economicista” del mondo che i nostri rappresentanti ci hanno insegnato deve essere rivalutata. In un periodo di emergenza e crisi come quello che stiamo vivendo, il Prodotto Interno Lordo decresce in maniera costante, ma allo stesso tempo l’ambiente in cui viviamo e la nostra salute futura ne risentono in maniera positiva. Sicuramente sarà necessario ri-studiare e ridefinire il rapporto tra questi aspetti, e ridisegnare i nostri stili di vita. Ad ammalarsi oggi non è stata l’economia, la crisi non è finanziaria. Si è ammalato il corpo e per ripartire è necessario curarsi di noi stessi.

1.3 Riscoprire il concetto di libertà. Il primo passo per la libertà è rendersi conto che facciamo parte di una comunità e non siamo soli. Il periodo in “auto-isolamento” può servire anche per chi ha le teste più dure, libertà non esiste senza responsabilità. I due concetti sono inscindibili. Nelle democrazie moderne abbiamo un problema decisamente più grave della censura presente solitamente nei regimi autoritari. La totale libertà di informazione, senza responsabilità, ci ha portato a vivere nell’epoca della disinformazione, in cui diventa difficile riconoscere quale tra le tante verità presentate sia quella più comoda e utile per rafforzare le proprie idee. Il gioco delle fake news premia chi riesce a spararla più grossa per attirare audience e credenti. E noi così rimaniamo ignoranti e non liberi.

1.4 Diffidiamo dalle manie di protagonismo dell’uomo. Se un lato dell’attuale giornalismo rappresenta dimostrazione negativa delle nostre manie di protagonismo, l’uomo in sé ne rappresenta l’emblema. In una fase della storia in cui servono soluzioni, queste scarseggiano mentre fioriscono ogni giorno teorie che trovano capri espiatori di una situazione che non conosciamo e da cui, pertanto, non possiamo trarre conclusioni. Il  criticare l’altro, anche in tempo di chiara emergenza, rimane il nostro classico modus operandi. Le certezze assolute, se non supportate da dati scientifici e inconfutabili, non esistono. Mettiamocelo bene in testa ed apriamoci ad idee e logiche trasversali, diverse da quelle che abbiamo sempre abbracciato, conosciamo l’“altro”. Non sarà la soluzione ad ogni problema, ma ci permetterà di cogliere in modo più preparato e consapevole ogni sfida e difficoltà che si presenterà nel futuro.

1.5 Un passo indietro dell’“Europa dei popoli” a livello organizzativo. Da questa crisi esce una verità forte e lucida: l’Europa ha fatto un buco nell’acqua. Nessuno mette in dubbio le azioni che saranno prese in ambito economico e sanitario per aiutare gli Stati membri a combattere l’epidemia, ma è evidente come l’organizzazione non sia stata capace di agire a livello precauzionale, ma soltanto ex post. Il virus ha avuto il tempo di diffondersi in maniera estesa e profonda da un confine all’altro, percorrendo in lungo e in largo i territori nazionali e ringraziando soddisfatto lo Spazio Schengen. La diversificazione di strategie nell’affrontare la questione è una sconfitta enorme per l’Europa, che non è stata in grado di pensare ad una strategia comune di risposta. Esperienza è il nome con cui troppo spesso definiamo i nostri errori e non tutto andrà perduto, ma ci sarà da lavorare per superare questa impasse istituzionale.

1.6 Imparare per non sbagliare di nuovo. E’ probabile che, una volta ristabilito l’ordine, ci sarà chi dal disordine vissuto vorrà trarre vantaggio. La politica populista potrebbe essere un plausibile esempio. Per questa nuova tipologia di politici, per definizione anti-sistema, la temporanea chiusura delle frontiere per combattere l’epidemia potrebbe diventare un simbolo chiaro e forte di un ritorno alle origini, un miglioramento nello stile di vita. Il messaggio può uscire rafforzato da quello che stiamo affrontando. Il risultato, se appoggeremo tali ipotetiche teorie, sarà un prolungamento della chiusura dei confini senza una data limite, perché da soli possiamo fare meglio. L’inefficienza dell’Europa nel momento del bisogno, in questo senso, può fare da appoggio a tali idee. Ma non cadiamo in questo tranello, il contagio ha dimostrato il contrario. Da soli siamo insignificanti.

Covid-19 ha mostrato che le nostre narrazioni si basano su valori e concetti astratti che non sono in grado di curare i mali quando questi assumono aspetti realistici e pratici. Non c’è governo che può rispedire il virus al mittente, non c’è una moneta che possa barattarne la cura, se non la conoscenza e soprattutto l’aiuto reciproco tra uomini e il rispetto di noi stessi e del mondo di cui siamo ospiti. Non sopravvalutiamoci, siamo solo umani.

Alessandro Castellani

 

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