Babino, villaggio sperduto tra le montagne della Macedonia del Nord, può vantare un primato: una biblioteca di 20.000 volumi, alcuni introvabili altrove, per una popolazione ormai ridotta a tre anime. Tra i tre soli abitanti rimasti, degli 800 che prima vi vivevano, vi è Stevo Stepanovic, l’irriducibile custode di un patrimonio raccolto dalla sua famiglia nel corso degli anni.
Il primo ad accogliere nella sua casa dei libri era stato alla fine del XIX secolo suo bisnonno. La biblioteca si era via via formata grazie a soldati dell’impero ottomano di passaggio per quelle impervie montagne della zona. Così, piano piano la biblioteca si era arricchita di testi a molto rari in lingue che vanno dal serbo-croato al turco, dal farsi all’arabo, a riprova della grande varietà di popoli e culture che componevano l’impero della Sublime porta. Negli scaffali della straordinaria biblioteca, ospitata in una secolare casa di mattoni al centro di Babino, si può scegliere tra romanzi, testi storici e trattati, anche di musica. « Sono stupefatto : trovo qui testi introvabili nelle grandi biblioteche delle città », ha commentato alla AFP un professore di musica di Skopje in visita a Babino su consiglio di amici che avevano scoperto questo patrimonio di alta cultura in un luogo del tutto inatteso. La biblioteca é stata ora aeeicchita anche da un reportage fotografico della prima guerra mondiale, da antiche mappe e dizionari delle lingue della regione.
Nel villaggio disertato dagli abitanti, Stepanovic non si sente mai solo : ogni anno, racconta il bibliotecario, riceve tra i 3.000 e i 3.500 visitatori. Non sono solo studiosi, ricercatori e intellettuali della regione o della Macedonia del Nord ma anche curiosi provenienti anche dall’Egitto, dal Marocco e il Brasile. Per accoglierli meglio, Stepanovic ha anche costruito un piccolo anfiteatro per conferenze e concerti perché, ha detto « vogliamo offrire alla gente che viene qui tranquillità di spirito. E’ il posto perfetto per scoprire la magia del libro ».
Magia che a suo avviso ha operato anche troppo bene e ai danni di Babino perché, grazie alla biblioteca, il villaggio ha prodotto un gran numero di insegnanti, costretti poi ad emigrare negli anni 50, quando la Macedonia del nord era parte della Yugoslavia, per partecipare a una vasta campagna di alfabetizzazione. E’ così che Babino aveva perso gran parte dei suoi abitanti: « Non c’era una casa senza un professore » ricorda il settantenne custode della biblioteca fiero che il suo borgo natio sia « un villaggio delle lumières e dell’educazione »