Cerca di chiudere il caso spegnendo ogni residuo di polemica, il vescovo di Reggio Massimo Camisasca, con una lettera inviata nel pomeriggio ai mezzi di informazione e concernente la vicenda relativa all’incontro che la parrocchia di Regina Pacis aveva promosso fra alcuni genitori e l’organizzazione delle Sentinelle in Piedi. Un incontro, programmato nella serata di mercoledì 3 dicembre, in cui si sarebbe dovuto discutere di legge sull’omofobia, teoria gender e lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transessuali). Se non fosse che il viceparroco, Paolo Cugini, viste le polemiche sollevate da alcuni esponenti politici, centri sociali e associazioni gay, ha deciso di annullare la serata. Un provvedimento che ha innescato nuove discussioni, e per il quale il vescovo ha ritenuto opportuno intervenire inibendo ogni tono polemico. Camisasca si è schierato a fianco di don Cugini, ha dichiarato di condividere molte delle convinzioni delle Sentinelle in Piedi e ha concluso con la sottolineatura di un principio: “Ognuno deve avere la possibilità di esprimere, nel rispetto degli altri, ciò di cui è convinto. Proprio in virtù di questo principio di libertà, occorre che da parte di tutti sia riconosciuto anche alle Sentinelle in piedi il diritto inalienabile a far sentire la loro voce“.
Di sèguito, la lettera integrale del vescovo.
La Chiesa avvocata dell’uomo
Rispetto alle ultime vicende relative alla cancellazione di un incontro sul tema del gender che avrebbe dovuto svolgersi nella Parrocchia di Regina Pacis, essendosi alzate in proposito molte e contraddittorie voci, avverto come mio dovere di vescovo la necessità di un chiarimento.
Innanzitutto ritengo che la decisione presa da don Paolo Cugini sia stata frutto di una valutazione coscienziosa della situazione in ordine al bene dei fedeli. Certamente egli, in futuro, saprà esprimere al popolo cui è mandato la voce della Chiesa e della ragione relativamente ai temi in questione.
Detto questo e senza entrare nel merito dei metodi e degli statuti, non posso non rilevare come molte delle convinzioni che le Sentinelle in piedi, con umile forza e in modo pacifico, vogliono portare all’attenzione pubblica sono le stesse che anche io, come uomo e come vescovo di questa diocesi, ho più volte sottolineato e che ho riassunto nella nota sul gender (pubblicata nello scorso aprile) e nell’ultimo Discorso alla città, in occasione della festa di san Prospero: la famiglia nasce dall’incontro tra un uomo e una donna; i figli non sono un diritto, né di singoli, né di coppie, ma un dono da accogliere e rispettare; i bambini hanno il diritto ad una madre e ad un padre e i genitori, – con il sostegno degli amici, dei parenti e delle istituzioni pubbliche – devono essere messi nelle condizioni di poter educare liberamente i propri figli.
Questi convincimenti non nascono da una posizione confessionale, ma sono patrimonio comune dell’esperienza umana, fondata sulla ragione. È per questo che anche la Chiesa, da sempre avvocata dell’uomo, si impegna a difenderli. Sono convinzioni che papa Francesco ha espresso più volte dall’inizio del suo pontificato.
Desidero perciò esprimere la mia gratitudine e il sostegno della Chiesa per la testimonianza di tanti uomini e tante donne, soprattutto di tanti giovani, appartenenti a fedi e storie diverse – facenti capo ad associazioni laiche o religiose, circoli culturali, ecc… – che si espongono in prima persona a difesa del bene dell’umanità.
Accolgo con rispetto e attenzione, perché portatore di una dignità umana uguale alla mia, chi ha posizioni differenti, qualunque sia la sua cultura, il suo credo, il suo orientamento sessuale: ognuno deve avere la possibilità di esprimere, nel rispetto degli altri, ciò di cui è convinto. Proprio in virtù di questo principio di libertà, occorre che da parte di tutti sia riconosciuto anche alle Sentinelle in piedi il diritto inalienabile a far sentire la loro voce.
Massimo Camisasca