Comparaggio, una parola poco conosciuta per definire un reato molto diffuso: quello di accettare, all’interno delle strutture sanitarie, denaro, favori e regali da parte delle case farmaceutiche in cambio della prescrizione di determinati farmaci. Di questo tratta “Il venditore di medicine”, il film di Antonio Morabito con Claudio Santamaria e Isabella Ferrari che sarà proiettato lunedì 27 aprile alle 21.00 presso lo Spazio Alfieri, nell’ambito della rassegna “Ciak sul Lavoro”. Dopo la proiezione il regista sarà presente in sala per incontrare il pubblico. “Ciak sul Lavoro” è curato da Gabriele Rizza del Sindacato critici cinematografici della Toscana, è organizzata da Cgil Filcams Firenze e Toscana, dall’associazione Anemic in collaborazione con Fondazione Sistema Toscana.
Bruno (Santamaria) fa l’informatore medico. La sua azienda, la casa farmaceutica Zafer, sta vivendo un momento difficile, e pur di non perdere il suo posto di lavoro è disposto a corrompere medici, ingannare colleghi e tradire la fiducia delle persone a lui più vicine. Bruno è l’ultimo anello nella catena del comparaggio, una pratica di cui la Zafer, come molte altre aziende, è maestra. E se alcuni dottori si rifiutano di prestarsi a questo gioco, molti altri non vi si sottraggono affatto.
Nato a Carrara, dopo il diploma di regia a Roma e un master in sceneggiatura al Conservatoire Européen d’Écriture Audiovisuelle (CEEA) di Parigi, Antonio Morabito lavora come sceneggiatore, regista di programmi televisivi e documentari, realizza cortometraggi. Il venditore di medicine è il suo secondo lungometraggio. Morabito, vincitore del Premio N.I.C.E. Città di Firenze 2014 proprio per Il Venditore di Medicine, è stato il primo ad essere sorpreso dal risultato ottenuto da un film che tratta un tema forte come il “comparaggio”. “E’ qualcosa che riguarda ognuno di noi – racconta il regista – Non è un’inchiesta, un documentario ma una narrazione basata su fatti reali. Mio malgrado mi sono trovato a dover recuperare un farmaco non commercializzato in Europa, per cui ho cominciato a capire come un farmaco venisse sintetizzato e immesso nel mercato con dinamiche di marketing predominanti e aggressive, con tutti i rischi che ne conseguono; perchè la materia in questione è la salute e il cliente è il paziente”. Un racconto agghiacciante dove i fatti di cronaca superano la fantasia: “Sai cosa significa oncologia? Duemila euro a fiala!”
Nel cast Claudio Santamaria nel ruolo dell’informatore medico con un unico imperativo categorico in testa: “non perdere il posto”, ultimo anello di una catena che finirà per stritolarlo. “Ho inserito all’inzio del film scene di telegiornali per far capire che la storia che avrei raccontato partiva dalla realtà. Naturalmente stiamo parlando di una rappresentazione drammaturgica, non di un saggio, né di un documentario; è chiaro che le vicende che capitano a Bruno (Santamaria) non sono capitate nella realtà ad uno stesso informatore scientifico; i non luoghi delle ambientazioni, l’atmosfera rarefatta e semi deserta degli ospedali riflettono il paesaggio interiore del protagonista, uno stato d’ansia continuo, le pressioni continue. Ma riguardo l’entità delle cose che accadono nel film non ritengo affatto di aver esagerato”. Accanto a Santamaria, Isabella Ferrari nel ruolo del capo area, Marco Travaglio nei panni dell’odioso Prof. Malinverni primario di oncologia, Evita Ciri nel ruolo della moglie di Bruno e Giorgio Gobbi, medico di Bruno.