Firenze – Un film di finzione attraverso documenti audiovisivi pubblici e privati, fondendoli in un unico punto di vista soggettivo, con una voce narrante che è anche flusso di coscienza e che racconta gli orrori della Seconda Guerra mondiale e del colonialismo italiano in Etiopia.
Un esperimento che diventa un film, Il varco, diretto dal regista fiorentino Federico Ferrone insieme a Michele Manzolini. Il film sarà nelle sale a partire da giovedì 17 ottobre, in anteprima fiorentina al Cinema Stensen (domani giovedì 17 ottobre, ore 21, alla presenza dei registi). Il film, applaudito a Venezia nello sezione “Sconfini”, vede la collaborazione dell’Istituto Luce, per i numerosi filmati d’archivio, e di Wu Ming per la scrittura della sceneggiatura.
Ambientato nel 1941, narra la storia di un soldato italiano che parte per il fronte sovietico. L’esercito fascista è alleato di quello nazista, la vittoria appare vicina. Il convoglio procede tra i canti e le speranze. La mente del soldato torna alla malinconia delle favole raccontategli dalla madre russa. A differenza di molti giovani commilitoni, lui ha già conosciuto la guerra, in Africa, e la teme. Il treno attraversa mezza Europa, avventurandosi nello sterminato territorio ucraino. All’arrivo dell’inverno l’entusiasmo cade sotto i colpi dei primi morti, del gelo e della neve. I desideri si fanno semplici: non più la vittoria, ma un letto caldo, del cibo, tornare a casa. L’immensa steppa spazzata dalla tormenta sembra popolata da fantasmi.
Il varco, attraverso filmati di repertorio ufficiali e amatoriali, è il racconto in prima persona e in soggettiva di un soldato durante la fallimentare campagna di Russia della Seconda Guerra Mondiale. “Nel creare la storia di un uomo alla deriva nel “cuore di tenebra” della guerra – hanno detto i registi – abbiamo attinto a immaginari anche apparentemente lontani tra loro: il romanzo d’avventura, le fiabe popolari russe, la coscienza sporca del colonialismo fascista, e i diari e i memoriali dei soldati italiani sul fronte orientale”.