La predicazione Cristica entra ufficialmente nel vivo. Gesù ha chiamato attorno a se gli Apostoli. Inizia, con il suo itinerante viaggio, la diffusione della Parola divina. Gesù lancia un nuovo messaggio, difficile da comprendere, ma non per la sua complessità, ma perché si scontra con le abitudini, le consuetudini, con i desideri umani, con le leggi teocratiche dello stato, con la morale religiosa, anche se in assoluto vi sono molte convergenze. Il messaggio in verità è semplice: “ama il prossimo tuo come te stesso”. Ma difficile da mettere in pratica così come siamo. Ecco perché ci chiede di convertirci. Ma non ci chiede di convertirci ad un’altra religione. Si tratta di inerire nella propria vita l’amore come valore assoluto, seguirne le indicazioni e fare propria la sua morale. Il Cristianesimo non è una religione, volendo, è il cappello da mettere in tutte le religioni. Affermazione avventata? No! In nessuna parte del Vangelo Gesù chiede di fondare una religione. Nelle beatitudini ce ne è una che io considero la più importante, la più esplicita: “Beato chi ascolta la mia parola e la mette in pratica”. La simbologia delle Tentazioni e il successivo arrivo a Nazareth ci dicono che il messaggio Cristico, per essere compreso e messo in pratica ha la necessità di un passaggio preliminare: la conversione ai valori dell’amore. L’amore è il passaporto per il Paradiso. Così come siamo non ci entreremo. Come non ci entreremo se avremo ucciso in nome di Dio, rubato in nome di Dio, odiato in nome di Dio. La purezza del cuore si raggiunge con l’Amore. Non sono solo parole mie. La parabola di Lazzaro, il mendicante, è chiara nel suo significato. Gesù si reca in Galilea, ritorna a Nazareth. Li, nella sua terra, fra la gente che lo conosceva fin da bambino, che conosceva la sua famiglia, hanno cercato di lapidarlo. Perché? Il più importante precetto della Legge del Libro è il seguente: “Ama Dio con tutto il tuo cuore e il prossimo tuo come te stesso.”
Dal Vangelo secondo Marco (1, 12-15)
Gesù, dopo la permanenza nel deserto e le tentazioni del maligno, si reca in Galilea e predica il Vangelo, chiedendo la conversione del cuore e l’adesione al suo messaggio.
Commento. Le tentazioni possono corrompere lo Spirito dell’uomo profondamente e lo possono portare alla perdizione. Già da sola la parola: “Tentazioni” la dice lunga. Le tentazioni nascono dai desideri, dalla carne, hanno un imprimatur egoistico e tendono a capovolgere i mezzi con i fini. Nella parabola delle tentazioni i personaggi virtuali che la interpretano sono due: Da una parte lo Spirito Divino (che è in ognuno di noi: Amore infinito) e dall’altro il Diavolo (la degenerazione della divinità: Egoismo assoluto). Il diavolo chiede a Gesù di trasformare la pietra in pane, cioè di modificare arbitrariamente la creazione divina che ha stabilito che il pane venga prodotto lavorando il frumento. Il fine della pietra non è quello di diventare pane! Non sarebbe un atto d’amore ma d’arbitrio. Dio ci ha messo nella sua creazione e ce l’ha donata. Noi sappiamo che è Sua, anche se molti fingono che non sia così. Lui non esercita il diritto di proprietà, anzi, ci lascia liberi di farne quello che più ci aggrada, e lo stiamo facendo. E poi come si può pensare di essere più sapienti, o saggi, di Dio. La lotta del bene e del male è la lotta fra lo spirito (Dio) e materia (Diavolo), fra sentimenti (Amore, fraternità, amicizia) e desideri (Sesso, denaro, potere), fra ragione (Attenzione, precisione, logica, razionalità) e istinto (Passionalità, possesso, sopraffazione, vendetta). L’uomo per riuscire a prevalere sulla sua parte materiale deve educarsi con le Leggi del Regno. Solo educandosi nello spirito l’essere umano riuscirà a vincere la lotta del bene sul male, modificando il pensiero con il quale governa la sua vita. Non e possibile pensare di presentare a Dio dei popoli ammaestrati come si ammaestrano gli animali nei circhi, e nemmeno disporre della vita delle persone. La vita è un dono di Dio ed essa viene data da Lui a noi per uno scopo ben preciso. Nemmeno noi siamo i padroni della nostra vita.