Mi ritengo un ricercatore nel campo della spiritualità generale. Come detto in altre occasioni la spiritualità è un campo di indagine. Uno spiritualista indaga sui “perché” dell’esistenza. Dopo aver passato al vaglio i più importanti testi religiosi, senza aver trovato una vera soddisfazione, la mia attenzione si è concentrata su Cristo. Gesù fin da subito mi è apparso fuori dai normali schemi umani e profetici. Ma non solo. La sua predicazione, sebbene abbia parvenza filosofica, non lo è, ma anzi supera i limiti della filosofia. Le ragioni sono abbastanza evidenti e in parte semplici. Faccio una breve premessa in sintesi:
Il Cristianesimo non è “Una religione del Libro”. Gesù non predicò una religione, e non insegnò una filosofia intesa come: “Sistema di Pensiero”. Il Suo messaggio si incentra in un’unica legge, che poi Legge non è: “Amatevi gli uni e gli altri come Io ho amato voi”. Questa affermazione di principio è l’enunciazione della “Legge dell’Amore”. Legge assoluta e mai relativa se la rapporta come “causa” prima e non la si considera come “effetto”.
I Vangeli sono un dettato di metodologie spirituali con finalità pedagogiche. I Vangeli, nella storia dell’umanità, rappresentano un evento unico. Hanno un contenuto che non ha eguali in nessuna filosofia o religione esistente. La spiritualità contenuta nei Vangeli non rivela contraddizioni filosofiche nel messaggio, rapportandola con l’assoluto, non vi sono contraddizioni fra il messaggio e il percorso vitale di Cristo. C’è un detto, molto significativo, che ripropongo ai lettori che mi aiuta ad illustrare meglio il mio pensiero: “Quando parli con degli amici, fallo come se ci fosse anche Dio ad ascoltarti, e quando parli con Dio, parla con Lui come se ci fossero i tuoi amici ad ascoltarti”.
Al Cristiano viene chiesto di possedere una sapienza che in nessuna religione ha eguali: “Quella di credere in Dio perconoscenza e sapienza (alla Sapienza è stata resa giustizia dalle sue opere…Mt. 11-19)”. E qui il primo grande ostacolo. Una domanda è d’obbligo: siamo sufficientemente intelligenti così come siamo ora? Come appare in tutte le parabole e nei “miracoli” di Cristo, Lui, si preoccupa più della salvezza della nostra anima che quella del nostro corpo: “Ti sono rimessi i peccati”. Nella maggioranza dei casi siamo noi la causa dei disastri e la guarigione del corpo senza aver messo a posto il cervello a cosa serve?.
Chi fra di noi conosce il perché siamo così, e il perché della nostra esistenza? Facciamola più semplice, qualcuno di noi conosce il perché dell’esistenza di una rosa? Noi esseri umani siamo parte di un progetto divino o siamo uno scherzo del caso? Se non fossimo dotati di intelligenza, primo non ci faremmo così tante domande, secondo, visto che siamo così e non diversamente è giusto che ci interroghiamo sull’esistenza. Così come è giusto che andiamo alla ricerca delle risposte.
Nelle mie ricerche cercavo di stabilire se la parola di Cristo era parola Divina o di uomo. Non ho ritenuto opportuno basarmi sui “miracoli” riportati nel Vangeli per avvalorare la tesi divina. Troppo facile in apparenza e poteva portare a giudizi affrettati e fuorvianti. Sono andato per un’altra strada. Ho cercato nella predicazione e nella vita di Cristo le risposte. Per portare a termine con profitto questa ricerca mi sono dato dei parametri di valutazione spirituale che dovevano costituire dei principi originari da non violare:
1° – Dio è l’Assoluto, è il Tutto, il Principio, la Causa, quindi la parola di Cristo per rappresentare la divinità doveva esprimersi per assoluti e non per relativi (opinione del profeta).
2° – l’insegnamento di Cristo doveva essere sempre coerente a se stesso; assoluto nelle sue espressioni, e non cadere mai nelle contraddizioni del relativismo umano.
3° – il suo arco vitale, come Figlio di Dio, doveva essere spiritualmente coerente con la sua predicazione (la crocefissione ne è la testimonianza).
Per cercare di completare questa mia ricerca, tutto questo non era sufficiente. Parallelamente era necessario che sviluppassi anche una ricerca sulla nostra esistenza e sul nostro universo su basi scientifiche: “Principio di causa ed effetto”. Ho così iniziato una lettura più approfondita, e in alcuni casi lo studio, della filosofia, della scienza, in particolare della fisica. Quella parte di queste discipline che potevano dare un contributo sostanziale alla mia ricerca. Quindi non solo volevo scoprire se Cristo esprimeva una parola divina, perchè questa parola lo potrebbero dire anche molti esseri umani di elevata saggezza e spiritualità, ma volevo anche farmi una opinione, diciamo “meccanicistica”, sull’esistenza dell’umanità. Siamo il frutto di un caso? Il nostro universo è una creazione? E se di creazione si tratta, è intenzionale? Ed ecco le domande che mi sono posto:
1) il nostro mondo, così come l’universo è una creazione?
2) se è una creazione, abbiamo elementi per affermare che è intenzionale?
3) se è intenzionale chi è il creatore?
Il Cristianesimo si fonda nell’affermazione di principio che fa Cristo: “Ama il prossimo tuo come te stesso.” Affermazione attorno alla quale ruota tutto il Vangelo. Tutte le parabole narrate sono state raccontate per aiutarci a comprendere questo messaggio e sono indicazioni per metterlo in pratica. Ma attenzione, non sono dei relativismi. Le parabole, anche se in un qualche modo narrano di episodi presi ad esempio da un’ipotetica vita sociale, sono degli assoluti, cioè regole per tutti indistintamente, e non per categorie specifiche della società. Le parabole sono il medium per esemplificare, con degli esempi, il percorso che dobbiamo compiere per diventare simili a Dio. In parole povere Cristo ci dice che per entrare nel Regno dei Cieli c’è un’unica strada: far prevalere l’amore sull’egoismo. L’egoismo è un crudele tiranno. Ma questo è il mondo dei dualismi, ne siamo circondati, ne vediamo gli effetti: buono-cattivo; bello-brutto; pace-guerra, ed esisterà fino a che non completeremo la nostra evoluzione spirituale.
Dal Vangelo secondo Marco Mc. 2-1,12
Gesù era solito attraversare il lago per i suoi spostamenti e anche quel giorno passò all’altra riva su di una barca per andare nella città di Cafarnao. Fra il popolo si sparse la voce del suo arrivo e si seppe in quale famiglia era ospitato. Si era seduto nel cortile interno della casa, intento ad insegnare ed annunziare la Parola a chiunque fosse presente.
Si radunò tanta di quella gente che neppure lo spazio dinanzi alla porta di casa, fuori nella strada, la poteva accogliere. Seduti tra la folla vi erano anche dei Farisei e dei Dottori della Legge. Erano venuti dai villaggi della Galilea, dalla Giudea e da Gerusalemme attratti dalle voci che correvano su Gesù che dicevano fosse sorretto dalla potenza del braccio del Signore e per questo operava delle miracolose e inspiegabili guarigioni.
Quattro persone intanto si facevano largo tra la folla a stento. Portavano su di una lettiga di fortuna un uomo paralitico, cercando, con preghiere e spintoni, di farlo passare per metterlo davanti a Lui. Ma non riuscendo a trovare un passaggio, a causa della ressa che faceva la folla, salirono sul tetto della casa, ne scoperchiarono una parte, e attraverso le tegole calarono giù l’infermo con il lettuccio, proprio nel mezzo della gente, là, dove era seduto Gesù.
Vedendo la fede dei quattro uomini, Gesù si rivolse al paralitico e gli disse: “Uomo, ti sono rimessi i tuoi peccati!”. Per i Dottori della Legge, e i Farisei, queste parole erano uno scandalo contro la legge. Cominciarono a discutere dicendo: “Chi si crede di essere costui che osa parlare così contro Dio? Egli bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio soltanto?”.
Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: “Perché racchiudete cose così maligne dentro il vostro cuore? Vi manca forse il senno? Pensate che sia più facile dire: Ti sono rimessi i tuoi peccati, oppure dire a quest’uomo alzati e cammina? Ebbene, affinchè sappiate che il Figlio dell’Uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, dico a quest’uomo: Alzati e cammina. Prendi il lettuccio e vai a casa tua”.
Immediatamente l’uomo si alzò davanti a loro guarito della sua infermità, prese il lettuccio su cui giaceva da molto tempo e tornò a casa sua tessendo le lodi al Signore. Tutti i presenti furono pieni di stupore e presi dal timor di Dio. Infatti mai nessuno fra i profeti d’Israele aveva fatto guarigioni così miracolose. Presi dalla soggezione dicevano: “Oggi abbiamo visto accadere fra noi cose meravigliose”. Gesù poi uscì dalla casa andando in direzione del mare seguito da tutta la moltitudine.
Commento. E’ più facile dire: “ti sono rimessi i tuoi peccati” o dire: “alzati e cammina”? E’ certamente cosa da Dio o comunque da essere divino dire: ti sono rimessi i tuoi peccati, a meno che non si voglia mettere in atto un miserabile inganno. Solo a Dio è possibile, in quanto puro e giusto, giudicare il peccato, e Gesù da la manifestazione della sua divinità guarendo il paralitico come ulteriore prova. Ma la missione di Gesù non è quella di fare il guaritore e allora spiritualmente tutte queste guarigioni e i miracoli che compie fanno drizzare le orecchie perché non è da Dio dare prova della divinità con fatti fini a se stessi. Ma esiste una spiegazione spirituale che la teologia religiosa difficilmente accetta. Nella teologia giudaica si riteneva che le infermità fossero inflitte da Dio come castigo per i peccati commessi dagli ammalati stessi o dai loro genitori. Gesù con le sue guarigioni di fatto contesta questa credenza e agli occhi dei religiosi prevarica il giudizio divino. Inoltre come leggeremo nelle pagine successive dirà anche dopo aver effettuato una guarigione: “La tua fede ti ha salvato”. Questa frase, di fatto, non solo è la contestazione al giudizio di Dio, secondo la religione di allora, ma la guarigione dell’infermo annullava la volontà di quel Dio. Non è la sede adatta per indagare sulle cause delle malattie e delle infermità, ora appare abbastanza evidente di quale malattia sono ammalati molti religiosi: di ottusità. Gesù, in ogni suo atto, mette in risalto che è lo spirito dell’uomo quello che deve guarire ed è più importante della guarigione del suo corpo. Come si esprime lo spirito dell’uomo? Con i suoi pensieri prima e con i suoi atti dopo. E dalle azioni che si fanno si può vedere se è voce dello spirito o voce della materia ciò che si compie. Ora termino con una citazione presa da un libro di spiritualità che parla di un particolare tipo di fede: “La fede matematica”. E questa è la sua definizione: “Fede che scaturisce da una meticolosa ed amorosa indagine, da una ricerca assillante, da una serie ininterrotta di raffronti ed elaborate deduzioni. E’ quella fede che, può essere partita anche da un punto opposto, ma poi ha conquistato la mente e il cuore e ha finito per dominare. Questa fede procede progressivamente; apparentemente è tarda, però, mosso il primo passo, non conosce più movimento inverso e regresso. E’ fede pronta che scaturisce da una sequenza di moti matematici che culminano, con la soluzione di vari problemi”. (Scintille dell’Infinito ed. Il Cenacolo Milano)
Come vedete si parla di evoluzione e di sviluppo dell’intelligenza. Mi ripeto. Come la penseremo dopo aver fatto questo percorso? L’unica cosa certa è che oggi, così come siamo, non lo possiamo sapere. Di sicuro la penseremo diversamente. Ad ogni modo da qualche parte bisogna pur cominciare. Cristo può essere un aiuto e un inizio. Da noi stessi sempre, in ogni momento, in ogni luogo, in qualsiasi condizione siamo.