Il Vangelo apocrifo Il giudizio finale

Una parabola che contraddice la Legge donata da Cristo all’uomo: l’esistenza dell’inferno non è in sintonia con la misericordia divina

Mario Garretto

Una parabola alquanto discutibile in alcune sue parti. Con chiaro taglio religioso dove un Dio, Giudice inflessibile, contraddice la Legge da lui donata all’umanità: La Legge d’Amore. Le parole: benedetti, maledetti, supplizio eterno, vita eterna, mi riesce difficile attribuirle a Cristo. L’esistenza di un luogo di pena eterna non è in sintonia con l’infinita misericordia divina. Ma non solo. Il giudizio finale è in contraddizione con la creazione stessa. Creazione deputata a farci diventare “perfetti come il Padre”. Con questa logica anche la creazione risulta imperfetta e non basterà una sola vita per diventare “Angeli del Paradiso”, e forse non basteranno nemmeno cento vite. Se la creazione è imperfetta anche su questo Dio possiamo dire qualsiasi cosa. Ma se pensiamo invece che Dio è: “La massima espressione di tutte le cose” come diceva Platone e di conseguenza l’esistenza è perfetta, la creazione è perfetta, lo scopo della nostra vita è diverso: non più diventare Angeli, ma ritornare ad essere Angeli. Forse questo è lo scopo del Tutto. Cristo, con il suo insegnamento ci chiede, mettendolo in pratica, di risvegliare la divinità che è già in noi in quanto: “Figli di Dio”. E la tanto temuta fine del mondo non deve essere intesa come una mannaia sospesa sul nostro collo che si abbatterà su di noi se non faremo…. o se non saremo diventati…..: “All’Amore non si può comandare” diceva Kant. Nel suo Vangelo, Matteo, inizia con la Genealogia di Gesù, inserisce la sua nascita, ricopia e assorbe buona parte del Vangelo di Marco. Lo arricchisce, a suo giudizio, con frequenti citazioni dei vari profeti, con episodi della tradizione religiosa Ebraica. La sua intenzione di far combaciare la predicazione di Cristo con l’ebraicità di Gesù si manifesta in modo chiaro. Ma di fatto, i cristiani, quando non sono perseguitati, non sono visti di buon occhio in nessuna società nella quale vivono, nemmeno nella nostra. Oggi ovunque impera “Mammona”: il dio Denaro. Siamo circondati da cattolici e religiosi in genere. La domanda da un milione di dollari è: dove sono i Cristiani?

Matteo 25 – 31,46

Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch’essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me. E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna».

Commento. “In verità, in verità vi dico che tutte le volte che non l’avete fatto anche a uno solo dei più piccoli di questi miei fratelli, non l’avete fatto a me”. Nelle tematiche della spiritualità troviamo in certi passaggi la possibile chiave di lettura che ci indica il significato profondo che si sta veicolando: come mettere in pratica la Legge d’Amore. Nessuno di noi entrerà in paradiso così come siamo ma dobbiamo dare alla nostra vita un significato divino, un valore aggiunto. A dire il vero, alla lettura, appare chiaro il significato di tutto il discorso e di facile comprensione, anche se vi sono passaggi non proprio ortodossi rispetto al comandamento: “Ama il prossimo tuo….”, mi riferisco al giudizio e la conseguente punizione. Le spiegazioni relative sono spesso immediate, evidenti, mentre quelle assolute necessitano di essere dedotte dal contesto. E da quello che seguirà apparirà ancora una volta chiaro che il cristianesimo “non è una religione”. Le parabole Cristiche non sono comandamenti ma esortazioni, indicazioni. E poi tutto dipende da noi e dalla nostra volontà. E non illudiamoci oggi di sapere come la pensa Dio senza essere diventati “suoi figli” mettendo in pratica i suoi insegnamenti. Oggi non sappiamo nemmeno come la penseremo dopo averlo fatto. Aggiungo: Cristo non dice: “Chi non crede in me verrà condannato”, ma afferma: “vi sarete condannati da soli perché non avete amato il prossimo”. La Legge d’Amore rivelata da Cristo è un precetto di vita e applicandolo si può essere in regola con Dio. Dio si adora facendo le cose che ci chiede, Dio si prega mettendo in pratica il suo comandamento: “Amatevi gli uni e gli altri come Io ho amato voi”. “Senza profitto” c’è da aggiungere a nostra spiegazione e nella lettura di questo passo dei Vangeli appare chiaro che l’amore si dona, non si commercia.

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