Inizia la collaborazione di Mario Garretto alla nostra testata; una rubrica sulla vita di Cristo, tra Vangelo, spiritualità ed esoterismo. Il punto di vista dell’autore, che è da molti anni appassionato studioso autodidatta delle discipline di cui sopra, è al contempo del tutto personale ma scientifico. Lontano dall’ottica new age-orientalista, di tutto un po’, Garretto cercherà di volta in volta, attraverso la comparazione dei Vangeli canonici con quelli Apocrifi, di trarre un filo rosso non orientato né religioso, ma aperto al dialogo e ai contributi esterni, della vita e degli insegnamenti dell’uomo chiamato Gesù di Nazareth. L’autore non cerca di fare proseliti né sette ma solo di dire la sua, da laico
Gianfranco Parmiggiani
E’ ovvio che parlare di Gesù può sembrare una presunzione da parte mia non appartenendo io a nessun ordine religioso, ma essendo Cristo un patrimonio di tutta l’umanità, ed avendolo letto e studiato per circa quarant’anni mi sono fatto, su di lui, e l’eredità che ci ha lasciato, una mia idea. Un’idea che sintetizzo con queste parole: “La spiritualità Cristica si rivela l’unico e vero linguaggio dell’assoluto. Il linguaggio Cristico è linguaggio dell’Infinito, del Tutto, del Divino. Non è mai relativo, non parteggia per nessuno, non giudica nessuno, non si occupa delle classi sociali, delle leggi umane e non fa politica. Il linguaggio Cristico non ha paragoni con nessun altro linguaggio o espressione del pensiero di qualsiasi altro essere umano”.
Per oggi può bastare. Ora parliamo della Parabola dei Talenti.
E’ una delle parabole più citate e più facile da ricordare. Colpisce l’immaginario collettivo in quanto è evidente che i Talenti della parabola sono la nostra intelligenza, i pensieri che facciamo, i comportamenti che ci fanno distinguere. Doti che ognuno di noi si augura di avere in abbondanza, così, come dono naturale o che si spera di avere miracolosamente, senza accorgersi che essi si devono acquisire, con le proprie capacità personali e poi coltivare e sviluppare. Nessun essere umano nasce uguale ad un altro. Nessun essere umano apprende le stesse cose in modo uguale ad un altro. Anche se ci possono essere delle similitudini di idee e comportamenti, nelle sfumature siamo diversi. Differenti per nascita, differenti per formazione caratteriale, culturale, differenti fisicamente ecc. La prima differenza di base viene dal codice genetico trasmesso dai familiari, dagli ambienti nei quali si è vissuto e così via. Immediatamente si evince l’importanza della famiglia. Fin qui tutto facilmente comprensibile. E’ la differenza caratteriale che si manifesta fin dalla nascita, l’indole, la propensione a fare certe cose e evitare o trascurare altre che hanno un’origine diversa, ed è facile vederle nei gemelli: simili fisicamente ma diversi nel carattere (espressione della personalità). Ma qui entriamo nel profondo della Spiritualità ed è meglio rimandare ad altra occasione l’approfondimento.
Vangelo: Matteo (25,14-30), (Luca 19, 12.28) Parabola dei Talenti
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: “Un uomo, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì.
Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.
Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.
Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; per paura andai a nascondere il talento sotterra: ecco qui il tuo. Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglieteli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.
Ecco una parabola esemplare di come sia composta una similitudine. E anche come, in una sintesi perfetta, si possano veicolare delle verità che racchiudono l’infinito. È’ evidente che la differenza dei talenti in ogni essere umano ha origine spirituale, o se vogliamo divina. E se si volesse fare un’analisi approfondita del testo sarebbe necessario rifarsi dalla creazione e andare fino alla fine dei tempi. E’ pur vero che la strada più breve per gli esseri umani per arrivare alla verità passa attraverso una parabola, un racconto, che rappresenta una similitudine per far comprendere la Verità, quindi, per noi esseri umani, veicolo quanto mai necessario. Una Verità che non è nascosta volutamente o tenuta segreta. Essa è all’interno della immensa complessità del Tutto, difficile da raggiungere ma non impossibile. Difficile da comprendere ma accessibile.
Il secondo aspetto è che nell’interpretazione prettamente spirituale e quando ci si cimenta su questa parabola non bisogna abbandonarsi a delle semplici opinioni, ma è meglio cercare nell’assoluto. Cristo, Figlio di Dio porta a noi gli insegnamenti sulle Leggi del Padre e ci affida la Verità. I talenti (pensiero, ragione, coscienza) rappresentano la nostra capacità di utilizzare la verità che ci viene data, e con la nostra evoluzione spirituale, con il nostro grado di comprensione, abbiamo la possibilità di farla fruttare a secondo delle nostre capacità e volontà. La Verità ci rende liberi e apre la nostra mente all’infinito. C’è una domanda alla quale nessuno e riuscito a dare una risposta chiara e convincente: “Il perché della vita”. Con la nostra capacità di comprensione, esaltata dalla Verità riusciremo ad indagare nel mondo dello spiritualità per cercare la risposta a questa domanda.
Verremo quindi giudicati attraverso a quello che abbiamo detto e a quello che abbiamo fatto: le opere. Siamo tutti figli di Dio e in tutti noi c’è lo spirito divino, ma molti non lo sanno perché dominati dalla materia, altri non lo vogliono sapere e si comportano come se non li riguardasse. E tutti gli altri cercano di far fruttare i talenti a seconda della loro capacità (livello di evoluzione spirituale). Molto altro ci sarebbe da dire. Un breve inciso: nel testo i talenti si riferiscono ad una moneta corrente dell’epoca, nel gergo spirituale sono rappresentati dai tre elementi che costituiscono l’essere umano: “pensiero, ragione, coscienza”. Elementi che tutti abbiamo. Se nella società ci comportassimo, non dico da fratelli, ma almeno da amici, scopriremmo che le diversità sono una ricchezza e non una povertà. Cristo non ci offre recompense materiali ma ci offer la “gioia nel Padre”. Così posso dire che anche la punizione è una similitudine. Non si verrà “gettati fuori”, non saremo riusciti ad entrare.
Mario Garretto