Seta annuncia l’aumento del biglietto per la corsa semplice su autobus, che dovrebbe passare da 1,20 a 1,30 euro. Ferrovie Emilia-Romagna preannuncia a sua volta l’aumento delle tariffe del trasporto da questo mese di agosto. Ma se c’è chi sale… c’è chi scende, in questo mondo fatto a scale dove purtroppo ci sono anche ascensori fatti male. In questi stessi giorni, le cronache reggiane portano alla ribalta un episodio verificatosi alla stazione Mediopadana della Tav, dove il personale dei soccorsi ha dovuto trasportare un uomo – che si era sentito male – avvolgendolo in un telo e sostenendolo a mano, lungo le scale, perché gli ascensori non sono abbastanza larghi per farvi entrare una barella. Forse, da settembre, la stazione sarà provvista di due nuovi ascensori e due nuove scale mobili, se la pronta promessa delle Ferrovie dello Stato sarà mantenuta.
Inevitabili, su tutto il fronte trasporto, i cori di proteste. A cominciare dagli aumenti a carico degli autobus, per i quali Seta prevede anche un rincaro degli abbonamenti annuali, che dovrebbero passare da 250 a 280 euro, “per adeguare le tariffe praticate dall’azienda, che attualmente presentano livelli difformi nei tre bacini in cui opera“. L’ultima parola spetterà all’Agenzia per la Mobilità, ma nel frattempo la posizione assunta dal Comune di Reggio non è parsa così favorevole. In particolare, l’assessore Tutino ha lasciato intendere che non sarà avallato alcun aumento se prima non si giungerà ad un miglioramento del servizio.
Perché il punto è prorpio, e sempre, questo: chi ci guadagba – sul piano del rapporto costi-servizi – e chi ci rimette.
Come nel caso degli aumenti previsti da Ferrovie Emilia-Romagna e motivati con un’esigenza di adeguamento dei prezzi dei biglietti all’inflazione, per i quali nella giornata di eri è arrivato un duro comunicato di Federconsumatori: “Ricordiamo che, non più di qualche settimana fa, Federconsumatori Emilia Romagna ha promosso un ricorso all’Autorità dei Trasporti e all’Antitrust, denunciando Trenitalia per il progressivo peggioramento del servizio e il mancato rispetto dei diritti degli utenti. Federconsumatori allora chiede al committente -la Regione Emilia Romagna- e ai gestori del servizio: perché gli utenti dovrebbero pagare di più per un servizio che è peggiorato? Perché gli utenti dovrebbero pagare di più per un servizio che non riesce a garantire il loro diritto al rimborso di soppressioni e ritardi? Perché i tavoli di confronto con le rappresentanze dell’utenza spesso si risolvono in una mera comunicazione, per di più incompleta, che l’amministrazione elargisce al solo scopo di coprir con una foglia di fico i doveri che la legge le impone? (…) La soppressione di circa 10.000 treni ogni anno con prestazioni di puntualità in peggioramento costante nonostante l’aumento dei tempi di percorrenza, i gravi ritardi nell’attivazione del progetto STIMER per il biglietto unico e l’uso indifferenziato dei mezzi, questa è oggi la realtà. Non un aumento del prezzo del biglietto ferroviario quindi, ma un indennizzo per i disagi sopportati dagli utenti, renderebbe giustizia ai viaggiatori! Federconsumatori ritiene sbagliato e inopportuno il provvedimento proposto e invita la Regione Emilia Romagna a rivedere in questa fase il proposito di aumento delle tariffe“.