Il titolo Unicredit cola a picco, panico alla Manodori

Dopo il sì alla ricapitalizzazione, nuovo tonfo a piazza Affari: ceduti oltre 12 punti. Convocato per domani un consiglio straordinario
Da sinistra, Gianni Borghi e Federico Ghizzoni

Nuovo tonfo di Unicredit a Piazza Affari. Nella seduta di oggi il titolo dell’istituto di piazza Cordusio, dopo numerosi stop al ribasso, cede a Piazza Affari oltre 12 punti percentuali a 2,298 euro. Una pessima notizia per la Fondazione Manodori, azionista della banca per lo 0,79%, che prima di Natale ha detto sì all’aumento di capitale. Nelle ultime tre sedute il titolo Unicredit ha lasciato sul terreno circa 40 punti percentuali: 4,5 miliardi di euro di capitalizzazione andati in fumo.

Lo scorso 21 dicembre l’ad di Unicredit Federico Ghizzoni non è venuto a Reggio solo per fare gli auguri di Natale ai consiglieri della Fondazione Manodori e al presidente Gianni Borghi. L’obiettivo della visita era quello di indurre il consiglio ad aderire all’aumento di capitale della banca e allo stesso tempo garantire la fine delle sofferenze: negli ultimi cinque anni, infatti, gli azionisti hanno visto andare in fumo il 90% del valore delle azioni, due anni senza dividendi e tre aumenti di capitale. Missione compiuta, almeno in parte, visto che il Consiglio generale si è espresso per l’adesione parziale alla ricapitalizzazione.

Il momento della svolta annunnunciato da Ghizzoni, però, pare non essere arrivato. Al contrario il titolo continua a sprofondare in borsa e oggi i diritti che consentono di partecipare all’aumento sono crollati del 54%, a 0,621 euro rispetto agli 1,359 euro fissati in apertura. Questo significa che l’adesione all’aumento di capitale “a costo zero” approvato prima di Natale dal consiglio della Fondazione probabilmente dovrà essere pesantemente rivisto. E non è detto che i conti tornino.

Le reazioni

Il primo e per il momento l’unico ad intervenire sulla vicenda è il consigliere regionale del Pd Marco Barbieri “Cosa accadrebbe – chiede – se in provincia di Reggio Emilia, un sindaco distruggesse – in poche settimane – decine e decine di milioni di euro del patrimonio del proprio Comune, dandolo praticamente alle fiamme? Il valore di una ventina di scuole, di un centinaio di chilometri di strada, di un’ala importante di ospedale?”

“Cittadini inferociti e giornalisti increduli, accompagnati dalle forze dell’ordine e da una volante della Corte dei Conti – attacca il consigliere – invaderebbero il municipio per accertarsi che il disgraziato paghi per i danni che ha fatto. A Reggio Emilia le scelte compiute dal ponte di comando della Fondazione Manodori – a quanto pare – hanno fatto volatilizzare più di cinquanta milioni di euro che erano di tutti i cittadini reggiani: e le cifre perse sul lungo periodo diventano mostruose. Si parla tanto, oggi, di “costi della politica”: ebbene, pare che in questa vicenda ci siano state forze politiche che avevano parlato chiaro, dicendo di cambiare orientamento agli investimenti della fondazione, ed altre che si erano invece spese nel difendere queste scelte che oggi appaiono sciagurate. Che almeno in questo caso non valga quella straordinaria capacità della politica politicante di ritenere – nella notte – tutte le vacche dello stesso colore”.

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