Il timore per i cambiamenti climatici modifica le abitudini alimentari

Secondo una ricerca di MSC, negli ultimi due anni cala il consumo di carni rosse

Si può cambiare abitudini alimentari a causa delle preoccupazioni per la sorte del pianeta? Secondo la ricerca globale promossa da Marine Stewardship Council (MSC) organizzazione non profit che protegge gli oceani promuovendo la pesca sostenibile, sì. Dalla ricerca infatti emerge che quasi la metà dei consumatori cambiano o hanno cambiato le proprie abitudini alimentari a causa di preoccupazioni ambientali. La percentuale più alta si riscontra nel nostro Paese, dove si arriva al 48% degli intervistati. La media globale è del 43%. La ricerca è pubblicata in occasione della quarta edizione delle Settimane della Pesca Sostenibile, una campagna nata per ricordare l’importanza del consumo sostenibile di prodotti ittici.

Dal 2016 e ogni due anni, MSC e GlobeScan collaborano alla realizzazione al Consumer Insights Report. Il sondaggio del 2024 su oltre 27.000 persone è stato condotto in 23 paesi tra gennaio e marzo 2024. Di tutti gli intervistati, 20.000 si sono identificati come consumatori di pesce. La ricerca, realizzata in collaborazione con Globescan, tratteggia l’identikit di un consumatore sempre più pessimista riguardo la possibilità di salvare gli oceani e garantire la disponibilità delle specie ittiche preferite in futuro, ma molto consapevole e attento alle ricadute sull’ambiente dei comportamenti individuali, e che sceglie quindi di modificare la propria dieta per ragioni ambientali e predilige prodotti alimentari, in particolare quelli ittici, di provenienza sostenibile.

Su una platea di più di 27.000 persone provenienti da 23 Paesi a cui è stato chiesto se la propria dieta fosse cambiata rispetto a due anni fa, oltre 22.000 persone hanno risposto affermativamente. Fra i motivi addotti, il 43% ha spiegato d averlo deciso per motivi ambientali mentre le altre ragioni rilevanti addotte sono state salute e prezzo. In Italia la percentuale sale al 48%.

La modifica più rilevante nella dieta alimentare degli intervistati ha riguardato le carni rosse, in particolare manzo ma anche agnello. Anche in questo caso l’Italia mostra una percentuale superiore alla media, dal momento che, mentre a livello globale il 39% degli acquirenti intervistati ha confermato di averne ridotto il consumo negli ultimi due anni, in Italia la percentuale è del 57%. Il 46% dei cittadini italiani ha dichiarato di aver mangiato più verdure il 12% ha dichiarato di aver mangiato più pesce rispetto a due anni fa. La coscienza alimentare molto sviluppata degli italiani emerge anche sotto un altro profilo: il 27% degli intervistati globali ha affermato secondo la ricerca che sarebbero disposti a mangiare più pesce se avessero la certezza che ciò non causerebbe danni agli oceani, percentuale che sale al 38% in Italia.

La principale preoccupazione ambientale? A livello globale, è senz’altro il cambiamento climatico, che è ben presente per il 51% degli intervistati. A seguire, il timore di eventi estremi e la distruzione di boschi e foreste. Anche per gli italiani la prima preoccupazione per quanto riguarda l’ambiente è il cambiamento climatico, che raggiunge un significativo 56%, ama seguire ci sono i danni causati da inquinamento e spazzatura a fiumi e torrenti (43%) per poi giungere agli eventi estremi. La preoccupazione per lo stato di salute degli oceani è molto alta sia a livello globale che nazionale: il 91% degli intervistati globali e il 94% di quelli italiani si dice preoccupato per le loro sorti.

Pessimismo italiano per quanto riguarda la possibilità di rimediare ai danni già provocati agli oceani, ritenuti irreversibili dalla maggioranza dei nostri concittadini. Al quesito posto, che riguarda la possibilità che entro vent’anni si possano salvare gli oceani dai danni irreparabili causati dall’uomo, solo il 36% ci crede ancora, contro il 53% del 2022. Cresce invece la percentuale di chi ritiene improbabile che la propria specie ittica preferita possa essere disponibile tra 20 anni (che passa dal 33% di due anni fa al 50% attuale).

L’Italia comunque si distingue per l’attenzione alla sostenibilità da parte dei suoi cittadini, classificandosi terza tra tutti i Paesi interessati dall’indagine, per quanto riguarda il tema della sostenibilità. Ne è riprova anche il fatto che quasi otto consumatori su 10 associano la protezione degli oceani al consumo umano di pesce. Perciò, ritengono anche che la salute del mare possa essere protetta consumando solo pesce da fonti sostenibili. Da ciò, l’esigenza, espressa dall’82% degli intervistati, di possedere maggiori informazioni sulla sostenibilità dei prodotti ittici, in primis ( l’87%) tracciando il pesce acquistato in modo da individuare se proviene da fonte sostenibile. Ancora, quasi il 40% degli intervistati afferma che una maggiore disponibilità di opzioni sostenibili rappresenterebbe un incentivo all’acquisto e consumo di pesce.

“L’importanza del tema della sostenibilità per gli italiani è evidente e in crescita – commenta i dati  Francesca Oppia, Direttrice del Programma MSC in Italia – è necessario però mantenere sempre alta l’attenzione verso questo tema, perché il Pianeta e i suoi oceani hanno bisogno dell’urgente impegno di tutti. E proprio per sensibilizzare sull’importanza dell’impegno individuale, lanciamo in questi giorni la quarta edizione delle Settimane della Pesca Sostenibile, una campagna che raccoglie intorno a sé i principali attori della filiera ittica alimentare del nostro Paese”. Ricordiamo che MSC è anche ente certificatore della provenienza di un prodotto ittico da pesca sostenibile. L’iniziativa delle Settimane di pesca sostenibile riunisce i maggiori attori della filiera, brand e retailer, per sensibilizzare e celebrare il valore delle scelte di consumo responsabile, Aldi, Consorcio, Bennet, Bofrost, Delicius, Carrefour, Findus, Conad, FRoSTA, Consilia, Coraya, Mareblu, Eismann, Rio Mare, Eurospin, Ocean47, Rizzoli, Lidl, I Love Poke, Sapore di Mare, Sheba® (Gruppo Mars), Ipermercati Tosano, Talatta; le aziende porteranno avanti una campagna di sensibilizzazione che comprende una serie di iniziative di comunicazione digital e nei punti di vendita, oltre ad attività promozionali 

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