Il tempo e i ricordi, un libro fa riflettere sul tema della conversione

Il romanzo di Franco Brogi “Il tempo e i ricordi” verrà presentato il 1 marzo alla biblioteca comunale di Villa Bandini

di Maurizio Bassetti

Firenze – “Ricominciare”, l’appello di Papa Francesco, la conversione, il cambiamento di vita nella ricerca di darne un senso, è il tema del romanzo di Franco Brogi: Il tempo e i ricordi[1], che verrà presentato sabato 1 marzo alla biblioteca comunale di Villa Bandini alle ore 16.00. Interverranno Francesco Degl’Innocenti (storico), Maurizio Bassetti (saggista e redattore di “Testimonianze”, Antonio Pagliai (editore) e l’autore Franco Brogi (ex collaboratore della Caritas).

Franco Brogi, classe 1939, è diacono ed è stato per 25 anni impegnato nella Caritas diocesana di Firenze, per l’assistenza agli immigrati. Il suo impegno è nato in lui dopo una conversione, scaturita da una riflessione sul senso della vita. Per quarant’anni ha avuto una vita normale, con famiglia, due figli, un buon lavoro di impiegato in una prestigiosa azienda di assicurazioni, poi ha iniziato un percorso di cambiamento.

Il suo impegno si è diretto soprattutto nell’aiuto alle famiglie dei bambini stranieri malati, che nel loro paese non potevano avere cure adeguate e venivano accolti in ospedali italiani, e nel contrasto alla tratta delle donne, fatte arrivare in Italia, spesso con l’inganno o la costrizione, e poi avviate alla prostituzione.

Negli ultimi vent’anni si è dedicato anche a scrivere una serie di libri in cui ha voluto raccontare le situazioni che ha vissuto direttamente aiutando e spesso salvando tante persone. In genere ha accompagnato i suoi racconti con la descrizione precisa delle problematiche, anche con l’informazione della storia dei paesi di provenienza dei migranti (soprattutto dell’Albania che negli anni in cui ha operato era il caso più eclatante) e con la denuncia dei comportamenti razzisti o violenti a cui ha assistito, o delle leggi insufficienti o vessatorie con cui si è trovato a scontrarsi.

Nei libri ci ha raccontato alcuni fatti in forma di cronaca come nel bellissimo libro Strada facendo[2] del2019, in cui racconta dieci storie di immigrati da lui incontrati.

Più spesso l’autore ha preferito trasformare le sue esperienze in romanzi, raccontando fatti simili a quelli che ha vissuto all’interno di una storia di invenzione, come “Lule”[3] del 2005, in cui si racconta la storia di una ragazza e di alcune altre donne ex prostitute che cercano di uscire da quella sorte con l’aiuto di una casa di accoglienza, oppure Vae Victis![4] del 2008, in cui Marco, il protagonista vive, un’esperienza simile a quella di Brogi, con una conversione a 40 anni e l’impegno con gli immigrati

Il tema del cambiamento di vita attraversa molte delle opere di Franco Brogi ed è centrale anche in Il tempo e i ricordi (l’ultimo suo romanzo del 2024, Pagliai editore), dove ci sono due personaggi che si incontrano: Paolo, il personaggio principale, e Armando, un eremita che Paolo va a ricercare in Val d’Aosta e dal quale riceve un esempio che lo spinge a cambiare vita.

Armando, ormai novantenne, racconta una storia, quella della sua vita, piena di “nodi”, di eventi che segnano ogni volta una svolta nel percorso esistenziale. Armando orfano era stato aiutato da don Primo Mazzolari, che lo aveva fatto studiare e lo aveva avviato al giornalismo nel quale si era impegnato a documentare le disgrazie del mondo. Dopo una vita contrassegnata da dolori e delusioni avviene una svolta quando, andato in pensione, incontra Roseta, una ragazza albanese costretta a prostituirsi, che lui aiuta a uscire dalla strada portandola in un monastero da suor Carla. Da quell’incontro fortuito nasce in lui il desiderio di impegnarsi per quelle ragazze tolte dalla strada e diventa loro insegnante. Quando poi Roseta muore per un tumore allo stomaco Armando rimane deluso e perde fiducia colpito ancora dalle disgrazie, così decide di abbandonare tutto, di tagliare «i ponti con la storia degli uomini», preferendo «parlare con i mughi e i camosci: loro non hanno coscienza della tragedia umana»[5] e si rifugia in mezzo alle montagne.

Il racconto di Armando colpisce profondamente Paolo, il personaggio principale, che era andato dall’eremita proprio in ricerca di qualcosa, di parole di saggezza e serenità, per superare lo smarrimento in cui si trovava dopo la morte per Covid della moglie Anna. Via via che ascolta la storia si trova a ripensare alla sua vita a confrontarla con quella dell’anziano e rimane turbato, si accorge di aver compiuto molti sbagli.

Riflette sui suoi fallimenti, si accorge di essersi accomodato nella bella vita senza occuparsi degli altri, come un sonnambulo, con la coscienza addormentata, indifferente al mondo. Capisce di aver tradito le sue origini povere e aver sprecato i suoi talenti, che aveva usato per arricchirsi di beni e non di bene, «quel bene che rende feconda la vita»[6].

Tornato a casa a Firenze Paolo si trova a dover affrontare l’ultima fase della sua vita, con addosso il rimorso, l’insoddisfazione, e anche il peso di una eredità di cui non sapeva cosa fare, che continuava a porlo tra i ricchi, nell’ingiustizia. Ingiustizia che gli appare evidente quando riceve dal notaio i dati dell’eredità (un grosso patrimonio e la proprietà di una decina di appartamenti) e poi si imbatte in uno sgombro di un edificio occupato e vede una madre col bambino cacciata e che non sa dove andare.

A questo punto Paolo pensa di trovare un aiuto, uno spunto per risolvere la sua situazione, andando a Bozzolo a prendere ispirazione sulla tomba di don Primo Mazzolari. Qui parlando anche con il parroco della chiesa dove è sepolto don Mazzolari riceve nuovi spunti di riflessione che gli confermano la volontà di cambiare vita. Il messaggio di don Mazzolari gli confermava che solo praticando il bene e la giustizia si poteva avere una vita piena e ora toccava a lui fare un atto di coraggio, liberandosi delle ricchezze, per iniziare una nuova vita.

Decide alla fine di cedere i suoi appartamenti a Medici senza frontiera e poi va anche volontario su una nave dell’associazione che soccorre i migranti in difficoltà in mare.

La parte finale del libro prende poi un’altra piega. Si introduce la storia di don Primo Mazzolari, e con lui il tema del cristianesimo progressista, della resistenza al fascismo in controtendenza all’allora posizione della Chiesa del Concordato del 1929. Un cristianesimo autentico, non allineato al potere, vicino ai poveri e agli oppressi, e aperto al dialogo, incarnato da don Mazzolari.

Il pretesto per questa svolta narrativa è l’idea dell’autore di pensare che Armando, poco prima di morire, abbia scritto un adattamento teatrale del romanzo autobiografico di Mazzolari La pieve sull’argine e che lo abbia lasciato a Paolo perché lo mettesse in scena per contribuire ad un cambiamento in un tempo in cui l’odio sembrava tornare a prevalere, e Paolo accoglie l’invito, convinto che sia giusto farlo per contrastare la mentalità che si sta diffondendo di prevaricazione, prepotenza, nazionalismo dei tempi attuali, con la vittoria elettorale delle destre.

L’autore approfitta di questo episodio per condurre una riflessione sulla “deriva” che la società italiana sta vivendo con la vittoria elettorale delle destre del 2022. Attraverso il pensiero di Paolo l’autore segnala il pericolo della mentalità che si sta affermando e che mostra avere le sue radici in quei lontani avvenimenti descritti da don Mazzolari nel suo libro: «La generazione che aveva combattuto il nazifascismo era tramontata e le nuove generazioni non avevano memoria storica di quegli eventi… Una deriva attuale pericolosa anche perché nel contesto mondiale la destra italiana rischiava di saldarsi con analoghi movimenti presenti in Europa e negli Stati Uniti»[7].


[1] Franco Brogi, Il tempo e i ricordi, Mauro Pagliai, Le Ragioni dell’Occidente 58, Firenze 2024.

[2] Franco Brogi, Strada facendo. Storie (vere) di migranti, Mauro Pagliai Editore, Libro verità 35, Firenze 2019.

[3] Franco Brogi, “Lule”, Quaderni di Educazione alla pace, n. 11, Caritas Firenze, Firenze 2005.

[4] Franco Brogi, Vae Victis!, Aletti Editore, Collana “Gli emersi – Narrativa”, Villalba di Guidonia, RM, 2008.

[5] Franco Brogi, Il tempo e i ricordi, cit., p. 45

[6] Ivi, p. 47.

[7] Ivi, p. 87.

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