Venendo a patti con la ferrea censura teatrale iraniana, che difende i valori della Repubblica islamica fin nei più piccoli dettagli, una compagnia di Firenze ha messo in scena per due serate a Teheran una “Tempesta” di Shakespeare in italiano con richiami musicali anche anglo americani che però – avendo passato l'esame di eticità dell'islam nella capitale dello sciismo – potrebbe essere perfino riproposta in altri teatri musulmani.
Le due rappresentazioni sono state eseguite la settimana scorsa dal “Teatro D'Almaviva” del capoluogo toscano, nell'ambito del prestigioso festival teatrale “Fajr”. E nonostante l'attenzione delle autorità iraniane nella tutela della moralità, ha fatto “scalpore” il particolare dei piedi nudi su cui saltellava in scena lo spiritello Ariel, impersonato da Eleonora Da Boit. La “Commissione”, come viene chiamato in Iran il gruppo di censori che esaminano le pieces teatrali, inizialmente avrebbe voluto che l'attrice, oltre ad indossare una larga tuta da meccanico, avesse coperti anche i piedi. Lorella Serni, l'attrice e regista che assieme a Duccio Barlucchi ha curato la regia, ha spiegato: “I calzini poi non li ha tenuti perché la Commissione si è resa conto che per i movimenti che faceva nello spettacolo sarebbe stato troppo rischioso: l'attrice sarebbe potuta scivolare, come in effetti è successo nella dimostrazione, durante la prima scena”.
A colpire è stata anche l'ebbrezza alcolica del cantiniere Stefano, con tanto di fiasco in mano, ma secondo Barlucchi la scena è stata tollerata perché si è evitato, come invece avviene nelle rappresentazioni in Italia, le ultime delle quali sono state in provincia di Arezzo e a Firenze, di far entrare in scena la bottiglia di vino dalla platea. Serni ha spiegato: “Evidentemente è stata apprezzata la netta separazione tra realtà e finzione creata dalla cosiddetta 'quarta parete': la platea è troppo vicina alla vita, alla realtà, invece in palcoscenico c'è la finzione e l'alludere a un immaginario”.
Di scabroso, perlomeno per gli standard pubblici iraniani, è stato anche un accenno a movenze di danza da parte di Miranda, impersonata da Vittoria Sammuri, quando si presenta in scena pur coperta di velo e con uno spesso camicione bianco. La regista ha ammesso: “è stato un gioco seduttivo che ha evocato una sensualità non maliziosa o consapevole ma istintiva e pura. Una sorta di Lolita nelle sue prime espressioni”. La scena è stata accompagnata da una base musicale con la voce di Marilyn Monroe in uno dei numerosi brani che hanno scandito la rappresentazione: si è andati dal “Cheek to cheek” di Frank Sinatra ad una “Marcia nuziale” di Felix Mendehlsson in stile rock passando per i Pink Floyd. Al termine dello spettacolo, ci sono stati lunghi applausi e un pubblico che, in piedi, ha mostrato di aver gradito. Alla domanda sull'ipotesi di riproporre questa “Tempesta” di William Shakespeare in altri paesi islamici, Serni si è detta speranzosa “di avere questa possibilità, magari inserendo anche scene in lingua. Del resto due anni fa ho diretto un laboratorio a Fes, in Marocco, presentando alcune scene, naturalmente in arabo e francese. Lo spettacolo poi, nella versione islamica, è un po' diverso, ma non direi snaturato”. Fra i numerosi spunti della regia, oltre a un dado, simbolo della Fortuna, che domina la scena, c'è anche un “cameo” dedicato a Edoardo De Filippo con due maschere della Commedia dell'Arte che, ricorda Serni, “Shakespeare conosceva e da cui probabilmente prendeva spunto”.