Eppure, c’è come il senso nell’aria di qualcosa che non funziona proprio perfettamente; ma forse non è Crisi, è più voglia di qualcosa di buono. Che però, latita. L’impressione generale è che se Amleto oggi facesse ritorno a casa, probabilmente farebbe spallucce di fronte alla scoperta del vile assassinio con cornificazione del padre, però ne twitterebbe l’amarezza derivata; forse addirittura con un poco di sollievo, tipo, ehi ragazzi, c’è del marcio in Danimarca, ma vengo da un Grand Tour in Italia e credete a me, questo al confronto è profumo di violetta. Non sono i problemi economici, il senso di rassegnazione, la continua litania di lamentele, e nemmeno la pluriquotidiana evidenza del malaffare che tutto soffoca; no, a tutto questo, per quanto atroce, si riesce a fare il callo, sempre livellandosi al basso, ma si riesce. Il vero peggio è che il callo, in realtà, si riesce a fare a tutto, comprese le cose più obbrobriose.
Una rapida rassegna dei media, ivi compresi gli ormai onnipresenti social network, facilmente fornisce le coordinate di questo quadro poco rasserenante che siamo chiamati ad animare, novelli Sandy Marton. Una cosa che balza all’occhio, tra tante, è la levità, il nitore, la serenità da bambini con la quale dolci mammine, massaie da pubblicità di torte, bravi ragazzi con la laurea in tasca si fanno portavoce di portati culturali così orrendi che se oggi fosse in circolazione Nerone si fregherebbe le mani. Non c’è giornata in cui non si possa godere, ad esempio, dell’incitamento al rogo di massa verso immigrati, ebrei, ladri, ricchi, stupratori e assassini – ivi compresi coloro che, complice la natura felina, mettono sotto il gatto dell’amica della vicina della merciaia del terzo piano e poi per il tremendo dolore non si aprono il ventre lì, seduta stante, sul marciapiede. E finché sono solamente immigrati e, Dio non volesse, Rom, la soluzione è relativamente semplice; comporta solo una qualche tanica di benzina e il male di un cerino, lo si trova in omaggio nei migliori bar di Caracas. Solo le fiamme, insomma. Per gli altri, sono in serbo, prima della morte – ragionevolmente atroce, tra i suggerimenti figurano sempre spesso le suddette fiamme, ma anche il seppellimento da vivi, lo squartamento tra i cavalli, lo scioglimento nell’acido e tante altre simili amenità – spaventose torture che hanno lo scopo di prolungare oltre il limite dei fatidici 15 minuti di celebrità le sofferenze del mariuolo. E fin qui; insomma, la natura scimmiesca dell’essere umano prende il sopravvento, in un momento di rabbia, si sa. Poi però sommiamo a questo cumulo di porcherie gli sproloqui di chi inneggia alla perdita di lavoro altrui, di chi dichiara che pagare le tasse è sbagliato e invita tutti a non farlo, di chi sputa sulla bandiera, augura morte atroce a chi ha un parere diverso dal suo, minaccia di percosse, torture, morte gente che ha avuto l’ardire di pubblicare una foto un po’ sciocca, inneggia ai mille fascismi che rialzano sempre la testa nella stagione autunno-inverno (in estate no, si va al mare), procura allarmi di morte per fame, distruzioni di massa, inondazioni, morte per radiazioni, terremoti, cavallette, mari di sangui; e ancora, dichiara pubblicamente che Tizia è una gran puttana e Caio finocchio nonché ladro nonché, già che dobbiamo dirla tutta, pure comunista, però ha votato PD.
Forse il sonno della ragione genera mostri. Forse, anche il pisolino della ragione non genera questo granché. Ma l’ultima volta che abbiamo guardato, la maggior parte di questi di cui sopra erano reati, e nemmeno tanto irrilevanti. Il sospetto, per carità, solo un sospetto eh, che la gente in realtà vada non tanto educata, quanto tenuta un po’ più a bada ci spunta in mente come una volta faceva in bocca la gardenia di chi si lavava i denti col Colgate. E che, dolorosissimo a dirsi, autolesionista, estremamente disfattista (ci vergogniamo subito, così poi possiamo andare in pausa caffè) la libertà di espressione possa essere un bene un po’ troppo prezioso per inflazionarlo rendendolo libero. Forse, lo si potrebbe rilasciare a punti, come la patente.