Il sogno poetico della Bella Addormentata di Tortelli

Firenze – Svegliarsi: uscire dalle ossessioni, liberarsi dalle ombre della caverna dove ti tiene bendato una società che ha perso il senso della ricerca di un’umanità più ricca e più matura. E’ la metafora eterna della bella addormentata che la fiaba di Perrault ha consegnato al patrimonio della coscienza universale. Ma il risveglio non è affatto il compimento di perfetta felicità: è l’accettazione consapevole della realtà che ti offre solo attimi di assoluto, rivelazioni della individuale missione esistenziale.

Così diventa un’avventura emozionante partecipare alla “Bella Addormentata” che Diego Tortelli giovane astro nascente della coreografia italiana propone in questi giorni al pubblico fiorentino con la compagnia giovanile Balletto di Toscana Junior e l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino diretta da Giuseppe La Malfa.

Dal punto di vista musicale la prima cosa che colpisce lo spettatore è la capacità della musica di Ciaikovskij di aderire a una interpretazione così contemporanea della fiaba che Rudolf Nureyev ha definito “il balletto dei balletti”, il punto d’arrivo più alto della danza accademica di Marius Petipa.

Alternati ai quadri classici, Tortelli ha inserito rumori della vita quotidiana del terzo millennio, che sono poi strumento di condizionamento e controllo sociale da parte di una sorta di “maestro di cerimonie” che indossa una divisa ibrida fra  il pilota d’areo civile e l’agente di polizia con megafono e fischietto.

In questo modo il coreografo  ha creato il contrasto fra la quotidianità metropolitana e il sogno, cioè una ricerca della perfezione alla quale il Poeta e il suo doppio, protagonisti del balletto, anelano, continuamente respinti nell’incoscienza del sonno. Il filo conduttore di questa ricerca è rappresentato dal celeberrimo valzer che, disturbato, come trattenuto, dagli sgradevoli rumori di fondo, progressivamente diventa il simbolo dell’”equilibrio reale dell’amore”, della “consapevolezza del Poeta che la perfezione non esiste”.

Il finale supera il contrasto fra sogno, desiderio e “forza di gravità” sociale per offrire la serenità ordinaria di una scena di attrezzistica teatrale e un pianoforte da accademia di ballo.

La musica del compositore russo perde i suoi riferimenti della tradizione classica e aderisce sorprendentemente al messaggio contemporaneo di Tortelli e sta qui la cifra artistica di una grande serata di danza esaltata da un linguaggio coreografico di movimenti, gesti e figure che raggiungono momenti di sorprendente originalità, soprattutto nell’esprimere l’alternanza irrisolta di risveglio – nascita dal sonno – incoscienza.

“Mentre seguiamo il poeta nel suo percorso interiore alla ricerca di una risposta che finalmente ne plachi l’inquietudine, ci lasciamo andare all’onda avvolgente della favola e delle soluzioni che, in fondo, anche noi nella nostra vita vorremmo prima o poi trovare”, scrive Silvia Poletti nel presentare lo spettacolo.

Eccellente la tecnica e l’interpretazione dei danzatori a cominciare da Matilde Di Ciolo (Aurora), a Roberto Doveri (Poeta), Veronica Galdo (Fidanzata) e Martino Biagi (Carabosse).

Teatro del Maggio, repliche sabato 9 e domenica 10 dicembre.  

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