Alla ricerca della Firenze perduta: sembrerebbe proprio questo, il sogno nel cassetto del sindaco Matteo Renzi. Almeno stando alle proposte che il primo cittadino ha lanciato nel trascorrere del suo governo: da quella dello scorso anno, completare la facciata di San Lorenzo recuperando il progetto michelangiolesco, alla ripavimentazione in cotto (proposta di quest'anno)di piazza della Signoria recuperando la vivacità della piazza rinascimentale. E, accanto a tutto ciò, la ricerca (questa davvero da Indiana Jones) del perduto affresco della battaglia di Anghiari di Leonardo.
Dunque, la questione, di fronte alla passione del "recupero" che sembra assalire il nostro giovane sindaco "rottamatore" per altri versi e in altri campi, si pone in questi termini: è l'apertura di una discussione complessa che coinvolge estetica, filosofia, sensibilità e consapevolezza del mondo artistico contemporaneo nel suo rapporto col passato, o è una forma di quell'eterna ricerca di un favoloso passato che è ormai impossibile, nonostante gli sforzi, fare emergere dalle nebbie del tempo?
Sicuramente, la discussione sul rapporto fra contemporaneità e passato, e soprattutto su quanto sia artisticamente e culturalmente valida l'opzione di "completare" illustri non finiti vecchi di secoli o ripavimentare una piazza storica recuperandone la facies rinascimentale, è aperta. Tant'è vero che ha trovato illustri e meno illustri sostenitori di entrambe le tesi, chi si oppone a toccare l'antico e chi invece vorrebbe completare, magari su disegni e progetti d'epoca. Come ha proposto il nostro sindaco Renzi, che suggerendo il recupero, per la facciata di San Lorenzo, del progetto di Michelangelo del 1515, suggerisce nel contempo anche date e modalità: per le prime, decisione entro il 2015, a 500 anni dal progetto di Michelangelo e a 150 da Firenze Capitale; per la seconda, risoluzione presa dal popolo fiorentino mediante referendum. Che, sia annotato per inciso, introduce una forma democratica di partecipazione all'arte, quella della decisione popolare. Saltando a piè pari pareri e valutazioni tecniche della cittadella della cultura. Un tratto molto caratteristico del giovane sindaco, che fa riemergere il "rottamatore" che è in lui.
D'altro canto, in quest'ansia di recupero di una Firenze mai finita, perduta o forse solo favoleggiata, una riflessione si impone, come ha richiamato Renzi: "E' giusto o no fare e completare le facciate delle basiliche secoli dopo? Beh, a Firenze questo si è fatto sia per la basilica di Santa Croce che per la cattedrale, le cui facciate sono state realizzate secoli dopo dalla costruzione''. Quindi, su San Lorenzo: ''no a un'iniziativa spot – ha precisato – ma potrebbe essere una 'stella cometa' per l'operazione di recupero di San Lorenzo. Sarebbe bello trovare sponsor privati e recuperare il progetto originario di Michelangelo. Su questo sarebbe bello coinvolgere i fiorentini, anche mediante lo strumento referendario''.
Che si tratti di una sfida cultural-estetica-architettonica- filosofica o della rincorsa di un sogno o dell'asserzione di un ego di discrete dimensioni (vale a dire: ora che ci sono io, finisco le cose che gli altri non sono riusciti a finire), in ogni caso il dibattito si è aperto e ha già segnato alcuni punti a favore dell'una o dell'altra tesi. E, a parlare, sono stati prevalentemente (e ovviamente) gli esponenti della cittadella della cultura.
I fiorentini, per ora, non sono sembrati granchè interessati, forse perchè qualche preoccupazione dovuta alla crisi li distoglie da quella del colore della piazza della Signorìa.
''Nessuna preclusione – è il commento di Alessandra Marino, soprintendente ai Beni architettonici, a proposito della proposta del sindaco Matteo Renzi di ripavimentare piazza della Signoria in cotto – si tratta di avviare un progetto, tenendo conto però che non dovrebbe essere un rifacimento dell'antico, quanto piuttosto una pavimentazione col segno e col senso del contemporaneo''. Aggiungendo, a scanso di equivoci: ''Certo, è suolo comunale, tutte le spese sarebbero a carico di Palazzo Vecchio''.
Cristina Acidini, soprintendente al Polo Museale fiorentino, propone: ''Potremmo realizzare una ricostruzione virtuale della piazza, verificare l'impatto cromatico e valutare l'effetto della pavimentazione in cotto. Non c'è dubbio che attualmente la piazza subisca una pesante discontinuità e che rispetto alla sistemazione settecentesca sarebbero necessari interventi di riordino. In questo senso – aggiunge- lo strumento del virtuale e del 3d potrebbe essere utile per avere una percezione del drastico cambiamento introdotto dalla pavimentazione a cotto''.
''Anche Renzi ogni tanto dice qualcosa di giusto'', è il commento del fotografo Oliviero Toscani, che sposa l'idea della pavimentazione in cotto di piazza della Signoria. ''Era la sua colorazione originale, quella con cui è stata concepita: ora è grigia, con il cotto sarebbe più vivace''.
E sul completamento della facciata di San Lorenzo, ''Una proposta che non sta nè in cielo nè in terra'', tuonò all'epoca Antonio Paolucci, ex ministro dei Beni Culturali, ex soprintendente al Polo Museale fiorentino e attuale direttore dei Musei Vaticani.
''Mettere le mani sulla basilica dopo 500 anni – secondo Paolucci – è fuori tempo e anche un controsenso, perchè si accavallerebbero tecniche costruttive, stili e sensibilità architettoniche non in sintonia. Ne uscirebbe un raffazzonamento senza capo nè coda. Sarà bene lasciare in pace Michelangelo e San Lorenzo, che è bellissima così''.
Un'opinione condivisa dal noto italianista Alberto Asor Rosa, che ha un casolare in Toscana. Di parere nettamente contrario all'ipotesi di "finire" i non finiti della storia, o ripavimentare piazza della Signoria per riprendere, dopo la parentesi grigia iniziata nel '700, la tinta rossa del Rinascimento, Asor Rosa commenta: "Se si dovesse ragionare con il criterio utilizzato da Renzi, dovremmo rifare il Colosseo, e perchè no, magari in cemento armato. E in ogni caso dubito fortemente che si possa riprodurre fedelmente il cotto così come veniva prodotto nel Rinascimento''.
Una voce a favore, invece, si alza dal critico d'arte Vittorio Sgarbi: ''Sono in linea di principio favorevole perchè si toglierebbe una pavimentazione nuova e brutta per collocarne una di tipo prettamente archeologico e questo intento è senza dubbio positivo. Mi auguro che Renzi insieme a me e Zeffirelli si proclami contrario all'installazione dell'orrida loggia di Isozaki''. Insomma, Sgarbi non ha perso occasione per ricordare la struttura voluta dalla precedente amministrazione, contro cui non solo il critico, ma una buona parte del mondo culturale e della stessa città si mobilitò.
Intanto, continua la caccia al "Leonardo perduto", l'affresco della Battaglia di Anghiari dipinto nel Salone dei '500 che si rovinò (la sperimentazione di nuovi materiali carratteristica di Leonardo ne fu la causa) dopo pochi decenni dal suo compimento. Tre o quattro tracce di colore rinvenute, pigmento di manganese, cristallo di lacca, polvere di mattoni ma anche pigmenti a base di torlo d'uovo, dietro la parte affrescata dal Vasari potrebbero confermare che in quel punto di Palazzo Vecchio sarebbero celati i resti del leggendario affresco rovinato al punto da indurre contemporanei e Vasari a nasconderlo con un altro affresco di mano del Vasari stesso. Domani alle 12.30, proprio nel Salone dei Cinquecento, saranno presentati i risultati ufficiali della ricerca.
Un altro pezzo della Firenze favolosa e inutilmente rincorsa del sindaco Renzi, o valida ricerca scientifica che ci svelerà cose che neanche immaginavamo su Leonardo e la sua arte prodigiosa? Intanto, una cosa è certa: la sponsorizzazione dell'indagine da parte National Geographic Society che sta realizzando un docufilm in esclusiva. Di questi tempi, non è cosa da poco.