Non era mai accaduto che un sindacato si schierasse contro la squadra di calcio della propria città: casus belli, l’acquisto in granata del calciatore Manolo Portanova, condannato per stupro di gruppo a 6 anni con rito abbreviato seppur in attesa di giudizio definitivo. Ecco il comunicato del sindacato un tempo rosso:
“Ci chiediamo se la scelta di portare a Reggio un giocatore condannato per stupro di gruppo a sei anni con rito abbreviato, seppur in attesa di giudizio definitivo, sia opportuna per la squadra di calcio della nostra città e non sollevi invece interrogativi di merito sul messaggio che rischia di passare”.
Così Elena Strozzi, Segreteria Cgil Reggio Emilia e Barbara Vigilante, Segreteria Spi Cgil Reggio Emilia in merito alla vicenda che ha visto la Reggiana calcio portare tra le file dei suoi giocatori l’ex del Genoa, Manolo Portanova, dopo che lo stesso aveva visto interrompere la propria permanenza nella squadra genovese proprio a seguito della condanna a suo carico.
“Seppur consapevoli che si tratta di una condanna in primo grado e che si devono attendere tutti i gradi di giudizio crediamo sia necessario riflettere su una scelta che per il carico simbolico che porta con se ci appare come mai inopportuna – dicono Strozzi e Vigilante in una nota -. In un momento storico in cui la voce delle donne, il loro di diritto ad autoderminarsi e a decidere del proprio corpo sono oggetto di narrazioni che le colpevolizzano e di proposte di leggi che provano a limitarne le libertà forse acquisire un giocatore già condannato in primo grado per un reato tanto odioso quanto inaccettabile e ora in attesa dei gradi di giudizio successivi non era la scelta migliore. Il calcio e i giocatori sono nel nostro Paese oggetto di ammirazione, modello a cui specialmente i più giovani guardano: forse laddove persistono zone d’ombra su vicende così moralmente inaccettabili non bisognerebbe rischiare di sbagliarsi”.