100 persone più o meno in piazza Martiri 7 luglio per l’Orgoglio della destra, altrettante più o meno in piazza Prampolini per la manifestazione “ufficiale” del Coordinamento antifascista e tra le 400 e le 500 al corteo, poi confluito in piazza davanti al comune, della sinistra “radicale” partito da via Roma. I numeri di un sabato mattina reggiano lontano dalle lancette contemporanee della storia che ha visto l’uno contro l’altro le fazioni politiche di un tempo mentre la città, quella reale, era in tutt’altre faccende affaccendata.
Tra inni d’Italia da una parte (ma senza slogan o simboli fascisti) e bandiere rosse (anche cantate) dall’altra, con in più l’odiosa vicenda dei nomi e cognomi dalle vere o presunte nostalgie del ventennio urlati a mo’ di avvertimento durante il corteo della Gabella, la giornata si è comunque risolta senza problemi d’ordine pubblico ma solo con un alto tasso di tensione.
Ci si chiede il senso di giornate come queste, onerosissime sul fronte delle spese pubbliche solo per il servizio d’ordine, mentre il Paese arranca in mezzo a mille, gravissimi problemi non certo minimamente sfiorati da rivendicazioni d’identità (per lo più perdute anche a causa di giornate come quella odierna) o appartenenze dal sapore decisamente passato (nonostante sia da riconoscerne l’importanza) rispetto all’incalzare della contemporaneità.