Il ruolo delle riviste culturali italiane al Salon de la Revue di Parigi

Intervista a Maria Panetta vicepresidente del Coordinamento nazionale

Il 34° “Salon de la Revue” (12-13 Ottobre 2024) è aperto nella “Halle des Blacs-Manteux” nel cuore del quartiere parigino del Marais. In questa edizione anche l’Italia è presente e rappresentata dal CRIC (Coordinamento delle Riviste Italiane di Cultura). Ne parla la Vicepresidente , Maria Panetta

Per cominciare quando nasce il CRIC e quante riviste rappresenta?

Il CRIC nasce nell’aprile 2003. Quindi 21 anni fa su iniziativa di alcuni direttori di riviste culturali. A oggi gli editori sono: “Casalini Libri”, ottimo editore per quanto riguarda la digitalizzazione, la casa editrice romana “Storia e Letteratura”, il colosso “Fabrizio Serra Editore” che porta da solo “in dote” 140 riviste, il raffinato editore fiorentino “Olschki”, “Pacini Editore” e “Pagine”. Le testate associate al CRIC sono sono Le testate associate al CRIC sono 81 oltre alle 140 di Serra, quindi circa 220.

Quali sono gli obiettivi primari del CRIC?

Il CRIC è il “Coordinamento delle Riviste Italiane di Cultura”. Con il termine “coordinamento” si capisce l’intenzione primaria del CRIC: quella cioè di mettere in collegamento tutta una serie di testate che sono importanti di per sé ma che a nostro avviso acquistano e acquisterebbero maggiore peso insieme. L’idea è che l’unione fa la forza e che anche la singola rivista che magari non dispone degli stessi mezzi di riviste importanti o di riviste supportate da editori prominenti possa tramite il CRIC avere una visibilità maggiore.
Questo in primo luogo. Il CRIC si adopera anche per rappresentare e tutelare gli interessi dei periodici presso le sedi istituzionali perché ogni rivista non potrebbe avere un interlocutore all’interno della sede istituzionale mentre se c’è un’unica figura che si fa portavoce delle istanze, delle necessità dei periodici istituzionali presso le sedi c’è una maggiore possibilità di essere ascoltati.

Per quanto riguarda la promozione e la diffusione delle riviste come si muove il CRIC?

Abbiamo notato in questi anni che a volte ci sono problemi di distribuzione, così abbiamo cercato di sostenere la distribuzione nelle librerie, la quale negli ultimi anni è diminuita. Abbiamo provato a incentivarla negli ultimi anni (stand del Cric con tutta una serie di testate) e di promuovere la lettura. Questo è quello che più ci sta a cuore. Riteniamo che la rivista culturale la rivista culturale non debba essere solo un foglio che circola tra le mani degli “addetti ai lavori” ma che anzi debba essere valorizzata come un istituto che promuova anche la formazione, l’accrescimento della conoscenza, la curiosità verso determinati ambiti. Non dev’essere solo una pubblicazione di nicchia.

E quindi i giovani sono un target “speciale” del CRIC…

Il nostro obiettivo sarebbe anche quello di far arrivare la rivista culturale ai giovani. Ad esempio, anche se può sembrare un obiettivo ambizioso – però bisogna essere ambiziosi perché nella vita per ottenere dieci bisogna chiedere cento, bisogna provare a ottenere cento per avere un decimo. La nostra ambizione sarebbe quella di promuoverla nelle scuole, cercare di rivalorizzare l’importanza delle riviste culturali anche per i ragazzi che sono in formazione. Nelle scuole è senza dubbio ambizioso, però nelle università è già un progetto ben presente: molte riviste sono nelle bibliografie di vari corsi di studio e alcuni programmi d’esame rimandano a articoli e saggi usciti su riviste. Ultimamente le riviste culturali tra l’altro nel panorama accademico sono diventate di grande importanza perché per la docenza è diventato importante pubblicare su rivista, in particolare su alcune riviste definite dal Ministero “di classe A”.

Possiamo ripercorrere brevemente la storia della rivista in Italia?

Nel 2024 le riviste cartacee parrebbero quasi un “retaggio” culturale del ‘900, uno stile un po’ old-fashioned, ecco. La rivista quindi dopo la legge del 2010 e la “risistemazione” del sistema universitario ha riacquisito una certa importanza. Però rispetto al passato la rivista in Italia ha sempre avuto una certa importanza. Nascono infatti nel ‘600. La prima gazzetta è una gazzetta letteraria romana. Nel ‘700 c’è una grande diffusione, nell’800 ci sono titoli importanti ma nel ‘900 la rivista non era soltanto un foglio ma era una vera e propria istituzione: il dibattito culturale passava per delle riviste. Magari vengono in mente riviste nei primi del ‘900 “Il Leonardo” e “La voce” entrambi di Giovanni Papini e Giuseppe Prezzolini: erano sedi in cui si discuteva, si parlava di problemi filosofici, ne emergevano problemi sociologici e “La voce” non si occupava solo di temi letterari ma entrava nel merito di questioni come il divorzio! Era veramente legata alla vita delle persone. Quindi noi speriamo che la rivista possa riconquistare questo ruolo di poter incidere sul reale, quindi non solo di approfondimento culturale per i pochi eletti che magari già “sanno”, ma di recuperare un ruolo che aveva ai primi del Novecento. E non si tratta di un ritorno al passato nel senso “ammuffito” e “statico” del termine, ma di prendere il lato positivo di una tradizione che in Italia (così come in Francia) è particolarmente forte. In Italia la rivista è stata un’istituzione fondamentale per il progresso e il dibattito culturale.
Riteniamo che le riviste siano importanti per lo sviluppo della democrazia e del libero dialogo e che possano fornire anche da questo punto di vista un ottimo contenuto. In quest’ottica il tema della diffusione online è ancora più importante perché questi contenuti possono circolare e possono raggiungere fasce di pubblico che prima le riviste cartacee da sole non raggiungevano…

Quindi esistono riviste cartacee, cartacee e digitalizzate e riviste che nascono nel mondo digitale, “digital-born”, come si suol dire, giusto?

Esatto. A questo titolo devo accennare alla rivista di cui sono la fondatrice: “Diacritica”. È la prima rivista nata 10 anni fa esclusivamente digitale ad aderire al CRIC. Perché il digitale? Per abbattere i costi. Inoltre le riviste digitali hanno ampia diffusione e raggiungono dei pubblici anche inaspettati, inattesi, insospettabili e soprattutto internazionali. Si tratta di pubblici a cui non si penserebbe come destinatari e che invece fortunatamente e con nostra grande soddisfazione lo sono. Ci sono anche riviste cartacee passate al telematico per questioni economiche. Questo processo riguarda un po’ tutte le riviste accademiche: gli atenei, che sostenevano i costi di stampa delle riviste, spesso oggi caldeggiano il passaggio al digitale. Il cartaceo non deve però essere demonizzato! Anzi: quando nacque “Diacritica” avrei voluto che fosse cartacea e tutt’ora accarezzo il sogno di poterla stampare. Il cartaceo ha un fascino perenne e il digitale è un’aggiunta, un valore aggiunto anche per pubblicizzare semplicemente.

Oggi ci incontriamo in un quadro molto particolare. Siamo a Parigi, in un fine-settimana in cui riviste francesi meticolosamente scelte, espongono il proprio operato: che rapporto intrattiene il CRIC con il “Salon de la Revue” e da quando il CRIC partecipa?

Il presidente, l’Onorevole Valdo Spini, purtroppo assente per la prima volta quest’anno, tiene molto all’appuntamento del “Salon de la Revue”. Per noi è un privilegio e un piacere essere l’unico banco italiano assieme a “Studi Francesi” al “Salon”, infatti tutte le altre riviste sono solo ed esclusivamente francesi e questa è una piccola ma grande vittoria: anche da un punto di vista diplomatico per noi è importante essere presenti in questa capitale culturale, letteraria e artistica che è Parigi. L’anno scorso ci ha onorato con la sua presenza l’Ambasciatrice Italiana in Francia. Ci fa piacere vedere che ogni anno si presentano allo stand studiosi, intellettuali, docenti, studenti italiani che si sono trasferiti a Parigi e che conoscono lo stand del CRIC. Passeggiando tra gli espositori di questo ex-mercato anche moltissimi visitatori francesi sono incuriositi dal CRIC. Sicuramente la parte difficile del “Salon” è la gestione delle testate da esporre perché come accennato prima sono molte e lo spazio di esposizione è limitato…

Prima di congedarci: quali sono le prossime attività del CRIC in agenda?

Ci stiamo già organizzando per la prossima edizione del “Salon” nel 2025. A breve saremo alla fiera di Roma “Più Libri più Liberi” con uno stand, dei dibattiti e delle presentazioni e senza svelare troppo le carte uno degli argomenti principali di quest’anno sarà Matteotti, figura che ci rappresenta con i suoi valori democratici e di lotta per la libertà. Dall’anno scorso partecipiamo a “Firenze Rivista”, una realtà giovane e diversa dal target di riviste rappresentate dal CRIC ma che ci interessa molto perché ci permette di approcciare un pubblico più giovane e diverso da quello “canonico” del CRIC. Siamo presenti anche al Lucca Book Festival e speriamo anche nella “Fiera di Francoforte”, nel “Salone del Libro di Torino”. Ci piacerebbe anche arrivare a “Una Marina di Libri”, una manifestazione incentrata sul libro a Palermo, perché siamo ben rappresentati al centro-nord ma dobbiamo ancora scoprire e mettere in risalto il nostro sud, che è così ricco di risorse.

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