Il ruolo della satira, immortale arma del dissenso

Firenze – Qual è il ruolo della satira in questi tempi di bassa tensione morale e ideale? Una risposta probabilmente l’avremo dalla 47° edizione del Premio di Satira politica di Forte dei Marmi del quale sapremo i vincitori nei prossimi giorni.

Intanto un libro di Lido Contemori, “matita” storica che ha fatto parte del gruppo di Ca Balà, la rivista che negli anni 70 ha fondato la satira politica italiana, ci aiuta a riflettere su questo genere letterario e giornalistico, indispensabile per mettere nudo il re e colpire le manovre oscure del potere.

“Colpire in alto” è il titolo del volume pubblicato da Il Pennino con il sottotitolo “Viaggio nel disegno satirico dal ’68 a oggi”. E’ un manuale di storia alternativa che attraverso vignette, strisce, disegni e copertine, mostra l’altra faccia della politica, svela ipocrisie e imposture, e sbatte sul tavolo brutalmente una domanda impellente di pulizia, verità e giustizia.

Partendo dalle esperienze soprattutto francesi (da l’Enragè a Charlie Hebdo) espressione di una satira “cattiva, graffiante e liberatoria”, Contemori ci conduce in un viaggio attraverso gli storici giornali satirici italiani. Ca Balà, fondata da Graziano Braschi, Berlinghiero Buonarroti e Paolo della Bella, definita “la madre di tutte le esperienze di satira” era caratterizzata da una forte tensione antagonista ed è stata insieme a Contemori la prima palestra di grandi disegnatori come Giuliano Rossetti che poi si ritroveranno nelle altre testate.

Linus, soprattutto, di Oreste Del Buono, rivista di fumetto, pubblica i grandi autori stranieri mentre scopre e valorizza quelli italiani più orientati alla satira politica (Chiappori, Tullio Pericoli ed Emanuele Pirella, Altan, Andrea Pazienza, Sergio Staino).

Poi il fenomeno de Il Male, settimanale di Vincino, che ottenne un notevole successo con le false prime pagine dei giornali (“Arrestato Ugo Tognazzi, è il capo della Brigate Rosse”): “Al meglio lo spirito beffardi e antagonista di quegli anni”, afferma Contemori.

Seguono le altre, riviste autonome più o meno movimentiste, o inserti di quotidiani come il Satyricon della Repubblica nato grazie a Giorgio Forattini, Tango dell’Unità diretto da Staino e Cuore diretto da Michele Serra, che fu un’altra rampa di lancio per i disegnatori (Altan, Ellekappa, Vauro, Vincino, Perini, Mannelli, Disegni e Caviglia, Angese e Lunari).  L’ultimo della serie è Il Misfatto (2011-2013), uscito su Il Fatto quotidiano diretto prima dai giornalisti Luca Telese e Roberto Corradi e poi da Stefano Disegni.

L’autore vede la fine dell’epoca d’oro della satira a partire dalla seconda metà degli anni 90 e l’inizio del potere berlusconiano. “La routine professionale porta stanchezza, abitudine ad assuefazione senza slanci”, ritiene l’autore. Poi ci sono le ragioni politiche dell’editore e, soprattutto, la crisi della stampa cartacea con l’affermarsi della multimedialità che è in cerca di format adatti a esaltare il genere giornalistico-politico e la mancanza di risorse per remunerare adeguatamente la creatività. “Il compito della satira di colpire in alto si riduce sui social a uno scontro da pollaio, molto in basso”, commenta un opinionista citato nel libro, mentre un altro è sicuro che “l’interazione con i lettori stimola il confronto e la circolazione delle idee”.

A noi pare che la satira sia l’immortale espressione di dissenso che fa parte della saggezza popolare e del suo intimo sentire. Nella fase iniziale post 68 i disegnatori erano l’avanguardia artistica del vento della contestazione e della lotta di classe. A cavallo degli anni 80, rappresentavano la domanda di nuovi diritti contro una classe politica logorata dalle otte di potere interne ed esterne ai partiti. Nei primi anni del millennio la personalità e i comportamenti di Silvio Berlusconi in qualche rendevano quasi inadeguata qualunque vis satirica data l’enormità di ciò che di tanto in tanto arrivava all’opinione pubblica.

Oggi siamo in una fase nella quale la satira pubblica ritrova il suo ruolo essenziale di svelare con il tratto feroce della matita ciò che si nasconde dietro una cortina fumogena di parole più o meno menzognere, più o meno ingannevoli.

Così i disegnatori vecchi e nuovi dovranno mettersi in ascolto di una satira spontanea popolare che alimenta la risata autentica: quella che punge davvero ipocriti e impostori. Come quel fiorentino che aveva invitato la polizia a procurarsi una scala lunga per togliere il suo striscione anti-Salvini e che diceva, appunto: “Portatela lunga la scala… Sono al quinto piano”. Pochi giorni prima era stato rimosso in Lombardia uno striscione con la scritta ”Non sei benvenuto”.

Quando il potere interviene a reprimere l’espressione del dissenso, quello è il momento in cui la satira risorge.

Foto: Lido Cantimori

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