Firenze – “E’ un po’ datato, ma non è invecchiato di un solo giorno”: la battuta che Palo Poli riservò un giorno a una commedia di Wallace si adatta a pennello alla sua eredità artistica onorata con l’intitolazione al suo nome del ridotto o meglio del Saloncino della Pergola.
Non c’era probabilmente modo migliore di quello di scrivere perennemente il suo nome nel cuore del teatro fiorentino per ricordarlo a poco più di un anno dalla morte, nel giorno in cui avrebbe compiuto 88 anni. Perché Poli è molto di più di un talentoso attore, lui ha inventato un genere: un teatro leggero dove l’impianto comico si nutre di satira, di parodia e di messaggio morale.
“Un po’ Macario, un po’ rivistoso”; “un po’ Petrolini e un po’ Wanda Osiris”: i critici da lui stesso citati in divertenti interviste non hanno mai saputo dove veramente collocarlo. “Sono contento di essere Wanda Osiris, lei così carismatica”, li aveva rimbeccati. Un genere androgino che lo potrebbe facilmente collocare in una dimensione più europea che italiana, ma Poli ha avuto successo perché ha nutrito la sua arte scenica della vasta letteratura alta e popolare fiorentina restando saldamente ancorate alle sue radici e alla sua gente.
Durante l’evento legato all’intitolazione del Saloncino, sapientemente diretto dalla Sorella Lucia, prima a parlare “per ragioni dinastiche”, sono stati proiettati sul grande schermo alcuni spezzoni delle sue migliori esibizioni dosando le apparizioni in frac con quelle vestito da donna. Mostrando con la telecamera vicina al volto la sua capacità mimica e l’uso “polifonico” della voce, in grado di sostenere decine di personaggi diversi di una amena poesia di Palazzeschi, il Frate rosso.
Un vero e proprio spettacolo per Paoli Poli ( o “paolopoli”, si firmava,” come se fossi una città greca”) iniziato con un quartetto di sax della Scuola di Musica di Fiesole che ha eseguito brani di Eric Satie, il musicista più amato dall’artista e proseguito con la lettura di brani tratti da scritti o interviste. Accanto a Lucia molti di coloro che negli anni hanno lavorato con lui come Giovanni Siniscalco, Luisanna Messeri, Marco Messri, Alfonso De Filippis. “Sessanta anni di educazione sentimentale – ha detto fra l’altro Paolo – anni di educazione e di gioco”, il cui unico vero premio “è l’applauso del pubblico”.