Il revival dello stile gotico: rispunta il nazionalismo romantico

Il medievalismo complice della spinta al forte sentimento di appartenenza

“Tra gli edifici in Germania soltanto quelli gotici meritano attenzione”. È in questi termini che Madame de Staël, “l’importatrice” del romanticismo tedesco nei paesi di lingua neolatina, esalta lo stile architettonico gotico. Il secolo in cui opera la scrittrice, il “Lungo ‘800”, non è soltanto il momento in cui si elaborano gli Stati Costituzionali e i governi liberali, ma anche il momento in cui emergono gli Stati-Nazione, vere e proprie “comunità immaginate” secondo la denominazione del sociologo irlandese Benedict Anderson nell’omonimo studio, pubblicato nel 1983, dedicato all’emergere dei nazionalismi in epoca romantica.

Gli Stati nazionali si fondano su delle (auto-)narrazioni. Attraverso la riscoperta del Cantare dei Nibelunghi e della Chanson de Roland si esaltano le origini epiche dei suoi abitanti, gli “eroi”storicamente attestati come Vercingetorige e Federico il Barbarossa e quelli letterari, come Sigfrido e Lancillotto, diventano padri della patria; le allegorie “nazionali” come Marianne a Germania incarnano sotto sembianze femminili l’essenza della nazione.

È proprio in questo spirito di riscoperta e di re-interpretazione in chiave nazional-romantica del Medioevo che si inserisce il “revival” dello stile gotico. Il Medievalismo romantico-positivista non solo non offre una lettura obiettiva del Medioevo, bensì un’interpretazione traslata in ottica politica idealistica ed ideologica del Medioevo, ma sarebbe, secondo Richard Utz, professore di letteratura, media e comunicazione presso il Georgia Institute of Technology, “grande complice” del nazionalismo. Nel suo articolo “Moyen Âge et nationalisme”, uscito nella raccolta di saggi “Fake Moyen-Age!” del 2022, Utz ricorda che nell’’800 al revival del gotico corrisponde una rilettura utopica del Medioevo, in quanto epoca storica pre-industriale, di coesione sociale e di forte sentimento di appartenenza, di spiritualità e genuinità.

Catalogato nella retorica nazionalista come stile architettonico autoctono del nord-Europa, in profonda opposizione allo stile classico greco-romano dell’Europa meridionale, il gotico è percepito come nazionale (il classico invece “internazionale”). Portatore di questa tesi è tra gli altri Goethe. Nello scritto “Von der Deutschen Baukunst” (“Sull‘architettura tedesca”) del 1773, il grande ammiratore del classicismo rimane a bocca aperta davanti alla magnificenza gotica del Duomo di Strasburgo: nel testo dedicato a Erwin von Steinbach, costruttore della cattedrale alsaziana, Goethe, ricercando nel dizionario l’etimo di gotico identifica come sinonimi di questo: “indeterminato, disordinato, innaturale, sovraccarico” e “barbaro” nell’accezione negativa di straniero. In opposizione a queste definizioni, Goethe proclama la dignità estetica del gotico, apice dell’”architettura tedesca, la nostra architettura, dato che gli italiani non possono vantarne una propria, tanto meno i francesi”. “Noi” contro “loro” dunque: l’origine geografica (nazionale) del gotico diventa allora campo di battaglia tra la Francia e la Germania.

Nella Germania post-napoleonica il gotico incarna un certo sogno di “teutonizzazione” dei vicini dell’Oltrereno. I circoli nazionalisti tedeschi decretano (erroneamente) l’origine tedesca dell’architettura gotica,nata sotto la dinastia Hohenstaufen nel Sacro Romano Impero (1138-1254 circa) ed esportata poi in Francia per “teutonizzare” le regioni francesi recentemente annesse. I castelli renani abbarbicati su suggestive rocce a strapiombo sul Reno tra Bonn e Magonza (quel tratto del fiume conosciuto come “Mittelrhein” ovvero “medioreno”) in stile neogotico sono costruiti proprio di questo periodo. Il castello di Stolzenfels a Coblenza, costruito nel 1830 per volontà del Kaiser Federico Guglielmo IV di Prussia detto “Il romantico” e i suoi analoghi, forgiano l’estetica della cosiddetta “Rheinromantik”(romanticismo renano), grazie alla quale però questi 65 km di paesaggio sono entrati nel 2002 a far parte del patrimonio dell’umanità UNESCO.

La finitura della Cattedrale di Colonia in stile gotico renano a partire dagli anni ’20 dell’‘800 diventa ugualmente esempio di come il gotico viene investito di valore nazionale in epoca romantica. La storia del suo completamento, riassunta da Anne-Marie Thiesse nello studio del 1999 La création des identités nationales, diventa una vera e propria causa nazionale: percepita come monumento identitario tedesco da Schlegel, Herder e Goethe, la cattedrale è terminata nel 1880 grazie agli investimenti della borghesia tedesca. Tra questi l’investitore più problematico è senza alcun dubbio il protestante Federico Guglielmo IV: inizialmente titubante nell’investire capitale in una cattedrale cattolica e soprattutto in una Renania liberale richiedente uno Stato costituzionale, decide infine di devolvere grosse somme per riconciliarsi con i cattolici e al tempo stesso controllare i patrioti liberali.

I francesi da parte loro hanno occupano una posizione fondamentale nel completamento della Cattedrale di Colonia: Il presidente del cantiere coloniensis è Christian Gau, promotore della costruzione nel 1846 della prima chiesa neo-gotica a Parigi: Saint Clotilde. I disegni e le acque forti medievali del “Domwerk”, cioè i progetti di completamento della cattedrale, furono curati e pubblicati nel 1831 dall’architetto parigino Sulpiz Boisseré, sostenitore dell’origine tedesca del dell’architettura gotica come chiaramente espresso nel corso di una conferenza all’Académie des Beux-Arts di Parigi nel 1823.

La pubblicazione nel 1831 del “Domwerk” a cura di Boisseré ispira il giovane Victor Hugo, che pubblica lo stesso anno il romanzo la cui protagonista è la cattedrale gotica parigina di Notre-Dame. Nella prefazione al romanzo Hugo incita in questi termini i lettori francesi: “Conserviamo i monumenti antichi, ispiriamo alla nazione l’amore dell’architettura nazionale”. L’amore per la nazione e per la sua architettura nazionale si devono dunque sviluppare in parallelo. La cattedrale gotica parigina sarà infine restaurata nel 1845 da Viollet-le-Duc.

È proprio Viollet-Le-Duc che nel suo trattato “Du style gothique au XIXe siècle” del 1846 stabilisce una continuità non solo estetica, ma anche ideologica tra gotico medievale e l’‘800. Nel trattato l’architetto parla di edifici gotici in quanto “monumenti sacri del nostro culto, testimoni rispettabili della nostra storia” e del bisogno di “conservarli, perpetuarli fin tanto che i gloriosi ricordi che questi consacreranno (…) la lingua ed il genio della Francia”. Il restauro del gotico diventa dunque preservazione dell’identità nazionale. Il revival del gotico colpisce quindi anche l’Oltralpe francese: nel corso dell’’800 si restaurano le gotiche cattedrali di Nantes e Limoges e sorgono in stile neo-gotico la cattedrale di Digne e Marsiglia.

La retorica tedesca della “germanicità” del gotico rimane in auge anche nel XX secolo. Nel 1913 lo storico dell’arte tedesco Kurt Gerstenberg conia nel trattato Deutsche Sondergotik: eine Untersuchung über das Wesen der deutschen Baukunst im späten Mittelalter (“Gotico tedesco particolare: uno studio dell’essenza degli edifici tedeschi nel tardo Medioevo”) il concetto di Sondergotik (“gotico particolare”) ricalcando il concetto storiografico di “Sonderweg”. Ciò che caratterizzerebbe il gotico tedesc(ofon)o (Gerstenberg porta esempi anche dalla Cechia e dalla Slesia, aree non “tedesche” ma parlanti tedesco) rispetto al gotico francese ed internazionale sarebbero certi elementi quali ad esempio la struttura a capanna e la volta “a rete”. Oggi gli storici dell’arte hanno appurato che quella di Gerstenberg non è altro che una lettura ideologica della questione gotico-nazionale.

Ricordiamo in conclusione la degenerazione della retorica nazionalista nell’esaltazione del gotico: il castello di Marienburg, costruito a metà ‘800 vicino ad Hannover per onorare da un lato la memoria dei cavalieri teutonici e dall’altro per rivendicare la “germanicità” del territorio conteso tra Germania e Colonia, diventa, dopo un restauro all’inizio degli anni ’30, meta di pellegrinaggio annuale della Gioventù hitleriana…

In foto il Castello di Marienburg ad Hannover

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