Il Regno Unito, l’Italia e la fiducia nella responsabilità dei cittadini

Londra – Sono passate tre settimane da quando il Regno Unito, come il resto del mondo, ha annunciato il lockdown dell’intero paese. Le misure di restrizione, che sarebbero dovute terminare nella giornata di domani, sono state già prorogate senza una data certa su quando il paese potrà ripartire.

I provvedimenti legislativi che il governo britannico ha adottato per disincentivare le persone a uscire sono, paragonati a quelli italiani, di gran lunga meno severi e rigidi. Da una analisi comparata veloce esce subito fuori la grande differenza tra le sanzioni che sono state previste nei due paesi.

Mentre all’interno del nostro territorio nazionale le multe vanno dai 400 euro ai 3 mila euro con controlli frequenti, soprattutto nelle grandi città, nel Regno Unito la pena è di 60 sterline. La pena diventa più onerosa qualora la persona risulti recidiva e quindi la seconda volta la multa arriva a 120 sterline e aumenta di gran lunga nelle volte successive. In ogni caso è lampante la differenza di sanzione che decorre tra i due paesi.

Nella capitale britannica i controlli sono aumentati nelle ultime settimane, tuttavia ancora certe libertà, che in Italia sono state bandite, continuano a essere accettate dal governo britannico. Ad esempio, i parchi e gli spazi aperti all’interno del paese, anche se in maniera contenuta, rimangono ancora usufruibili ai cittadini ai quali è concessa una corsa o uno scambio di battute di pallone tra amici o semplicemente una chiacchierata al parco. Una libertà da poco conto ma che in realtà a molti italiani, che da settimane sono reclusi in casa, potrebbe sembrare un’alternativa all’isolamento sociale.

Essendo un’epidemia globale è giusto che anche le strategie di contenimento siano convergenti in tutti i paesi del mondo e infatti così sta accadendo. Eppure, la riflessione che esce fuori davanti a queste discrepanze tra i due paesi è la fiducia sul grado di responsabilità civile e morale che il governo affida ai propri cittadini. Sorge spontanea la domanda sul perché in Italia siano state adottate pene così elevate verso coloro che non rispettano le misure di contenimento dettate dal governo.

Da una parte si possono giudicare irresponsabili le scelte dell’amministrazione britannica, il premier Boris Johnson infatti è stato ampiamente criticato per come ha affrontato l’emergenza sanitaria nei primi giorni, una sottostima del problema che ha pagato sulla propria pelle e che il Paese sta pagando in questi giorni con il numero di contagiati che cresce in maniera esponenziale. Dai dati che il governo ha fornito risultano positive 93,873 persone e 12,107 sono il totale dei deceduti a causa del Covid 19, numeri che i media inglesi ritengono sottostimati e che potrebbero essere molto di più di quelli dichiarati nei dati ufficiali.

Dall’altra parte però è giusto riflettere anche sull’azione del governo italiano, che si è visto costretto ad adottare misure restrittive così severe per evitare spostamenti immotivati dei suoi cittadini che forse avrebbero continuato a muoversi incoscientemente all’interno del territorio nazionale.

Tali misure, però, prima o poi saranno destinate a finire e a quel punto le scelte individuali e la responsabilità morale di ognuno di noi diventeranno i fattori determinanti a evitare che la curva epidemiologica salga un’altra volta in maniera esponenziale. Quando le norme lasceranno spazio alla razionalità e alla morale dei singoli, quest’ultimi dovranno auto disciplinarsi e soltanto una popolazione ben informata e con forte senso civico potrà agire contro il diffondersi del virus.

Nel frattempo, però, gli scienziati, i medici e i programmatori inglesi stanno lavorando insieme per l’utilizzo della nuova App Covid Symptom Tracker che avverte gli utenti nel caso in cui abbiano avuto rapporti ravvicinati con un caso positivo e lo invitano all’isolamento volontario per evitare l’aumento dei contagi. Da un’inchiesta del giornale britannico The Guardian risulta però che l’app non rispetti del tutto gli standard di privacy, sebbene il governo avesse garantito la segretezza dei dati sensibili e l’anonimato degli utenti.

Anche questa, quindi, può essere giudicata come una mancanza di fiducia nei confronti della responsabilità dei cittadini?

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