Il “realista” Sousa con l’irreale sogno del gioco perfetto

Firenze – Esiste un gioco perfetto? quello platonico, quello che si gioca nel campo verde smeraldo della Città di Dio? Per Sousa esiste, e l’umanità ci si sta approssimando, con il lavoro, con il sacrificio e soprattutto con la fede. È la Fiorentina, ovviamente, ad avere la missione apostolica di realizzare prima degli altri la parola del profeta. E non c’è da preoccuparsi se quell’ideale appare lontano. Sousa, anche dopo ieri, lo dice chiaro di non essere preoccupato.

Lui vede “segnali positivi”, vede progressi, vede crescita (da un anno a questa parte!). Ma sentiamo cosa dicono gli agnostici: e se quel gioco non esistesse? oppure se esistesse, appunto, solo nel mondo delle idee? Mentre in terra ci sono campacci terrosi, legni storti, umani fallibili, e soprattutto gli avversari! Ecco una variabile che a Sousa sfugge. In terra ci sono gli avversari, insidiosi quanto imprevedibili, che corrompono gli ideali come tanti geni maligni. Diabolici nello sfregiare il disegno divino (magari tenendo dieci giocatori dietro la linea del pallone!). E soprattutto, in terra, c’è il calcio italiano: brutto, sporco e cattivo.

Una squadra che ieri ha mostrato di essere vicina almeno al paradiso terrestre, se non a quello dei cieli, ma non in Italia, è stata Il Tottenham di Pochettino. Non è un mistero che Sousa, quando sente la parola Tottenham, si commuova. Quando l’anno scorso le urne dell’Europa League glielo regalarono come avversario, era emozionato come un bambino al volante della macchina del babbo. Preparò quella partita con la religione necessaria, e anche se prese tre pere senza mai tirare in porta (che forse sarebbe stata una profanazione alla perfezione!) si sentì toccato dalla rivelazione, e ancor più convinto che la perfezione fosse lì.

Ieri, in effetti, un mostruoso Tottenham col centrocampo “a due” ha fatto a fette il City di Guardiola. Ma li avete visti quei “due”? Sissoko e Wanyama? E avete provato a mettere sul peso e a cronometrare nei cento metri loro, gli Alli, i Kane, i Rose, i Dier, tra l’altro tutti poco più che ventenni? Il Tottenham è una squadra di mostri atletici. Che, però, come tutti i terrestri, non sono mostri in eterno. Perché poi c’è da giocare la partita infrasettimanale (che regolarmente falliscono), e poi c’è da arrivare a maggio…L’anno scorso, a cinque giornate dalla fine della Premier, tutti avrebbero scommesso sulla vittoria del Tottenham, troppo superiore al Leicester e agli altri. E invece il Tottenham, stremato, non arrivò neanche secondo, e vinse una squadruccia allenata all’italiana da un italiano, sconvolgendo le certezze degli dei…

E questo succede in Albione, dove il calcio è un altro sport. Ma che succede da noi? Ieri sera abbiamo visto due squadre, Roma e Inter, fronteggiarsi all’inglese, con il 4-2-3-1 e dunque con due centrocampi “a due”. Partita emozionante, più di venti nitide occasioni da gol, tre reti che potevano essere almeno il doppio, prodezze dei portieri, ma anche tanta corsa a vuoto, tanto affanno nei recuperi, tanti errori delle difese che stentano a ritrovare il piazzamento quando gli avversari ripartono e ti ritrovi coi soliti tuoi quattro o cinque davanti alla linea del pallone. E poi quelle distanze tra giocatore e giocatore!

Quegli spazi che dovrebbero essere la tua terra di conquista, ma che improvvisamente, per un passaggio sbagliato, per un’intercettazione da parte di un maligno iconoclasta, si popolano di avversari assatanati…! E a voi pare bello quel calcio? Vi pare una gran trovata quella di mettere Florenzi (ieri) o Nainggolan (la volta prima) dietro al centravanti, sguarnendo il centrocampo? E vi pare una grande idea il farlo indipendentemente da chi è l’avversario? Io ci giurerei: Spalletti, che pure è uno che il 4-3-2-1 l’ha inventato (sia pure con varianti che vanno dal finto centravanti ai finti difensori), contro la Juventus quel modulo non lo gioca! E indirettamente aveva dato un segnale anche alla Fiorentina, perché quel modulo lo voleva imprudentemente “imporre” al Toro, giusto pochi giorni fa, perdendo! Ma noi tetragoni. Convinti di poter piegare tutto e tutti. Anche la più ovvia delle realtà.

E, a proposito, qualche settimana fa Sousa evocò una categoria filosofica che non dovrebbe comparire, se non con segno negativo, nel dizionario dei mistici e degli idealisti: il “realismo”. Disse che dovremmo tutti essere più realisti. Ma Sousa non è un bravo filosofo; caso mai è un bravo sofista, uno che sa impacchettare banalità e ipocrisie facendole passare per scienza. Ma forse non sa che ci sono, sia pure quasi in estinzione, dei filosofi che potrebbero dargli dei consigli, almeno per evitargli incoerenze.

Perché se vuoi essere realista, caro Sousa, non fai giocare “fuori ruolo” (finalmente se n’è accorto anche Benedetto Ferrara stamani su Repubblica!) Borja Valero come lo stai facendo giocare, perché i realisti, in genere, sono avvertiti delle conseguenze di quello che fanno! E un realista sta a sentire altri realisti (Ventura, per esempio) quando gli dicono che Berna non potrà mai essere un’ala! E un realista si accorge che non può essere colpa di Badelj se non è Sissoko, come non è colpa di Berna se non è Lamela, e come non è colpa di Ilicic se non è Alli.

Un realista si dovrebbe accorgere di avere giocatori buoni per un altro gioco (quello che giocavano prima, e che il paradiso, semmai, lo vedevano in Spagna, non in Inghilterra), e dovrebbe sapersi emendare, come tutti i realisti che sanno correggersi alla prova dei fatti. Ma Sousa i fatti preferisce non vederli, oppure preferisce allucinarli con le sue visioni (come la visione della Fiorentina che ha “dominato” la Juve a Torino in quella ormai proverbiale partita che Sousa continua a dire di aver rischiato di vincere!).

E state certi che non cambierà. Punirà i reprobi, quelli che non hanno il piede destro e che si rifiutano di averlo, quelli che non fanno i cento metri in dieci netti, e quelli che si arrendono alla stanchezza prima di morire in campo. Ma non corromperà il suo gioco, non macchierà la sua griffe. Sennò come farà l’anno prossimo a essere credibile per la Premier?

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