“Il Partito democratico, che ha sposato i dettami del mercato, è al tramonto. Noi prendiamo dalla sinistra storica valori classici come l’antifascismo, la partecipazione, la democrazia, ma vogliamo lo stesso livello d’attenzione per l’ambiente”. A parlare è Daniele Codeluppi, candidato sindaco alle elezioni amministrative del 26 maggio, in città, di Reggio Emilia in Comune (Rec), l’alleanza che mette insieme partiti e movimenti della sinistra dura e pura. Codeluppi, 44 anni, un ingegnere meccanico “convertito” all’agricoltura, lavora alla cooperativa agricola La Collina ed è tra i fondatori del Centro sociale Aq16.
Codeluppi ci spieghi com’è nata la sua candidatura…
Mi sono formato nei movimenti, anche grazie ad esperienze all’estero, avendo come punto di riferimento un modello di sinistra attento ai diritti, all’ambiente. Ho partecipato a proteste contro la guerra, il G8, la Tav, sono stato attivista per l’acqua pubblica al tempo del referendum e mi batto per i diritti degli immigrati. La mia candidatura è nata dalla convinzione che non sia più sufficiente la protesta, ma che si debba sviluppare una progettualità che arrivi dentro alle istituzioni.
Che cosa c’è che non va a Reggio Emilia, dove da sempre governa la sinistra o il centrosinistra?
Reggio Emilia ha dei livelli di occupazione, di coesione sociale, di senso civico più alti rispetto ad altri territori. Il livello dei servizi tiene, ma non possiamo negare che 10 anni d’austerity abbiano prodotto un abbassamento degli standard anche a Reggio. Un declino che non può essere fermato da un modello come quello del centrosinistra trainato dal Pd, oggi al tramonto, che ha spostato i dettami del mercato. Qui le amministrazioni Pd hanno svenduto Agac.
Eppure in quelle amministrazioni c’erano esponenti di sinistra come Matteo Sassi, prima assessore poi vicesindaco. Se ne deduce che considerate il suo operato in modo negativo…
Sicuramente il giudizio è negativo. Il controllo diretto da parte del Comune del servizio idrico e della gestione del ciclo dei rifiuti non è un’ipotesi radicale. Al referendum sulla ripubblicizzazione dell’acqua la nostra provincia ha espresso la maggior partecipazione, eppure ancora oggi non si sa ancora nulla della società totalmente pubblica, in house, che era stata promessa. Pensiamo che il Comune debba tornare protagonista nella gestione dei servizi. E’ possibile tornare indietro. Prendiamo Fcr, un modello che è sotto gli occhi di tutti: è efficiente e genera utili.
Le pensa quindi a un’uscita da Iren?
Certo, si studia un’exit strategy. Nei primi cento giorni affiderei ai tecnici il compito di trovare una forma di fuoriuscita da Iren. Con un’azienda comunale avremmo un servizio migliore e anche più utili.
Lei sostiene che il Pd è al tramonto, ma le esperienze nate a sinistra del Partito democratico alle elezioni politiche sono state bocciate…
Purtroppo il rischio che quell’esito si riproponga alle Europee c’è. Quello che stiamo facendo con Reggio Emilia in Comune è una cosa differente. Liberi e Uguali, che pure ho votato, è stato visto come un accordo di vertice tra segreterie. Noi non vogliamo mettere insieme rimasugli della sinistra, ma stimolare la partecipazione delle persone, anche di quelle che non hanno mai fatto politica. Siamo una realtà nuova, che deve crescere.
Che obiettivo percentuale vi date?
Il 6 o il 7% sarebbe un ottimo risultato. L’obiettivo minimo è quello di superare la soglia di sbarramento per entrare in sala del Tricolore. A Bologna un’esperienza come la nostra ha preso il 7%, a Livorno un’operazione simile, già approdata in Consiglio comunale, ora si ripresenta. La sinistra deve radicarsi nei territori e ricreare il rapporto col popolo che ha smarrito.
Si va al ballottaggio secondo lei?
Non ho sfera di cristallo, tutti dicono che Reggio e contendibile. Se ci sarà il ballottaggio vedremo il da farsi. Dipende anche dalla percentuale che prenderemo noi: col 10% saremmo determinanti. Chiaro che per noi l’avversario politico è il candidato di Salvini. Su di un eventuale appoggio a Vecchi, al nostro interno, ci sono vedute diverse. Parte di Rec è convinta che il Pd debba fare il suo ciclo storico ed esaurirsi. Alcuni sostengono che si debba votare il “meno peggio”. Potremmo anche pensare di dare libertà di coscienza. Riuniremo la nostra assemblea per decidere.
Che cosa boccia, politicamente, degli altri candidati sindaci? Partiamo da Vecchi…
Non sarei corretto a dire che Vecchi ha sbagliato tutto. Ha commesso l’errore di aver tradito l’esito del referendum sull’acqua, ha affidato a Iren progetti enormi, come quello di Gavassa che andrà a incidere sull’ambiente. E non ha avuto coraggio sul Piano della mobilità sostenibile…
La giunta poche settimane fa ha adottato il Piano urbano della mobilità sostenibile…
Vedremo. Ripeto, per quel che riguarda l’acqua, è stata promessa la costituzione di un’azienda pubblica ed è sparita. Vecchi è appoggiato da sei liste. Una è formata da transfughi di Forza Italia. Nella lista del Pd ci sono attivisti per i diritti degli omosessuali ed esponenti del mondo cattolico. Mi chiedo come farà, se rieletto, a tenere insieme queste sensibilità.
Torniamo ai candidati sindaci. Che cosa boccia della Ognibene?
Noi siamo una lista civica, lei ha alle spalle un partito che subisce pressioni dal livello nazionale.
Salati.
Salati è un civico, ma è espressione più estrema della destra. Salvini ha una connotazione ben precisa, non è il Popolo delle Libertà.
Rubertelli.
E’ una persona di cui apprezzo il garbo. Le riconosco la connotazione civica. Chiaro che lei viene dal mondo imprenditoriale, mentre noi siamo legati a quello del lavoro e della precarietà. Con Salati e Rubertelli non mi trovo d’accordo sul tema della sicurezza, specie quando evocano il ricorso all’esercito. Non si può delegare la soluzione di problemi di contrasto sociale alle Forze dell’ordine.
Poniamo che la sua lista faccia un risultato sorprendente e lei venga eletto sindaco: cosa fa nei primi cento giorni?
Per realizzare il programma avrò bisogno della collaborazione della macchina comunale, quindi mi metterei da subito in dialogo con i dipendenti per spiegare loro il nuovo corso. E poi riattiverei i Consigli di quartiere.
Il traffico resta un problema da risolvere. Come?
Nel nostro programma c’è il progetto di togliere mezzi circolanti privati dalle strade. Non è solo un fatto d’inquinamento, ma anche di qualità della vita. La gente, in alcuni tratti e in determinati orari, passa ore in colonna. Le strade sono trafficate e pericolose. Nel togliere i mezzi privati dovremo rendere più appetibile il trasporto pubblico.
Che non è oggi una valida alternativa…
Va creato un modello di servizio con più corsie preferenziali e a maggior frequenza. In 5 anni investiremmo sul parco mezzi, sostituendo l’attuale con l’elettrico. Sappiamo che molti spostamenti vengono fatti in un raggio di 5 km, quindi è possibile usare la bicicletta o andare a piedi, ma bisogna migliorare le ciclopedonali. E poi prevedere facilitazioni e sgravi per chi va al lavoro in modo eco sostenibile.