Il quarto polo: tra due anni accademici, un pezzo di Università sarà ospitato anche alle ex Reggiane

L’università diffusa reggiana si prepara a sbarcare anche nell’area ex Reggiane (oggi se non hai una filiale da quelle parti, non sei nessuno) dall’Anno accademico 2023-2024. E così le sedi diventano quattro
Teoria di sorridenti mecenati: ne hanno ben donde

La città continua a crescere puntando sul digitale, sulla ricerca tecnologica e sul potenziamento dell’offerta universitaria: in arrivo 3.350 metri quadrati per 1.760 studenti nella nuova sede delle Reggiane.
Saranno quattro i nuovi corsi del quarto polo universitario, che ospiterà ben 9 aule per circa 1.000 posti (la più grande ospita fino a 288 studenti), 4 laboratori, sia di didattica sia di aula informatica per 230 posti, 2 sale studio ed open space da 120 posti, uffici amministrativi.
Sarà proprio il Capannone 15C del Parco Innovazione ad ospitare la nuova sede universitaria: i lavori di riqualificazione termineranno entro marzo 2023, mentre l’Università attiverà i corsi di studio per l’Anno accademico 2023-2024.

La quarta sede andrà infatti a sommarsi al Campus San Lazzaro, sede storica dell’Ateneo dedicata al Dipartimento di Scienze e Metodi dell’Ingegneria, Scienze agro-alimentari e Professioni sanitarie, Palazzo Dossetti, con il Dipartimento di Comunicazione ed Economia, e il Seminario che ospita il Dipartimento di Educazione e Scienze umane.
L’accordo che ha permesso la realizzazione e l’apertura del quarto Polo universitario nell’ambito dell’Area Reggiane è stato stipulato tra Comune di Reggio Emilia, Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, Stu Reggiane Spa e Unindustria Reggio Emilia.

I corsi di studi, due già attivi e due nuovi, saranno destinati al Digitale (Scienze e Tecniche psicologiche e Digital education, già attivi, Analisi e Gestione dei dati per le imprese e Digital Automation Engineering, nuovi), sviluppando e strutturando l’offerta accademica di Unimore nel ramo reggiano e qualificando la vocazione alla ricerca e all’osmosi fra saperi propria del Parco Innovazione, avvicinando ulteriormente imprese e Università.
I nuovi ambiti di ricerca e didattica avranno luogo nel Parco Innovazione, ambiente strategico anche per quanto riguarda il tema occupazione dei giovani: si stima, infatti, che entro fine 2024 il mercato del lavoro italiano richiederà, in settori diversi e trasversali, 1,5 milioni di esperti con competenze digitali.

È grazie agli interventi di recupero edilizio e funzionale dell’immobile che il Capannone 15C è tornato ad essere vivo e vivibile e che oggi è diventato parte, insieme al riqualificato Capannone 18, sede di laboratori di ricerca di aziende private e start up d’impresa, adiacente al Capannone 17 in riqualificazione e a breve distanza dal Tecnopolo con laboratori di ricerca e trasferimento tecnologico di Unimore e Crpa, di un luogo deputato alla ricerca e al progresso scientifico.
Per sostenere l’investimento, che aumenta complessivamente a 9,9 milioni di euro, il Comune di Reggio Emilia si impegna ad acquistare la proprietà dell’immobile che è attualmente in fase di riqualificazione a cura di Stu Reggiane Spa.

Unimore, invece, garantisce di acquisire l’usufrutto degli spazi per 29 anni a fronte del pagamento di un maxicanone iniziale da 1,4 milioni di euro e il pagamento di un canone annuale di 121.000 euro, pari a circa un terzo rispetto a quello sostenuto dal Comune, di 370mila, per l’attivazione del mutuo necessario a coprire i costi di realizzazione.
Unindustria Reggio Emilia si impegna poi a promuovere una raccolta fondi presso i propri associati con l’obiettivo di contribuire a sostenere i costi dell’ampliamento dell’offerta formativa garantendo fin da subito un esborso pari ad almeno 1 milione di euro.
L’accordo è aperto all’adesione di ulteriori Enti pubblici e soggetti privati interessati a sostenere l’investimento formativo a servizio dell’intero territorio.

“Ci sono progetti, come questo, dal peso specifico rilevante, capaci di ancorare la via Emilia e la Regione Emilia-Romagna al mondo – ha affermato il vicesindaco di Reggio Emilia Alex Pratissoli durante la conferenza stampa di presentazione che ha avuto luogo al Tecnopolo -. Il Parco Innovazione investe sui giovani e sulle competenze tra aziende, centri di ricerca e, adesso, anche l’università. La sede reggiana dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia ha raddoppiato gli iscritti in soli dieci anni, passando dagli oltre 5mila del 2010 agli oltre 11mila attuali. Una rigenerazione urbana che punta sull’istruzione”.

“In questo progetto la qualità ministeriale raggiunge alti livelli – ha continuato il Prorettore per la sede Unimore di Reggio Emilia, Giovanni Verzellesi -. Saranno alti anche i livelli di occupabilità, dal momento che l’offerta formativa dei corsi è attinente alle attività aziendali svolte nel Tecnopolo. Per Unimore è sostanziale e fondamentale il supporto della nostra città”.

“Formare competenze trasversali dedicate alla cultura digitale: è questo il quarto polo universitario – ha detto Fabio Storchi, presidente di Unindustria Reggio Emilia -. La cultura digitale si avvia a diventare la caratteristica distintiva delle organizzazioni capaci di competere nella quarta rivoluzione industriale. È con l’anno 2019-2020 che la digitalizzazione è entrata nei percorsi di studio dell’università, segnando il passaggio reggiano nel panorama tecnologico contemporaneo”.

“Aziende stabili, centri e laboratori di ricerca, ora anche una facoltà: siamo entrati nell’innovazione e nel progresso – ha proseguito Luca Torri, amministratore delegato di Stu Reggiane Spa -. Il quarto polo universitario alle Reggiane rappresenta uno dei capisaldi del progetto del Parco Innovazione, ovvero quello di riunire in un unico luogo aziende, laboratori di ricerca, scuole di specializzazione e Università. Ora il Parco rappresenta una delle realtà più interessanti nel panorama nazionale in quanto può garantire la presenza stabile di tutti i soggetti deputati alla ricerca, all’innovazione e allo sviluppo economico. A fianco dello spazio universitario verrà poi realizzato l’incubatore dedicato alle Start Up e all’Open Innovation gestito in modo collaborativo da Silk Faw e Fondazione Rei, per dare attuazione alle attività di frontiera nei settori della transizione energetica e dell’automotive”.

“Stiamo assistendo ad un passaggio storico in questa epoca di grandi transizioni verso un altro modello di città: Reggio si trasforma diventando città universitaria e portando con sé sviluppo e cambiamento – ha concluso il sindaco di Reggio Luca Vecchi -. Questa spinta evolutiva non è un episodio, bensì un processo che va assecondato anche nel lungo termine. Reggio non nasce universitaria ma lo sta diventando con una spinta costante che non va fermata. Alle ex Reggiane è finito il Novecento ed è iniziato il terzo millennio: è qui che si sviluppa, anche nelle sue contraddizioni, una sintesi significativa per la città. Rigenerazione urbana, trasformazione tecnologica e conoscenza si inseriscono in un sistema di innovazione che è scientifico ma anche umanistico, senso e significato delle città del futuro. Questo risultato è stato possibile grazie ad una collaborazione virtuosa che è ormai un marchio di fabbrica a Reggio e che ha visto istituzioni, privati e università confrontarsi nel segno del bene comune. In questi due anni imprevedibili non ci siamo fermati nonostante l’emergenza sanitaria tuttora in essere, ma abbiamo continuato ad inaugurare e organizzare, con tanti cantieri in corso. In questo intreccio tra evoluzione, società e tecnologia al Parco Innovazione c’è tanto della nuova città che sta nascendo”.

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