Firenze – Una sfida straordinaria per la scienza moderna, comprendere il cervello umano e ricostruire il suo funzionamento su avanzatissime piattaforme informatiche. Un’opportunità per il mondo della ricerca europea: partecipare alla nuova call del progetto Human Brain Project(HBP) dedicata a ricerche sulle Neuroscienze cognitive e comportamentali che permetteranno di tradurre in tecnologie ICT i modelli teorici basati su anatomia e fisiologia del cervello.
Sarà presentata dal direttivo scientifico HBP all’Università di Firenze, venerdì 5 giugno, alle ore 10.30, la call internazionale con la quale il più ampio progetto finanziato dall’Unione europea sul cervello umano si apre allo studio delle Neuroscienze cognitive (Rettorato, sala del Consiglio di amministrazione – piazza San Marco, 4 Firenze).
Obiettivo della call, che si chiuderà il prossimo 3 luglio, avviare quattro progetti della durata biennale in questo campo, che riceveranno dall’Unione europea un finanziamento di 8 milioni di euro.
All’incontro prenderanno parte Philippe Gillet, presidente del consiglio direttivo di HBP, Thomas Skordas, capo dell’unità Future and Emerging Technologies – Flagship della Commissione europea, Francesco Saverio Pavone, Katrin Amunts e Thomas Lippert, membri del consiglio direttivo HBP e Richard Walker, ufficio comunicazione HBP. L’incontro sarà trasmesso in videostreaming su www.unifi.it.
All’Human Brain Project partecipano 87 istituti di ricerca europei e internazionali. L’investimento complessivo a copertura del progetto, che si concluderà nel 2023, ammonta a 1,19 miliardi di euro, di questi il 5% sarà dedicato alle ricerche sulle Scienze cognitive.
Scopo di HBP, costruire un simulatore dell’intera attività del cervello umano mettendo insieme le informazioni e le immagini che i ricercatori hanno acquisito sul funzionamento e la morfologia delle molecole, dei neuroni e dei circuiti neuronali, abbinate a quelle sui più potenti database attualmente sviluppati grazie alle tecnologie ICT. Un modello con cento miliardi di neuroni permetterebbe di studiare possibili terapie per contrastare malattie degenerative del sistema nervoso ma anche realizzare supercomputer intelligenti.