Prato – La notizia della riconversione del Teatro Politeama in un luogo di aggregazione culturale, e didattico –”Chi vorrà gustare un aperitivo in centro, potrà farlo anche nella location suggestiva del teatro Politeama”, – così il Presidente Maurizio Nardi, subentrato a Roberta Betti scomparsa per una crisi respiratoria a fine gennaio, ha colto Prato di sorpresa.
Le immagini di quell’ampio salone dei primi del ‘900 privato delle 750 poltroncine rosse perché a dire del suo presidente, le restrizioni del Covid avrebbero permesso lo svolgimento di una prossima stagione teatrale in perdita fanno male a chi è stato testimone e ha lottato per la sua rinascita, ma anche alla città.
Era infatti il 1985 l’anno in cui il Politeama fu chiuso e abbandonato, e prese piede il progetto di farlo diventare un garage. Ma quattro anni più tardi nacque un comitato cittadino per la riapertura del teatro, grazie all’impegno dell’imprenditrice Roberta Betti e nel ’94 la Politeama s.p.a., di cui la stessa Betti ne era presidente, allo scopo di sensibilizzare la città di Prato per il recupero della bellissima struttura opera dell’ingegnere Emilio André con la pregevole copertura dell’architetto Nervi.
La Politeama s.p.a. era una ”Public Company” e grazie al costo di ogni azione a sole mille lire, si dava la possibilità a chiunque volesse, di dare il proprio contributo per la sua riapertura. Ci vollero 2 miliardi e 800 milioni perché fosse acquistato il teatro e circa la stessa cifra per il restauro. Una consistente partecipazione al progetto ebbero allora il Comune di Prato, l’Unione Industriali, Prato Trade, la Provincia, Cariprato, la C.N.A. Artigianato Pratese e la Confartigianato Pratese.
Ma tante risorse arrivarono dai cittadini pratesi, che sottoscrissero azioni: dai tanti pensionati che inviarono buste con qualche banconota e lettere struggenti dei ricordi giovanili di serate trascorse al banchino. E ufficialmente il teatro riaprì i battenti a gennaio del 1999 con la rappresentazione dell’opera lirica del maestro Puccini,Tosca.
Sembra dunque impossibile che la tormentata storia a lieto fine vissuta da uno dei simboli più prestigiosi di questa città, ideato dall’atleta pratese Bruno Banchini che volle “un teatro che fosse più bello e più grande di quanti ne esistevano”, possa poi per volontà del suo presidente trasformarsi come conseguenza della pandemia in una nuova realtà che lascia non poche perplessità.
E ci chiediamo infatti se tutti i protagonisti principali che costituiscono il suo Cda compreso i Soci siano stati avvertiti di questo cambio di destinazione che ha stupito i pratesi per la modalità con cui esso è avvenuto. A cominciare dal Sindaco di Prato Matteo Biffoni. “Non ne sapevo nulla, non so cosa vuole fare, vorrei che se ne parlasse”.
Circolano poi voci insistenti che questo sia un progetto che non piace anche per una serie di motivi. Innanzitutto la sua trasformazione da tempio culturale a locale da movida e per un tempo indefinito. All’uso di oggetti scenografici a cui farebbe riferimento Nardi per abbellire la sala, che però pare che non ci sarebbero; alla ristorazione affidata a Pino Gazzo già titolare dello Zero Caffè in via Garibaldi che per poter espletare il servizio ai tavoli dovrebbe servirsi delle cucine interne.
Strutture però che sarebbero in realtà di un altro proprietario. Contattata telefonicamente Elvira Trentini, la fedele amica di Roberta Betti, ha detto tra le lacrime che essa è sconvolta per quanto sta accadendo al Teatro di via Garibaldi.
“Io e Roberta abbiamo dato la vita al Politeama e ora se lo disfano è un dispiacere. Sono amareggiata. Roberta non avrebbe voluto e sto pensando di andar via da Prato tanto il dolore che provo. Abbiamo messo su un teatro che è stato per anni il fiore all’occhiello di questa città; con l’Arte in Scena abbiamo avviato alla carriera di attore tantissimi ragazzi che oggi calcano le scene con successo. Questo teatro non è nato per una cosa fine a sé stessa ma per promuovere cultura. E lo dico con il cuore e non mi importa di dire ciò che penso anche se è scomodo. Io sono felice se la pensa come me anche una sola persona. Ricordo l’impegno di Roberta per preparare la stagione teatrale, la cura nel mettere a posto i cartelloni con gli spettacoli. Sceglievamo per i pratesi sempre il meglio e la nostra soddisfazione era ripagata dai sorrisi e dagli applausi del pubblico. Rammento che un giorno venne in teatro una signora che voleva assolutamente parlare con Roberta. Le si avvicinò insieme al marito. Entrambi la ringraziarono dicendole che avendo ridato vita al teatro politeama, loro erano tornati a vivere. Venire a teatro la domenica aveva significato togliersi le pantofole ed uscire di nuovo.”
Foto: Roberta Betti