Poc, Italia Nostra: “Principi pomposi contraddetti dalle norme”

Firenze – Chiuso ieri il convegno organizzato da Italia Nostra sul piano operativo comunale, le criticità rilevate rimangono sul tavolo. Partecipazione reale e priorità urbanistiche, il convegno, che ha visto sfilare una ricca rosa di architetti, urbanisti, esperti, esponenti di comitato cittadini e residenti, ha in buona sostanza fatto emergere la presenza concreta di un altro piano operativo rispetto a quello presentato dalla giunta, una sorta di “piano ombra”, basato su un approccio diverso, che origina da una vera e propria visione organica che unisce città e piana, verde pubblico e privato, parchi che valorizzano punti di interesse archeologico e grandi ville rinascimentali, mobilità alternativa e leggera con l’utilizzo di parte delle reti ferroviarie che in molti casi sono inutilizzate e sottoutilizzate, in particolare verso e attraverso la Piana.

Il primo vero problema infatti che viene presentato all’apertura del convegno, dopo la sintesi introduttiva del presidente di Italia Nostra Leonardo Rombai, è quello illustrato dal professor Marco Massa che riguarda la natura del Poc, che secondo i relatori non si scosta dall’essere un affastellamento di norme senza un filo conduttore che realmente indirizzi il tutto verso in progetto organico di valorizzazione del territorio. Anzi, secondo quanto emerso dai vari interventi, il rischio è proprio quello, al di là di “roboanti dichiarazioni di principio” di vedere atterrare sul campo norme che remano al contrario di quanto dichiarato, riaprendo spazi ulteriori alla rendita e alla speculazione edilizia. Insomma, altro cemento, altre concessioni a chi fa dell’area a questo punto metropolitana fiorentina, terreno di investimento per lo più turistico, senza ricadute significative sul territorio. Un esempio, la ormai famosa norma del blocco degli alberghi in zona UNESCO, che tuttavia prevede la possibilità di ampliamento, per quelli già presenti, del 20 per cento rispetto alla superficie.

Ma il problema riguarda anche altro, che va ad incidere direttamente sui processi decisori e ha molto a che fare con l’equilibrio fra democrazia rappresentativa e partecipativa. E quindi con la natura dei beni: il territorio è bene comune? O bene pubblico? Differenze apparentemente cervellotiche, che tuttavia segnano differenze importanti a livello sia di gestione che di partecipazione. In soldoni: quanti cittadini sanno cos’è il piano operativo comunale? Quanti sanno che si possono presentare osservazioni? Quanti sono a conoscenza che la sua approvazione non sarà qualcosa di lontano e astratto dall’esistenza quotidiana ma condizionerà in modo concreto e per lungo tempo le loro esistenze?

Al di là di questi interrogativi di fondo, il convegno procede con relazioni monotematiche che evocano contraddizioni e snodi concreti del Poc, come ad ora presentato.

Dopo la presentazione di Rombai, l’intervento del professor Marco Massa mette in luce l’effetto affastellamento delle norme, mentre con Gianfranco Ciulli, presidente dell’Associazione VAS (Vita, Ambiente e Salute Onlus), si riesamina il tema aeroporto, complicato dalle varie pronunce di cui, dal Tar al consiglio di stato, è stato oggetto.

Con la relazione del professor Giorgio Pizziolo, il passo del convegno si allunga. L’analisi riguarda la Piana, la sua funzione sia storica che economica che ambientale rispetto alla città che vi si affaccia, e che conduce Pizziolo a dimostrare la necessità di un ribaltamento dei termini: da spazio di “magazzino” della città in cui infilare in qualche modo infrastrutture, occupazioni, cemento, bisognerebbe ripartire, dice Pizziolo, riguadagnando i corridoi verdi che permettono alla Piana di respirare e che configurano una grande rete di prezioso verde (dalle Cascine di Firenze alle Cascine di Tavola, alla messa in comunicazione con tutti i parchi sparsi fino a raggiungere una circolarità che è anche culturale oltreché ambientale) che consente anche di tornare a praticare la cosiddetta agricoltura della cura. Sulla Piana, la sua storia e le sue trasformazioni, spettacolari i video di Marco Daffra. Il ragionamento di Pizziolo è: capovolgiamo rapporto, la Piana allunghi i suoi tentacoli verso la Città e non viceversa.

È il professor Mario Bencivenni a mettere in luce, nel suo contributo, il rapporto della città col verde urbano. Sulla scorta di quanto ancora in itinere per quanto riguarda la vicenda dello spartitraffico di viale Redi, la richiesta è quella di ripensare le logiche di riforestazione urbana seguendo principi di rispetto, cura, competenza nell’accudimento degli alberi. Inoltre si mette in luce c’è il profondo legame della cittadinanza con i propri alberi, un rapporto intimo che emerge quando le minacce delle motoseghe si fanno, come ormai da anni, concrete. Ma il vero problema, continua Bencivenni, è il fatto che, secondo la legge 10/2013, il verde urbano è considerato come elemento strategico nella logica urbanistica delle città. Una dichiarazione che si trova nel Poc, ma che rimane a livello di principio, “rinviato a un ulteriore piano del verde di cui però, nonostante l’avvio, nessuno sa ad ora nulla, a partire dal punto in cui si trova, dopo le varie dichiarazioni pubbliche”. Il piano del verde, in ottemperanza alla legge nazionale, si trova all’interno del percorso partecipato per la formazione del nuovo Piano operativo, ed è stato indicato dal’Amministrazione “fra gli obiettivi strategici in materia di sviluppo sostenibile, tutela del territorio e della rigenerazione ambientale”, tant’è vero, ricorda il professore, che “sono stati sottoscritti accordi di ricerca con l’Università degli Studi di Firenze e collaborazioni con altri enti e associazioni come la Società toscana di Orticoltura, il Cnr, l’Accademia dei Georgofili”. Ma dopo di ciò, sembra che nessuno sia riuscito a intravederlo, secondo quanto denuncia Italia Nostra. Mentre gli abbattimenti procedono, rischiando di spogliare la città del suo prezioso arredo verde “che non può essere compensato dalla ripiantumazione di pur intere foreste, in quanto la cancellazione dell’ufficio del verde comunale ha provocato una esternalizzazione che ha di fatto cancellato competenze e capacità di cura ( prova ne siano i numerosissimi casi di disseccamento delle nuove piante messe a dimora)”; non solo, le sostituzioni decise, ufficialmente per adeguarsi si cambiamenti climatici, non tengono conto del piano preciso secondo cui furono scelte le alberature. Infine, il problema delle isole di calore “non può venire risolto con l’abbattimento di piante adulte che vengono sostituire da piante che per giungere al loro sviluppo adulto e dunque ai benefici noti, devono attendere i fisiologici vent’anni di accrescimento. Nel frattempo che si fa?”. La pericolosità delle alberature si combatte con “controlli, monitoraggi e cire”. E tanta competenza.

Il punto sulla mobilità è fatto dall’architetto Paolo Celebre. Ciò che emerge, in bus ma sostanza, secondo l’analisi dell’architetto,sono in buona parte le occasioni perdute per dotare la Città e l’area circostante di un sistema armonico ed effettivamente cliente di spostamento, che poteva trovare il suo perno sulle tratte ferroviarie di superficie, sulla sinergia degli interscambi con il sistema dei bus veloci, fino alla creazione di  un sistema fortemente interconnesso che avvolge il territorio senza stravolgerlo o invaderlo con prolungamenti tramviaria, ad esempio, ad ora inutili. A meno che non ci sia la preparazione della Grande Firenze, ovvero di un territorio fortemente antropizzato, attraversato da linee tramviarie per cui Campi, Sesto, Bagno a Ripoli saranno poco più che stazioncine di tramvia, annullato lo spazio agricolo e reso tutto un’indifferenziato oceano di periferie. Senza contare l’evidente innalzamento dei valori immobiliari che corre sul filo delle nuove rotaie della tramvia, che rendono il mercato immobiliare fiorentino feroce ed escludente delle fasce medie anche nella cintura .

Il dibattito riprende nelle prime ore del pomeriggio con l’intervento dell’architetto urbanista Giovanni Maffei Cardellini, che riprende il tema del Poc come insieme di norme senza cornice generale, con particolare attenzione alla sua ricaduta sulle mutazioni avvenute e in corso nel centro storico, dalla sua spoliazione da parte di un sistema turistico ormai al di là dei freni che si tentano, dal momento che è figlio di un approccio sistematico prettamente economico-fruttifero alla Città, sul quale poco incidono le novità regolamentari del apoc in approvazione. Analisi che viene attentamente indagata dall’architetta Marvi Maggio, che si occupa del tema questione abitativa e diritto alla città, che introduce a sua volta le “monografie” su Campo di Marte di Galimberti, del Comitato Vitabilità,  e sul “caso Novoli” relazionato dal professor Alberto Di Cintio, di Associazione Novoli Bene Comune.

Infine tavola rotonda con la presenza della professoressa dello IUAV Anna Marson, ex assessora regionale all’ambiente, promotrice per la Toscana di una legge per la tutela dell’ambiente e del paesaggio che segnò una svolta nel clima politico italiano e divenne simbolo della capacità del pubblico di tutelare e rafforzare l’ambiente, subendo poi e accusando svariati attacchi trasversali, di Tommaso Fattori, ex consigliere regionale e esponente del Commons Research Group europeo, dell’architetto Filippo Bertini (Alterpiana), dell’architetto Carlo Carbone, Unifi, del professor Marco Massa di Italia Nostra e di Tiziano Cardosi, del Comitato No Tav.

 

 

 

 

 

 

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