Il piccolo Buddha. La grande Malala

La lezione di una ragazzina pakistana davanti ai dottori dell’Onu

Era il febbraio 2006 quando per il centro storico di Reggio sfilò un nutrito e vivace corteo di islamici per protestare contro le vignette danesi su Maometto. In sostanza una non dimenticata manifestazione, ancorché pacifica e caricata di altri pretestuosi significati, contro la libertà d’espressione. Sviluppi illuministici e principi della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, purtroppo, non fanno ancora parte del bagaglio culturale dei gruppi di potere in gran parte dei Paesi arabi. Un tempo non troppo lontano, culla di raffinatezza e avanguardia scientifica. Il baricentro economico nei secoli si è spostato altrove. E la povertà si abbatte inesorabile anche su istruzione e libertà.

Ma dalle privazioni più dure nascono spesso situazioni di sacrificio ed eroismo che diventano simboli contro l’oppressione e l’arretratezza umane, magari in nome di una religione. E’ il caso della ragazzina pachistana Malala Yousafzai, scampata ad un attentato dei talebani per via della sua lotta per il riscatto femminile, e che nel giorno del suo sedicesimo compleanno, ha tenuto all’Onu un discorso da incorniciare: “Un bambino, un insegnante, un libro, una penna possono cambiare il mondo. L’istruzione è la sola soluzione”.

La ragazzina all'OnuOltre la valenza planetaria del messaggio, il monito sull’istruzione come anticorpo al vistoso degrado generale principiato dalla crisi economica, varrebbe nello specifico anche per il nostro Paese, detentore del 70% del patrimonio artistico mondiale. E per la nostra regione e le nostre province, dove non meno che altrove i tagli alla scuola, alla formazione, all’università, non hanno prodotto solo una non meglio specificata “fuga di cervelli”. Ma anche un impoverimento generale delle generazioni che si affacciano alla vita sociale. Soprattutto in chiave esistenziale.

Non a caso l’Emilia felix, una regione che godeva dell’abusato sinonimo di “laboratorio” di qualcosa, da tempo immemore non si segnala più per vigore intellettuale. Quasi in nessun campo. E languono assai, come da poche altre parti, confronti alti e dibattiti approfonditi. Sui temi sociali, culturali, politici. Un ripiegamento su se stessi dettato dall’incartapecorirsi degli schemi e dei gruppi di potere.

Il discorso di una ragazzina pachistana sui massimi sistemi, quando la semplicità si unisce alla profondità, diventa una ricetta valida non per riequilibrare le borse ma per ridare speranza all’uomo.

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