Il Pd “scarica” Enrico Bini, assurto a paladino dell’antimafia senza se e senza ma all’interno del suo stesso partito, a proposito della vicenda giudiziaria riguardante il consigliere comunale Salvatore Scarpino (foto homepage). Che da alcuni articoli di stampa è risultato indagato in un’inchiesta, dai presunti reati poi prescritti e quindi mai portata a termine, della Finanza sul Catasto di Reggio, datata 2002. Riassestandosi su posizione più garantiste (“inaugurate” dopo la vicenda della casa di Masone del sindaco) rispetto al caso di Marcello Coffrini, il segretario cittadino Mauro Vicini e il capogruppo in consiglio comunale Andrea Capelli censurano le richieste di dimissioni verso lo stesso Scarpino chieste dal sindaco di Castelnovo Monti durante un dibattito pubblico. Così scrivono a due mani in una nota Vicini e Capelli: “Speriamo che a nessun cittadino capiti di essere indagato nel 2002, non essere mai stato interrogato, non aver mai ricevuto un avviso di garanzia ed aver saputo informalmente della chiusura delle indagini solo nel 2014 senza alcun atto formale, ed essere colpevolizzato 14 anni dopo per l’intervenuta prescrizione di un reato.
Stupisce invece che un importante amministratore pubblico del PD “non abbia dubbi” e solo dopo che è uscita la notizia che la prescrizione abbia “salvato” dalle accuse Scarpino inviti il Pd a chiedere “le dimissioni di Salvatore Scarpino”.
Non riteniamo pertanto giustificata la richiesta, anzi esprimiamo solidarietà a Salvatore Scarpino per i continui attacchi discriminatori che in questi mesi ha subito e immaginiamo che questa infelice uscita possa essere motivata dalla scarsità di altri elementi e dalla difficoltà ad individuare le necessarie azioni per combattere, insieme, la criminalità”.