Un voto compatto, quasi all’unanimità (tranne i sì di Tutino, Tagliavini e De Franco). Così si è espresso, per il no, la direzione provinciale del partito democratico nella riunione di ieri sera, pochi giorni dopo l’assemblea dei sindaci sempre nel quartier generale di via Gandhi. E il manifesto degli “intellettuali” reggiani che chiedevano tutt’altro. Non è una bocciatura tout court ad un’eventuale soluzione altra che sia lo scorporo del sistema idrico da Iren e la presa di possesso dei comuni ma poco ci manca.
E la motivazione è tutta nei numeri (anticipati un mese fa da 7per24): metterebbero, si legge nel comunicato, potenzialmente a repentaglio l’equilibrio economico-finanziario di numerosi enti locali già ad oggi espropriati della propria autonomia di bilancio. Un blocco dunque che avrebbe conseguenze sociali e sui servizi inimmaginabili a partire da chi oggi ha più bisogno.
Insomma secondo il partito di maggioranza, che esprime la quasi totalità dei primi cittadini di casa nostra, già oggi la proprietà delle reti in provincia è indissolubilmente pubblica ed il livello del servizio idrico è riconosciuto come ai massimi standard di qualità a livello nazionale.
Parola d’ordine: individuare un’altra soluzione tecnica che i comuni reggiani non possono e non sono in grado di prendere in mano il baraccone Iren dell’H2O. Sulla strada che eviti la gara d’appalto (che sarebbe rivinta senza batter ciglio dalla multiservizi) non resta che l’ipotesi mista.