Firenze – Una storia ispirata alla vicenda di Margot Wölk una delle assaggiatrici del Führer. Furono quindici le donne costrette a testare il cibo destinato alla mensa di Adolf Hitler per circa due anni e mezzo, durante la Seconda Guerra Mondiale.
Tra le ore undici e mezzogiorno le ragazze, prelevate dalle loro case con un pulmino, entravano in una stanza della caserma di Krausendorf, vicino alla “Tana del Lupo” il luogo nella foresta che proteggeva il leader nazista, ed erano obbligate a mangiare tutto il contenuto del piatto che veniva loro servito.
Ad ogni pasto, dopo un’ora di attesa, affinché il veleno potesse far effetto, seguiva un pianto liberatorio per aver superato la prova almeno fino al pasto successivo, con l’incubo, sempre presente, di morire avvelenate. Ogni giorno, le loro vite erano in gioco per un uomo che, almeno Margot, profondamente disprezzava.
A Gross-Partsch, ora Parcz, in Polonia, nella casa dei suoceri dove Margot si era rifugiata dopo la distruzione della sua casa berlinese a opera dei bombardamenti, all’età di 24 anni, ha vissuto un’esperienza incredibile che l’ha segnata per tutta la sua vita. Dopo il giorno del fallito attentato a Hitler, quando la bomba del colonnello Claus von Stauffenberg esplose e coinvolse Margot, che era stata invitata a vedere un film in una tenda vicinissima al quartier generale, la sua attività di assaggiatrice conosce una brusco cambiamento. Da allora lei e le altre assaggiatrici furono rinchiuse in un edificio scolastico e sorvegliate a vista, obbligate a vivere segregate senza avere contatti con le loro famiglie.
Margot Wölk fu l’unica a sopravvivere. Con l’aiuto di un ufficiale delle SS riuscì a salire su un treno per Berlino e scappare dall’Armata Rossa che si trovava a poca distanza da Rastenburg. Wölk ricorda di aver incontrato di nuovo quell’ufficiale che le raccontò dell’uccisione di tutte le altre assaggiatrici da parte dei soldati sovietici.
Ritroverà dopo la guerra, e dopo essere stata, dopo il suo ritorno a Berlino, prigioniera dei bolscevichi e violentata per due settimane, suo marito Karl. Entrambi traumatizzati dagli orrori subìti, si separeranno pochi anni dopo. Per anni Margot ha vissuto nel silenzio, tenendo per sè questa storia, sopraffatta dal senso di colpa. Dopo tanti anni è riuscita a narrare gli avvenimenti di quel periodo e tirare fuori tutte le sue paure.
La storia di Margot Wölk è venuta alla luce grazie al settimanale tedesco Spiegel, che su Eines Tages, la sezione di argomento storico, nel 2013 ha intervistato l’anziana signora, portando alla luce un dettaglio inedito, un nuovo atroce aspetto della vita del Fuhrer.
Così Rosella Pastorino, ne “Le assaggiatrici” Feltrinelli Editore per la collana Narratori, ha voluto rendere omaggio alla figura di questa donna, alla sua vicenda storica e umana ricostruita in modo coinvolgente e penetrante dall’abile penna dell’autrice.
Tutto il mondo della Wölk, alias Rosa Sauer, dai ricordi più cari dei suoi genitori, ai suoi affetti, in particolare per il marito Karl, alla convivenza con i suoceri fino alle sue intime aspettative femminili come il desiderio di avere un figlio, spezzato dalle violenze subite, tutto è espresso nelle pagine del libro con uno stile elegante e raffinato.
Rosa Sauer, la protagonista, con nove colleghe, assaggiano ogni giorno i piatti prelibati, mai di carne, che prepara Briciola il cuoco di Hitler, per evitare qualsiasi pericolo di avvelenamento del gerarca. Insieme a lei rischiano la vita ogni giorno, ad ogni pasto, delle “esaltate” adoratrici del Fuhrer, delle madri, e una donna ebrea che poi sarà scoperta e inviata nei lager. Rosa, con la nostalgia nel cuore per il marito in guerra, dato per disperso, ha una storia d’amore clandestina con il nuovo comandante della caserma Albert Ziegler. Quando la fine del Terzo Reich si avvicina, sarà proprio l’SS che riuscirà a farla scappare, a permetterle di vivere e di rivedere il suo amato marito. Fino alla conclusione della loro storia e oltre.
Con questo libro Rosella Pastorino ha vinto il Premio Campiello 2018.
Foto: Bundesarchiv, Bild 146-1973-023-19 Frankreich Günther v. Kluge, Adolf_Hitler.