Pagellone elettorale: i promossi e i bocciati

Vigilia di chiusura delle campagne dei candidati; i promossi (pochi) ed i bocciati (di più) di 7per24. Errori e orrori di una propaganda senza scossoni

“Essi seppelliscono i loro morti con la testa in giù perché hanno la credenza che tra undicimila lune dovranno risorgere tutti; nel quale periodo la terra (ch’essi immaginano piatta) si volterà sottosopra e in tal modo alla loro resurrezione  si troveranno pronti e ritti in piedi”  J.Swift, I viaggi di Gulliver

Prefatio: questo (inutile) esercizio scolastico ci serve, in primis per prendere tempo, in secundis per paraculeggiare a destra e a manca e in terzis per toglierci, avviliti, qualche sassolino dalle scarpe. Che domani, nei calzari di turno, avremo macigni. Quindi chi è permaloso o difetta di spirito dialettico, cambi sito andando a parare dove sappiamo. Altrimenti faccia come noi; incassi e risponda, che è il sale del dibattito democratico.

Cominciamo, come già indicato in famosi Discorsi in quota, dagli ultimi, dai cosiddetti bocciati.

Dunque iniziamo senza ulteriore indugio, non ce ne voglia, dall’ultimo: merita 5 Antonio Casella di Reggio Democratica e Comunisti Italiani. Troppo sgangherati e a macchia di leopardo i suoi interventi, senza una linea precisa e poco costruttivi. Rivendicando l’ultimo bastione a sinistra contro l’attuale maggioranza, ci è sembrato un po’ poco. Di lui resta nella memoria una comparsata a braccia alzate (simbolo di resa preventiva?) davanti al teatro Ariosto in funzione no-Park.

donatella con rana
Donatella Prampolini in scherzosa versione simil Piggy con l’amato Kermit (la rana) in un possibile Muppet Show. La risposta locale al burattino Riformino di Renzi

Ci spiace ma dobbiamo affibbiare un bel 5 anche a Donatella Prampolini, dell’omonima lista civica, Nuovo centro destra, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Sia chiaro, singolarmente la sua campagna elettorale è stata la più incisiva: dal pranzo nella sua lussuosa magione albinetana agli interventi sulla sicurezza e il lavoro fino al colpo gobbo dell’articolato esposto contro il parcheggio sotterraneo. Simpatia, critica e proposta, con propensione all’autoironia. Davvero brava; il suo problema è aver avuto a fianco e alle spalle candidati navigati, visti, rivisti e (francamente stravisti) come Fabio Filippi, Claudio Bassi e Giuseppe Pagliani e le solite litanie proto-berlusconiane. L’ultima di Pagliani poi, le gomme tagliate alla macchina della mamma del fidanzato del candidato sindaco di Scandiano, Elena Diacci, ricorda molto da vicino l’attentato-attentato di Beppe Braida. Ricapitolando, 7 alla candidata singola ma 3 alle truppe cammellate forzaitaliche, purtroppo la media è da 5.

E’ con fatica poi che appioppiamo un 6 che più politico non si può a Norberto Vaccari del movimento Reggio 5 stelle: la sua personale campagna elettorale è stata sì all’insegna del buonumore e del non prendersi troppo sul serio ma anche moscia e floscia assai. Si ricorda solo lo sfondone iniziale quando accusò l’onorevole Antonella Incerti di essere arrivata in auto blu a un funerale importante. Salvo poi dover fare immediata retromarcia. Il 6 Vaccari lo strappa perché è comunque riuscito, lui o chi per lui, a far arrivare il tornado Beppe Grillo in piazza Prampolini. E, probabilmente, a far arrivare qualche voto in più (tanti, pochi?) che altrimenti non si sarebbe visto, date le circostanze locali, manco col cannocchiale.

Un 6 più che altro di simpatia anche Ernesto D’Andrea dell’omonima lista civica e a Francesco Fantuzzi di un’Altra Reggio (rimasta orfana di Rifondazione). Soprattutto perché sono comunque riusciti a farsi valere senza apparato alcuno alle spalle ma contando solo su una più o meno fitta schiera di amici ed estimatori. Preparati e piuttosto avvezzi ai media, i due nei confronti hanno sempre gareggiato ad armi quasi pari coi concorrenti più quotati, facendo leva solo sulle proprie capacità.

pagliano e brunetta
Un Pagliani titanico incombe su Brunetta

6 anche a Gianluca Vinci della Lega Nord; nonostante le fattezze da impiegato del catasto infatti Vinci ha fatto la sua seria e onesta campagna elettorale senza acuti d’accordo ma anche senza gaffe, da bravo soldatino del Carroccio senza troppa ironia ma toccando e irritando i nervi scoperti di una città che ha visto comunque la frantumazione dei seguaci di Bossi. Un mediano di quantità, discutibile certo ma con invidiabile continuità.

Più complesso il risultato del voto a Cinzia Rubertelli di Grande Reggio e Progetto Reggio; partita in modo agghiacciante nella conferenza stampa di presentazione (laddove disse sostanzialmente che non aveva nulla da rimproverare all’amministrazione contro cui si candidava e tantomeno quasi nulla da proporre in alternativa, mandando preventivamente in vacca il senso della propria candidatura), ha saputo recuperare terreno grazie anche ad uno staff evidentemente rodato e che di campagne elettorali ne ha masticate parecchie, a partire da Giacomo Giovannini e Dario Caselli. Poi la cartellonistica della Rubertelli è stata forse la più azzeccata; insomma un quasi 6 recuperando dallo 0 iniziale è stato comunque uno sforzo titanico.

Graziuca Del Vecchi
L’incubo notturno di tutti gli altri candidati: Graziuca Del Vecchi

E veniamo al candidato più atteso, alla prova storica di tenuta dopo il traballante 52% di Graziano Delrio. La campagna elettorale di Luca Vecchi (Pd, Sel, Leoni, 0522, Svoltare, Centro democratico e IdV) è stata, dobbiamo dirlo obiettivamente, la più articolata e sistematica, certo grazie a un sistema di potere forte di 70 anni di esperienza e a una rete di gruppi, associazioni, movimenti, circoli e consorterie varie che non ha quasi paragoni in tutt’Italia. Culminata, a livello organizzativo interno con la Leopoldina delle arti e dei saperi e, a livello nazionale, con la discesa di Matteo Renzi sempre in piazza Prampolini. Nonostante la “nuova” infornata di aspiranti amministratori non sia sempre stata professionalmente all’altezza di una sfida così impegnativa (ci sarà tempo per colmare il gap diplomatico e di complessità), specie nel caso della famosa letteraccia contro Vecchi e famiglia (a noi non piacciono mai i vittimismi di fronte a consumati drammi quotidiani), Luca Vecchi si è comunque giostrato di quartiere in quartiere con una capacità di ascolto (cui speriamo seguano risposte) e di proposte che ne hanno dato un valore aggiunto. Dovrà lavorare sulla sua futura squadra di collaboratori ma nessuno nasce imparato. Gli diamo 6 e mezzo per non esagerare con la lingua e perché francamente un mezzo punto gli va tolto d’imperio causa le intemperanze del gggiovane Dario De Lucia cui ogni uscita rischia di coincidere con una fuoruscita di voti e alle trovate demenzial-parrocchiali della lista 0522 Reggio Chiama. Ma nel possibile partitone di governo, si sa, c’è posto per tutti e non si butta via niente.

vespone
Thrilling selfie…

Il gran finale è riservato a noi della stampa strapaesana, che ci ergiamo sovente, come in questo caso ad apparenti giudici super partes delle fatiche e dei tentativi altrui. Dicendo innanzitutto che noi di 7per24 siamo i peggiori di tutti perché leccaculeggiamo credendo di sbertucciare, ci autocastriamo non richiesti e soloneggiamo da inesistenti pulpiti, dobbiamo però sottolineare anche le pagliuzze altrui, dopo aver vergato a chiari lettere le nostre travi. C’è un intero sottobosco diciamo così di establishment de’ noantri, rado ma rigoglioso, che continua a sgambettare attorno a una specifica testata giornalistica online (facilmente individuabile in quanto specificamente versus personas) pensando così facendo di mettersi in vetrina nel dibattito che conta. Con meccanismi da non-pensiero (sempre unico comunque) dove le dissidenze o solo anche le critiche velate sono escluse per impliciti automatismi anti dialettici. Ridicolo e autoreferenziale ma pur sempre in nome di una raggiunta (fors’anche superata) buddità. Una classe dirigente matura dovrà forse allargare gli orizzonti e giocare nel più arduo e scoperto terreno della competizione. Magari dura. E’ tutto per oggi dai vostri Donchisciocchi senza Mancia. Ci diamo un rotondo 3.

Un in bocca al lupo ai candidati di ogni risma che in queste settimane si sono comunque fatto un mazzo cotanto.

“Le persone colte del paese ammettono l’assurdità di questa dottrina, ma l’usanza continua tuttora per compiacere il volgo”  J. Swift, I Viaggi di Gulliver

 

 

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