Il nuovo volto della filosofia positiva secondo Parrini

Si è tenuto a Firenze il 15 aprile 2014 il convegno “ La Filosofia Positiva in discussione” presso l’Università di Firenze in onore di Paolo Parrini, uno dei più stimati epistemologi italiani e in precedenza assistente del grande Giulio Preti, venuto a mancare nel lontano luglio del 1972. Il convegno era volto alla presentazione del volume A plea for balance in philosophy. Essays in honour of Paolo Parrini, Ets editore dell’anno 2013, curato da Alberto Peruzzi (docente all’Università di Firenze) e Roberta Lanfredini (laureata sotto la guida di Giulio Preti). Determinanti sono stati i commenti di Fabrizio Desideri (docente di Estetica presso l’Università di Firenze), Alessandro Pagnini ( direttore del Centro Fiorentino di Filosofia e della Storia) e Giuseppe Longo ( docente all’École Normale di Parigi). 

Ma cosa si intende per filosofia positiva? Come ricorda Parrini intervenuto a conclusione del convegno, le critiche che negli ultimi anni sono state rivolte alla filosofia di stampo positivista non hanno scalfito l’aspetto più importante dello spirito “positivo”, vale a dire la convinzione che l’esperienza e la ragione siano senza dubbio il miglior aiuto per “attraversare il mare della vita”. Accanto a questo merito generale vi sono almeno altri due aspetti del pensiero positivo che vanno riconosciuti per il loro valore intrinseco: da una parte la tendenza a coniugare formulazioni filosofiche di ordine generale con dettagliate analisi particolari; dall’altra la riflessione critica e lo sviluppo del programma perseguito soprattutto dai positivisti logici. Parrini rimane comunque attento a riconoscere oltre ai meriti, i limiti e le illusioni del positivismo tradizionale, affermando che a suo avviso “la natura dei problemi filosofici è tale da non consentire la costruzione di un sistema concettuale di riferimento che non lasci alcuno spazio a momenti di opzione e arbitrarietà”; con ciò ponendo l’accento sull’impossibilità di prescindere da criteri di valutazione di tipo convenzionale; ma tale riconoscimento non deve ricondurre alle derive del relativismo radicale; c’è comunque la ferma convinzione che si debba “continuare a ridurre al minimo lo spazio per opzioni teoriche non sottoponibili a un vaglio intersoggettivo basato sulla ragione e sull’esperienza”.

La scommessa di Parrini è affidata a una sorta di “tracciato stretto” lasciato libero dalle suddette opzioni teoriche “costituenti delle autostrade a più corsie tanto affollate da far pensare che percorsi alternativi non siano possibili” ( il termine “tracciato stretto” era in precedenza chiamato da Parrini “terza via”, espressione che si è successivamente convinto di abbandonare onde evitare fraintendimenti. Saranno poi i curatori del libro a pensarla come “balance”). La forza dell’epistemologo è stata quella di mostrare una “stradina agevole quanto basta che corra su una linea mediana tra assolutismo e relativismo radicale, tra realismo metafisico e forme di antirealismo, idealismo, pragmatismo, strumentalismo, etc”. In questo senso, è da intendere il termine “balance” come non compromesso ma vero e proprio equilibrio tra le varie discipline. La lezione di Parrini e di Preti è forse destinata a saper cogliere l’essenza della filosofia giungendo a pensare l’attività filosofica come irriducibile a qualunque altra attività, in particolar modo alla scienza. “La Filosofia dunque è semplicemente… Filosofia” come ricorda Alessandro Pagnini nel suo intervento.

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