Firenze – Nove volte il Nabucco di Giuseppe Verdi nell’allestimento e la regia di Leo Muscato è andato in scena, tre a Firenze, la seconda nel 2017 e la terza in questa stagione così particolare.
Eppure l’opera che va in scena questa settimana in tanti sensi è un evento a sé, del tutto diverso e quindi del tutto raccontabile come se fosse una novità. Intanto le limitazioni imposte dalla pandemia in qualche modo esaltano le linee di interpretazione registica: le rendono non solo più evidenti, ma anche forse artisticamente più rilevanti.
E soprattutto la presenza di un cast stellare, da Placido Domingo (Nabucco) a Fabio Sartori (Ismaele) ad Alexander Vinogradov (Zaccaria) a Maria José Siri (Abigaille), insieme a tutti gli altri eccellenti cantanti: Caterina Piva, Alessio Cacciamani, Alfonso Zambuto e Carmela Buendìa.
Un’esperienza è stata già quella di osservare la reazione del pubblico fiorentino, notoriamente assai esigente, di fronte a divi internazionali come quelli materializzatisi a Firenze: iniziale freddezza, forse stupore, forse sospensione di giudizio, per poi decretare l’ovazione finale in un crescendo di applausi tra un’aria e l’altra con l’ovvio entusiasmo infinito (e premiato come per tradizione dal bis) per il Va’ Pensiero.
A pensarci bene, però, è stato un confronto tra stelle dell’opera perché anche noi a Firenze abbiamo le nostre stelle internazionali: il coro eccezionale di Lorenzo Fratini e una altrettanto stellare orchestra questa volta diretta dall’esperto Paolo Carignani.
Impossibile fare i difficili con una voce che fa venire i brividi come quella del basso Vinogradov , con il timbro perfetto ed equilibrato della voce del tenore Sartori e del soprano Siri. E, al di là del sui impatto pop, della capacità espressiva, della presenza sulla scena, dell’uso teatrale delle sonorità di Domingo in lotta vincente contro la sua età. Così la profezia di Zaccaria – Vinogradov ha ridato al coro nazional popolare della fine del terzo atto il suo complemento artistico come voleva l’autore.
Il coro e la voci sono stati la miscela che ha fatto dimenticare tutte le costrizioni per proporre proprio grazie a queste un Nabucco come è veramente nel libretti e nella partitura, una grande parabola sul rapporto fra libido incontrollabile del potere che porta alla follia, sentimento collettivo e sentimenti individuali in una contrapposizione mai risolta e sempre drammatica. La semplicità vince anche nella dinamicità più controllata, nei piani diversi delle presenze sul palco, nella distanza fra i personaggi valorizzati ancora di più nelle capacità e nelle intensità delle interpretazioni.
Muscato già voleva questo effetto nell’edizione pre-covid ideando, come spiega, un impianto scenografico fisso. Voleva tornare alla purezza artistica dell’opera, senza le ormai scontate interpretazioni nazional risorgimentali. Alla fine anche il Covid gli ha dato una mano.
Repliche anche sabato 10 ottobre e martedì 13 ottobre alle ore 20