“Chi sono gli azionisti interessati ai dividendi di IREN? Ci sono aziende con sede in paradisi fiscali che hanno investito in IREN tramite intermediari?“. Già il primo interrogativo promette l’apertura di un dibattito spinoso. Ma lo scenario è destinato a farsi ancora più pungente con le restanti richieste di spiegazioni che il Movimento 5 Stelle ha intenzione di porre sia all’amministrazione di Reggio Emilia che al Parlamento.
La deputata Maria Edera Spadoni (foto) e la consigliera comunale Alessandra Guatteri hanno infatti presentato tre interrogazioni parallele che vanno a sollevare dubbi pesanti sull’operato della multiutility.
“Le vicende relative a IREN – si legge nelle premesse del testo grillino – coinvolgono una molteplicità di interessi che potrebbero essere in contrasto. (…) I cittadini si aspettano che i beni comuni vengano gestiti in maniera efficace ed efficiente nel rispetto dell’ambiente e delle loro necessità e con l’applicazione di tariffe che non vengano continuamente aumentate per coprire inefficienze di gestione e investimenti sbagliati. (…) I dati di bilancio di IREN comunicati nell’ultima relazione semestrale non fanno che aumentare la preoccupazione. Il livello di indebitamento finanziario netto è salito a quasi due miliardi e mezzo in 6 mesi IREN ha dovuto pagare 65 milioni di euro di oneri finanziari. La fusione con un’altra azienda multiservizi avrebbe il vantaggio di creare un “carrozzone” troppo grande per fallire, un labirinto all’interno del quale far perdere le tracce delle conseguenze e dei responsabili di tutte le scelte gestionali e strategiche messe in atto negli ultimi anni che ci stanno danneggiando e che ci danneggeranno in futuro“.
Quali chiarimenti chiedono i rappresentanti dei 5 Stelle? Cose non da poco:
“Come sono stati valutati a bilancio il rigassificatore di Livorno costato quasi 900 milioni di euro di cui 450 a carico di IREN che a gennaio ancora non era funzionante per mancanza di contratti di fornitura e di domanda di gas e le centrali di Tusciano e Turbigo, entrate nel perimetro IREN nel 2013, attive per il servizio di generazione di energia elettrica, che tra l’altro nel primo semestre del 2014 ha fatto segnare un calo del risultato operativo del 40% a fronte di una diminuzione dei ricavi del 14%?
Quali decisioni sono state prese o quali indicazioni sono state date dai soci afferenti al subpatto emiliano (ex soci Enia) e dal subpatto reggiano, in considerazione dell’eventuale fusione di IREN con un’altra società multiservizi per la creazione di una grande multiutility del nord?“.