Il Monte respira, ma il futuro resta incerto

Per azzerare i suoi debiti e restare con una manciata di milioni di euro che le consentissero di continuare ad essere presente sul territorio, la Fondazione, guidata dall’energica e abile Antonella Mansi, ha venduto ieri sera il 12% del capitale che sommato a precedenti cessioni hanno fatto scendere la sua quota al 15,07% del terzo istituto bancario italiano. Quota destinata a essere ulteriormente diluita con il previsto aumento di capitale di 3 miliardi che la Fondazione potrà solo seguire parzialmente, per mancanza di fondi. 

Una bella vittoria per Mansi che a fine dicembre, forte della minoranza di blocco del 33% che la Fondazione ancora deteneva,  aveva imposto al management di rinviare l’operazione. Alle condizioni di allora infatti avrebbe significato sottoscrivere il suicidio dell’ente. Molti temevano che si trattasse una vittoria di Pirro: a sentir i vertici della banca un rinvio dell’aumento di capitale avrebbe messo a rischio la banca stessa. Non è stato così. Ben consigliata da Lazard che aveva la Fondazione a imporre un rinvio dell’aumento di capitale e ora da Morgan Stanley che ha guidato il blitz in borsa di ieri, la Fondazione può oggi  tirare un sospiro di sollievo: non solo salderà i suoi debiti con le banche che l’avevano finanziata nel 2011 per seguire il precedente aumento di capitale,  ma avrà anche i mezzi – certo ridotti rispetto alle larghezze del passato – per operare sul territorio di Siena e provincia. Il presidente di MPS Alessandro Profumo, che a fine anno aveva addirittura pensato di dare le dimissioni dopo la “sconfitta” inflittagli da Mansi all’assemblea generale , ha commentato che gli ultimi sviluppi “sono un’ottima cosa, frutto del lavoro fatto anche dalla banca”. Antonella Mansi, che ha assunto la presidenza della Fondazione da pochi mesi, ha confermato la volontà di rimanere nel capitale della banca, anche con una quota ridotta. Ha anche indicato sia di voler “trovare un compagno di viaggio per la Fondazione” e sia di voler dare un contributo alla ricerca di un partner stabile per la banca. Ieri, ha commentato, è stata una “buona giornata di lavoro’ ma “abbiamo messo un punto e virgola, non un punto’’.

Rimangono comunque tutte le incognite sul futuro della banca. I tempi si fanno stretti. Senza aumento di capitale, in calendario a fine maggio, la banca mancherebbe della liquidità necessaria per pagare gli interessi dei Monti-bond (330 milioni) costringendo così il Tesoro, in verità controvoglia, a entrare nel suo capitale. Intanto si moltiplicano le voci di possibili cordate interessate a MPS, da fondi arabi a investitori nostrani. Ma al momento si tratta solo di ‘rumor”..

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