“Il mondo al contrario”, miti e fantasie del generale Vannacci

Risposte al best seller che sta dividendo l’Italia

Leggete. Tutto. Non vi fermate mai. Siate divoratori di libri. Fatevi una vostra biblioteca personale e comunque ragionate. Sempre con cognizione. Se non credete in Dio il vostro libro da conoscere a menadito è la Bibbia. Oppure il Corano. Siete allergici al marxismo e allora studiate il Capitale di Marx. Avete paura dell’espansione mondiale della Cina, dedicate del tempo al Libretto rosso di Mao. Siete certi che gli Ufo non esistono, aprite Area 51. Prendete in mano il Mein Kampf, scorrete i paragrafi e capirete la follia del nazismo, e del suo autore. E quanto un testo sgrammaticato, non logico e infame, nei contenuti, possa tragicamente influenzare la nostra storia, il destino di milioni di vite.

Scrive il generale della Folgore Roberto Vannacci, nel suo best seller “Il Mondo al contrario”: «l’ideologia multiculturale odia la meritocrazia in quanto razzista, poiché fa emergere qualcuno che merita da qualcun altro che è tutt’altro che meritevole. Per loro quello che contano sono i diritti collettivi basati sul genere, sull’orientamento sessuale o sul colore della pelle piuttosto che le pari opportunità che si basano sulla capacità intrinseca di ognuno di noi. E ce la menano terribilmente dicendo che anche le capacità individuali, in qualche maniera, discendono dall’ambiente di provenienza e quindi non possono costituire un paradigma di equità».

In effetti a noi di sinistra (?) un pochino ci piace fracassare i cosiddetti cabbasisi, fa parte del nostro carattere e dell’appartenenza a quel senso di bene comune tramandato da una lunga tradizione, che per volontà si richiama a Gramsci, Terracini, Spinelli e non a Evola. Per questo siamo disturbati dalla prosopopea “civilizzatrice” di Vannacci. Perché ci suona incomprensibile una filosofia permeata di pura fantasia e venata dal senso nostalgico di un mito nazionale che non è mai esistito, e che francamente non può esserci, se non nei sogni deviati della perversione razziale.

Badate bene che tralasciare di parlare di ebraicità della nostra cultura non è una dimenticanza di poco conto, specialmente in un libro che pretende di infondere “saggezza”. Ancora una volta siamo di fronte ad una forma subdola di odiosa propaganda negazionista. Del resto il testo di Vannacci è permeato da un messaggio “banale” e noioso: il “comune carattere cristiano delll’Europa”. Che nessuno nega, come testimoniano tanto l’arte rinascimentale quanto i laceranti conflitti tra protestanti e cattolici degli ultimi secoli, l’enciclica Laudato si’ e quella Fratelli tutti di Papa Francesco.

Ad inquietare nel pianeta sottosopra di Vannacci c’è quel generico vittimismo di maniera, che ad un generale impavido certo non s’addice. Grottesco, il piagnisteo per il “comunismo” imperante nella società: «Non è che i marxisti reali, quelli che vorrebbero “comunizzare” il mondo e livellare la società non si siano ancora arresi alla plateale sconfitta di questa ideologia che in tutto il 900 si è dimostrata fallimentare ed ora usano lo spettro dell’ecologia e dell’ambientalismo in funzione anti- capitalista? Non è che la cosiddetta “giustizia climatica” servirebbe quale alter ego del “regime del terrore” per cercare di scardinare le basi sulle quali si è sviluppata la benestante società occidentale moderna? Perché questo dubbio, se considerato, allora spiegherebbe tante cose». Chi di noi non ha dubbi? Personalmente tanti e disparati.

Ma la teoria del complotto “rosso” che governa le menti e orchestra il potere quella francamente manca dalla lista. Illuminato Vannacci se le fa piacere si tenga stretta la sua opinione, ci giochi pure sopra, ricamando assurdità demenziali e costruendo una carriera politica, all’estrema destra. Eviti tuttavia di prendersela con i giovani che protestano per la salvaguardia dell’ambiente, non c’è nulla di eroico nel suo atteggiamento spregiativo e volutamente provocatorio: «L’ecologia è figlia del benessere, come l’animalismo e l’alimentazione vegana». Siamo all’infantilismo, purtroppo, tragicomico.

In conclusione. Avendo letto il libro, il suggerimento è che se per puro caso vi trovaste sulla stessa strada di Vannacci cambiate subito direzione, avete sicuramente imboccato la via sbagliata.

In foto il generale Roberto Vannacci

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  1. Purtroppo per strada ci sono talmente tanti Vannacci che non si sa più dove andremo a finire

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