Firenze – Il “mistero” della personalità di Teodora di Bisanzio ha appassionato generazioni di studiosi con valutazioni contrastanti. La storiografia più recente tende ad una rivalutazione ma con varie accentuazioni. Ed è comprensibile perché Teodora, che dagli spettacoli erotici sulle piazze salì sul trono dell’Impero bizantino e seppe imporsi in scelte politiche molto importanti è un personaggio che affascina proprio per la sua complessità.
La Teodora solenne, addirittura ieratica, che vediamo nei mosaici della Basilica di S.Vitale a Ravenna denota come l’ex ballerina ( e forse ex prostituta d’alto bordo) avesse assunto le phisique du role di sovrana di uno dei più fastosi Imperi della storia.
E ai nostri tempi, grazie anche al cinema che ne accentuato il lato romantico, questo personaggio sembra ha acquisito una sua popolarità specie in aree come Ravenna che fu capitale dei domini bizantini in Italia. Ha notato Elisabetta Ravegnani (http://blog.labottegadimanuzio.com/medioevo/la-fortuna-di-teodora-nei-secoli1/) che Teodora dà il nome a varietà di vino, a linee di gioielli, a un “caffè Teodora” a società sportive.
Sappiamo che l’immagine negativa di Teodora riproposta anche nella letteratura e nel teatro si basa soprattutto su quanto scrisse un suo contemporaneo Procopio, che era ostile a Giustiniano e quindi a sua moglie. Restano da chiarire numerosi enigmi che sono stati riproposti nel corso dei secoli :quanto fu reale la “conversione” che fece della ex cortigiana un’esperta di teologia. Nel mutamento di stile di vita ci fu una strategia preordinata? Quali furono le tappe fondamentali della sua ascesa al potere?
Come accade spesso nei romanzi ma anche nella vita reale, il momento peggiore – quello in cui il governatore della Cirenaica che la teneva come concubina la cacciò di casa e la giovane donna si trovò priva di mezzi di sostentamento in terra straniera – fu anche l’inizio della sua irresistibile ascesa.
Per cogliere gli aspetti significativi del “mistero” Teodora abbiamo realizzato questa intervista con il Prof.Paolo Cesaretti docente di Storia bizantina nell’Università di Bergamo e autore del libro Teodora, ascesa di una imperatrice (Mondadori 2001) che è un punto di riferimento fondamentale per ogni ulteriore analisi.
Nel suo libro, il momento culminante della straordinaria vicenda di Teodora di Bisanzio è il viaggio da Cirene a Costantinopoli. Perché?
“In base a quel che possiamo desumere dalla narrazione di Procopio, anche incrociandola con altre fonti, direi che più che il momento culminante è lo snodo decisivo. Prima del viaggio Teodora era “agita” dalle circostanze; il viaggio, che Procopio presenta come dovuto a una sua libera scelta – quella di rifiutare il governatore Ecebolo e il suo mondo a Cirene – è una vera e propria peripezia, con qualche elemento anche fiabesco. Basti pensare che da Cirene ella giunge ad Alessandria e poi ad Antiochia per fare infine ritorno alla sua Costantinopoli: un vero viaggio di formazione nelle città più importanti del Mediterraneo orientale tardo antico, e in qualche misura anche un nostos. Sin dall’inizio del viaggio Teodora diventa capace di “agire” sulle circostanze, sa orientarle anche a suo favore. Da questo punto di vista i suoi collegamenti con la fazione degli Azzurri sono decisivi. Pur con tutti i limiti della “azione” femminile in età antica, è un elemento decisivo”.
I viaggi nell’antichità e nel medioevo erano veicolo e simbolo di un cambiamento.. ma quella di Teodora fu una vera metanoia ? Una conversione o un mutamento di strategia?
“Teodora viaggiò come poche altre donne del mondo tardo antico che non fossero pellegrine aristocratiche: due categorie che le erano estranee, e all’inizio del viaggio più che mai. Non mi sentirei di attribuire a Teodora una “strategia” in quel particolare momento”.
Procopio di Cesarea era ostile a Giustiniano e a Teodora. Il ritratto che fece di quest’ultima è dunque privo di fondamento?
“Non dobbiamo rendere assoluto il giudizio di Procopio, non dobbiamo decontestualizzarlo. Quel che scriveva aveva radici e obiettivi. Anzitutto era radicato nel genere letterario in cui di volta in volta scriveva (Gibbon si espresse ammirevolmente al proposito: “Procopio scrisse al contempo la storia, l’encomio e la satira della sua epoca”) e le sue opinioni “pubbliche” su Teodora – espresse nelle Guerre e negli Edifici – non sono corrosive e denigratorie come quelle espresse nelle Storie segrete. Tutt’altro. A parte il genere letterario, e il pubblico di destinazione, Procopio avrà inoltre anche avuto il diritto di cambiare opinione nel corso della sua vita, direi. Ha cambiato avviso Beethoven su Napoleone, hanno cambiato opinione, su personaggi più o meno controversi della storia italiana recente, anche toscanacci come Malaparte e Montanelli … E non può cambiare opinione Procopio su Giustiniano e su Teodora?… Inoltre va sottolineato che Procopio non fu testimone oculare degli episodi scabrosi della giovinezza di Teodora che leggiamo nelle Storie segrete. I due erano pressoché coetanei e mentre lei esibiva le sue grazie sulle scene della capitale bizantina lui era un giovinetto di buona famiglia che studiava retorica a migliaia di chilometri di distanza. Le sue, nelle Storie segrete, sono narrazioni di seconda e anche terza o quarta mano, nelle quali a imporsi – ancor prima della “turpitudine” dell’adolescente Teodora – è la capacità illusionistica della storiografia letteraria procopiana, lui riesce a farci credere di “aver visto” e dunque di “sapere” ciò che invece forse aveva proiettato mentalmente dentro di sé con gli occhi della sua immaginazione. Esisteva una specifica tecnica retorica in proposito, che vorrei un poco assimilare al nostro fotomontaggio. Un giorno forse ne scriverò”.
Ma come fu possibile che una cortigiana divenisse sovrana di uno dei più potenti Imperi della storia dove la figura del sovrano era solenne, addirittura ieratica?
“Se lo domandava anche Procopio: “Perché Giustiniano, pur potendo prendere moglie nelle migliori famiglie dell’Impero [e magari anche al di fuori, aggiungiamo noi], scelse proprio quell’abominio del genere umano?” … Di più: Giustiniano intervenne su leggi antichissime e le cambiò proprio per sposare lei. Di certo lui voleva esibire la sua potenza di autocrate dinanzi alla “buona società” dell’epoca e questo era un provvedimento clamoroso. Ma non l’avrebbe fatto se lei non avesse avuto le qualità che lui riteneva dovessero caratterizzare una Augusta. Aggiungo al proposito che la prima Augusta cristiana fu Elena, la madre di Costantino imperatore, le cui origini non sono più brillanti di quelle di Teodora. De stercore ad regnum … bona stabularia, nelle parole che a decenni di distanza le riserva sant’Ambrogio … Ma se Elena avesse trovato sulla sua strada un Procopio? … Il fatto è che il mondo tardo antico e poi bizantino è molto meno “chiuso” di quel che sembra a prima vista. Certe ascese a tutta prima improbabili diventano invece possibili. Il discorso vale anche per il rozzo predecessore sul trono di Giustiniano, lo zio Giustino, e per la sua compagna ex schiava. Lupicina, un nome un programma … Poi divenne Eufemia (eufemismo!) e in quella nuova veste cercò di ostacolare Teodora. Certe ostilità sono possibili solo tra simili”.
Quando salì sul trono svolse un ruolo politico importante che di solito le mogli degli imperatori non avevano.. come fu possibile?
“Insomma, donne influenti alla corte di Bisanzio non mancarono … Per esempio il lungo periodo della dinastia “teodosiana” (diciamo dal 380 al 450 circa) è caratterizzato da figure femminili formidabili, e in Occidente c’era una certa Galla Placidia, teodosiana anche lei. Forse l’immagine di Teodora si impone con tanta evidenza anche (ma non solo) perché prima di lei Lupicina-Eufemia era una figura scialba e la moglie dell’imperatore anteriore a Giustino, Anastasio, vedova di Zenone, era servita soprattutto a legittimare il suo potere grazie a un matrimonio combinato. L’azione di Teodora si riconnette in parte a quella di figure del secolo precedente: Elia Eudossia, Pulcheria, Eudocia … La passione per l’ingerenza nelle questioni religiose, fortemente personalizzate, è la medesima. E medesimo è il senso della maestà imperiale, ancorché necessariamente diverso data la diversa estrazione e il mutare delle circostanze. Non si dimentichi mai che se Giustiniano restò al potere nonostante la devastante ribellione del “Nika” del 532 fu perché solo Teodora dimostrò come “resistere”. E il discorso di Teodora è un capolavoro di oratoria che conosciamo attraverso il filtro – e certo la rielaborazione – procopiana in una pagina memorabile delle Guerre”.
E’ sorprendente che una donna cresciuta negli ambienti più infimi della Capitale riuscisse a imporsi a una Corte fastosa, con un rigido cerimoniale …
“Al contrario, è proprio l’importanza del cerimoniale che “impone” anche chi è diverso e apparentemente inassimilabile. Si pensi al finale di Apocalypse Now di Coppola. Martin Sheen / capitano Willard, apparentemente spacciato e negletto, uccide Marlon Bardo / colonnello Kurtz, che sarebbe la sua antitesi. E gli adepti del colonnello venerano il suo uccisore come un nuovo sovrano sacrale …”.
Giustiniano non era certo un debole ; eppure Teodora riuscì a fargli destituire potenti ministri e famosi condottieri..
“Agendo sempre attraverso donne di provata fiducia e tranelli ben congegnati. Aveva una sorte di corte parallela. Difficile dire se quegli intrighi siano sempre stati giovevoli per l’Impero. Ma nessuno mi toglie dalla testa che lo stesso Giustiniano dovesse trovarli irresistibili”.