Vacanzieri sull’orlo di una crisi di nervi

Nemmeno l’Elba placa l’ira del Rontani ancor più furioso

Bon Rontani

Gli italiani sognano (e agognano) la vacanza perfetta. La cercano in mille modi, in mille posti, giurando e spergiurando di voler staccare la spina a tutti i costi. Ma ….“di buone intenzioni è lastricato l’inferno”.

Ho trascorso la mia consueta settimana all’isola d’Elba, in un periodo, questo, decisamente meno affollato e più “nature”: nessuna fila in autostrada, idem all’imbarco, volti più rilassati, nessun caos a Portoferraio. L’inizio di una vacanza perfetta? Quasi.

Mi chiedo spesso cosa significhi staccare la spina. A freddo, mi vien da pensare sia l’infrangere delle abitudini per lasciar posto a qualcosa di un po’ anarchico, di orari elastici, tempi lenti e pensieri meno sovraccaricati. Se rifletto, penso inoltre che non si debbano sostituire le consuetudini: devono proprio scomparire.

Se la vacanza dovesse comportare una semplice sostituzione di abitudini, credo si passi dalla padella nella brace. Tutte le mattine alzarsi presto per respirare lo iodio è libertà? Tutte le sere le stesse passeggiate, è staccare la spina?

Allora penso che staccare la spina sia fare qualcosa che di solito non fai e cercare di fare il maggior numero di cose che non fai.

Per esempio osservare. Comincio dal traghetto: passeggeri che si fiondano immediatamente al barettino di bordo, formando una fila caotica per la brioche e il cappuccino. Come a casa, al bar vicino all’ufficio, ovviamente pieno alle 8 e 20. Sedersi su una poltrona e aspettare? Troppo complicato, il rischio è che finiscano i krapfen. Peccato che siano tutti prodotti surgelati (a volte anche buoni) e ne hanno la stiva piena. Aspetta, un minuto, a far colazione: memorizza la scala da dove sei salito, guarda tuo figlio felice come una Pasqua, scambia due chiacchiere con tua moglie. Puff! La fila non c’è più, ma due padri di famiglia avevano già alzato la voce per il turno sul bancone.

A pochi minuti dall’arrivo a Portoferraio, l’altoparlante annuncia (in 4 lingue) agli autisti di raggiungere i mezzi senza i propri familiari. Neanche cagato. Intere famiglie (tedeschi compresi) raggiungono le auto in fermento adrenalitico; dò una rapida occhiata: 2 su 3 non rispetta la regola.

Regole? Ecco un altra risposta: e se staccare la spina fosse sforzarsi di seguirle, le regole, invece che infrangerle continuamente, come facciamo per l’intero anno?

Vedere il tedesco che le infrange mi fa sorridere: forse la spina, lui, la stacca così.

Osservare la strada, oltre che percorrerla, nel breve tragitto tra il porto e il residence.

Andare piano, senza fretta, nei limiti, senza tom-tom, inebriandosi dei profumi dell’isola: 500 metri e arriva il primo colpo di clacson. Già, dimenticavo: una manciata di secondi fa la differenza, come a casa, in tangenziale, un semaforo verde ti fa guadagnare un altra manciata di secondi. Lascio sorpassare, un dito medio sarebbe ad hoc, ma ci ripenso: guardo l’Elba, il suo verde e sorrido.

Osservare la spiaggia, viverla e bearsi di essa: le anse, le pietre, la vegetazione, gli scogli; questo quadro perfetto va rispettato e mi fermo su un vecchio tronco a guardare la linea (un po’ tonda) del mare.

Eravamo in pochi, in quella spiaggia. 70/80 persone su una lunghezza di almeno 800/900 metri: eppure, per una strana forma di magnetismo sociale, se posizionavi il tuo lettino ad almeno 10 metri dal vicino, dopo un’oretta qualcuno si infiliva nel mezzo e ….zac…. la distanza si riduceva a 5 metri. E poi a 2,5. e poi…. e poi metti il lettino di traverso: basta! Ti alzi e guardi la spiaggia: 200 metri vuoti e i beoti tutti vicini. Voglia di ressa? Voglia di caos? Nulla di male per carità, la spiaggia non è mia, ma le orecchie sì: telefonate ad alta voce a pochi metri, urla, battutaccie, affari non miei che mi bucano il cervello. Sembrate scimmie ammaestrate con i palmari in mano ad urlare: guardate il mare, le nuvole, i pesci, i cactus in fiore, coglioni!

Un giorno il mare era così calmo che chiudendo gli occhi riuscivo ad ascoltare solo il cinguettìo di piccoli uccellini verdi: niente sciabordìo delle onde, solo un pò di vento. Credevo fosse il paradiso. Ma all’improvviso una coppia (lui costume osceno bianco aderente lei bionda finta con tatuaggio ignobile sul fondoschiena), comincia una salutare partita a racchettoni (di legno).. e ticchete e tocchete….e ticchete e tocchete…. Naturalmente ad una distanza di un metro (con mezza spiaggia libera).

Allora mi sono alzato: ho sperato che qualche caviglia saltasse in quell’osceno toc toc sibilante, ma non ho avuto fortuna.

Per fortuna, però, c’era l’Elba.

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