Non che le domande dei giornalisti siano di quelle che ti costringono a rispondere, d’accordo la timidezza propositiva non ha aiutato. Ma il protocollo non sarebbe stato infranto nemmeno davanti a ben più petulanti microfoni e più agguerriti taccuini.
Vietato parlare di Aemilia, men che meno dei furbetti del petrolio; oggi al centro c’è solo la via Emilia nella sua declinazione fotografica. Basta e avanza. E così il Ministro Graziano Delrio non ha voluto mancare nemmeno quest’anno al taglio del nastro di Fotografia europea che vive fino a domenica il suo clou ma le cui mostre resteranno visibili per due mesi.
In un caleidoscopio di mostre, eventi e dibattiti che faranno del nostro comune capoluogo la capitale internazionale del settore. Davanti ad un parterre composto da un esercito di politici, amministratori, autorità, organizzatori dell’evento e umanità varia più o meno direttamente legata all’ente locale o al “sistema di maggioranza”, nella splendida cornice dei Chiostri di S.Pietro (che da soli valgono qualsiasi avvenimento e puoi ascoltare qualsiasi tipo di bla-bla-bla beantodi delle architetture benedettine), Delrio ha scherzato dopo l’intervento del sindaco Luca Vecchi: “Il sindaco di Reggio – ha detto Delrio – mi ha voluto qui per assicurarsi l’appalto della tangenziale nord di Reggio attesa da tanti anni (a proposito del legame viabilistico con la via Emilia, ndr)”.
Poi lo spunto sulla kermesse fotografica, legata alla tradizione educativa reggiana e un ricordo della via Emilia come luogo di incontri e confronti tra i popoli padani e no. Un intervento breve, secco, puntuale in linea con la forma fisica del Ministro.
Non troppo esplosive le ondate di applausi, diremmo quasi a macchia di leopardo nell’antico cortile dalla proporzioni leonardesche, sotto gli occhi severi delle statue di teologi e padri della chiesa scrutanti dalle nicchie, come se tutti questi on. e sen., cons. e pres. e/o aspiranti tali facessero prove di contenimento in attesa di decrittare le gradazioni di renzismo aleggianti nell’aria rilassante di un maggio improvvisamente diventato più mite.