Firenze – Un viaggio attraverso i segreti, irrisolti degli affari italiani in un periodo storico racchiuso tra due date fondamentali, 1968 e 1989, non solo per la storia italiana ma per tutti gli eventi di livello internazionale.
È’ il rapimento e la fine, dopo cinquantacinque giorni di prigionia, di Aldo Moro, a quel tempo Presidente della Democrazia Cristiana e già Presidente del Consiglio, fautore di un governo di solidarietà nazionale, ucciso dalle Brigate Rosse dopo un lungo processo voluto dal “Tribunale del Popolo”.
“Il memoriale di Aldo Moro”, uscito nel 2020 e presentato in modalità digitale nel periodo del Covid, solo adesso, per la prima volta è stato esposto in presenza, presso la Biblioteca delle Oblate a Firenze. Il libro ci restituisce una documentazione ampia e approfondita sugli scritti dello statista ucciso.
Michele Di Sivo, soprintendente archivistico per la Toscana e coordinatore per l’Archivio di Stato della pubblicazione del Memoriale Moro, Sandra Bonsanti, giornalista, scrittrice e politica, Marco Damilano, giornalista e opinionista, Miguel Gotor, Assessore alla Cultura del Comune di Roma, politico e saggista e Valdo Spini, Presidente della Fondazione Circolo Rosselli di Firenze e organizzatore dell’iniziativa, hanno incontrato il numeroso pubblico interessato alla vicenda e ai lati oscuri dell’assassinio di Moro il 9 maggio 1978.
Il memoriale si compone dei documenti che furono rinvenuti durante una ristrutturazione, nel 1990, nel covo delle Brigate Rosse di via Montenevoso, dodici anni dopo il primo ritrovamento di alcuni documenti, avvenuto nell’ottobre del 1978. Nascosto in un’intercapedine, un faldone di 420 scritti di cui 239 rappresentano il memoriale di Moro e del suo processo. Alcuni di questi scritti sono stati analizzati e compresi abbastanza recentemente senza che le BR li avessero diffusi. Tante domande, ancora senza risposta, e tante discipline, fra cui calligrafi, medici, storici, analisti, giornalisti, partecipano insieme nel tentativo di chiarire le tessere di un vasto mosaico.
“Il Memoriale di Aldo Moro – commenta Spini – se getta nuova luce sul rapimento e l’uccisione del Presidente della DC, d’altro lato alimenta nuovi interrogativi su una vicenda che presenta ancora punti importanti da chiarire.”
Sono tante le ipotesi, scrupolosamente ricercate tra le righe, talvolta illeggibili delle fotocopie, non ci sono originali, dopo quattro anni di lunghe ricerche e analisi di fatti che solo apparentemente appartengono alla storia trascorsa di un’Italia vacillante e fragile. In realtà quegli scritti rappresentano una testimonianza che si allaccia alla nostra contemporaneità. A ciò che, dopo l’uccisione di Moro, ha condizionato un percorso politico e sociale che arriva al nostro presente. Non solo italiano ma internazionale.
Un corposo memoriale per 55 giorni di prigionia. Come e in quanto tempo, l’ha scritto Aldo Moro? Dagli atti processuali i brigatisti hanno affermato che Moro ha vissuto in uno spazio angusto, ma l’autopsia ha confermato che nei suoi polmoni c’era aria pulita. Alcuni scritti, analizzati da esperti, presentano una calligrafia composta in posizione verticale, ma altri sono tipici di una posizione seduta.
La ricostruzione della sequenza del testo costringe a rivedere anche la tempistica. Era scontato, secondo quanto era emerso dalle BR che alcuni scritti fossero stati redatti quando Moro era già morto. Ora una nuova verità emerge. Moro era vivo, ed è possibile datare alcune parti dei manoscritti prima del 15 aprile, quando fu emessa la sentenza di morte, e altre parti dopo.
Sono state analizzate anche le modalità di recapito dei pochi documenti e lettere arrivati alla pubblica opinione. Certamente è stata operata una forma di censura da parte delle BR per condizionare il pubblico e le scelte politiche. Si tratta di un minuscolo corpus, di 4 carte pubblicate da agenzie di stampa e giornali e altre 4 fatte pervenire privatamente a esponenti politici che hanno provveduto a renderle pubbliche. Poco per le oltre 85 prodotte da Moro. E tante altre carte ancora mancano secondo gli studi fatti dai ricercatori analizzando il toner delle fotocopiatrici.
Ma perché Moro è stato tenuto segregato per tanto tempo? L’ipotesi più attendibile è che le BR hanno cercato di carpire segreti di Stato, dati sensibili della storia italiana e internazionale. Tre i temi caldi di quel periodo che fanno da oscuro sfondo a questa vicenda: il conflitto medio-orientale, la fuga del nazista Kappler e il golpe Borghese. Misteri nei misteri e ancora tanta strada per conoscere la verità.
Infine Firenze. La città scelta dai brigatisti per incontrarsi. I covi mai trovati, ma la certezza che proprio qui nel capoluogo toscano le BR avevano il loro quartier generale e prendevano le decisioni. Qui si è deciso la fine di Aldo Moro.