Rieccolo. Il Maggio musicale fiorentino, che recentemente aveva rischiato di affondare, tanto che se ne era ipotizzato perfino il possibile fallimento, risorge. “Il Maggio torna protagonista delle scene nazionali e internazionali, come esige la sua grande tradizione”, annuncia orgogliosamente Carlo Fuortes, nominato da fine marzo scorso sovrintendente del teatro lirico sinfonico, un’istituzione gloriosa ma appannata e svuotata dagli anni di malgoverno degli ultimi sovrintendenti (escluso Cristiano Chiarot), culminati nella faraonica e disastrosa ultima gestione di Alexander Pereira. Sorprendentemente capaci, sovrintendente e personale del teatro, di mettere su un’intera stagione di un anno in soli cinque mesi e per di più in un settore in cui gli artisti hanno le date bloccate con larghissimo di anticipo. Come non accade neanche in teatri che non hanno sofferto di una recente emergenza come il Maggio. E come rivendica Fuortes che insiste sull’ “aver fatto tutto all’interno” tramite una straordinario lavoro con tutto lo staff del Maggio di cui loda lo spirito di collaborazione, la grande competenza, l’unità di intenti. E già segna, dopo il commissario Ninni Cutaia che già aveva intrapreso questo metodo, un netto cambio di passo: dal “genio” solo al comando come peraltro Pereira si era autonominato al vero genio collettivo.
È già pronta l’intera stagione 2025, compreso l’87°Festival del Maggio. Una ricco e affascinante cartellone sapientemente misto di tradizione e contemporaneità, tra nomi stellari e giovani promesse della musica in ascesa, titoli sacri della musica lirica e sinfonica ma assenti dalle scene fiorentine da anni, come di novità. Con coinvolgimento di artisti di ogni genere, musicali ma anche presi dai palcoscenici dei teatri di prosa, dal cinema, dall’ arte figurativa. In tutto, in un anno tra Festival e stagione, 10 opere, tra allestimenti nuovi, riprese, prestiti da altri teatri riallestiti su misura del Maggio, 25 concerti, il ritorno del balletto con due rappresentazioni, due Giulietta e Romeo e il Lago dei cigni, due occasioni fuori abbonamento, i concerti con colazione della domenica mattina per bambini e famiglie , l’opera per i ragazzi che nelle vacanze di Natale vedranno e ascolteranno Fantasia, cartoon di Disney e orchestra del Maggio.
“È un buonissimo risultato di cui ringrazio tutto il teatro. Ma non è ancora il risultato finale. È solo una tappa intermedia”, dice ambiziosamente Fuortes. Il nuovo-antico protagonismo del Maggio arriva dopo aver girato la boa del fine emergenza tramite un anno di impegno e passione del commissario straordinario Ninni Cutaia, sostenuto dagli 8 milioni forniti in via eccezionale dai soci pubblici del teatro fino a presentare un bilancio finalmente in utile. Ma da qui a tornare in grande spolvero si pensava ci volessero anni. E invece eccoci già al rilancio.
A cominciare da due primati già conquistati dal Maggio solo con la presentazione, il giovedì 5 settembre, presenti la sindaca e presidente della Fondazione del Maggio, Sara Funaro, il presidente della Regione, Eugenio Giani, l’assessore alla cultura di Palazzo Vecchio Giovanni Bettarini, autorità, soci, abbonati abituali, rappresentanti delle altre istituzioni culturali fiorentine , introdotta dalla sintesi del responsabile della comunicazione Paolo Klun. Due avvenimenti unici: è la prima volta in quasi cent’anni di vita che il Festival viene annunciato fin dai primi di settembre e l’unica volta in cui un teatro dell’opera anticipa l’intera stagione dell’anno a venire, ossia il 2025. In generale i teatri vanno fino all’estate e non a fine anno, il Maggio, poi, dell’ultimo periodo andava addirittura di tre mesi In tre mesi.
Attenzione, l’anticipo non è un vezzo, ricorda Fuortes: “Una programmazione così a lungo termine – spiega – permette di lavorare meglio, di risparmiare, di vendere i biglietti con largo anticipo a abitanti e turisti” . Gli abbonati e coloro che scelgono le recite fuori abbonamento potranno farlo già del 9 settembre, il resto del pubblico da inizio ottobre, appena finita la campagna abbonamenti. La politica dei prezzi resta quella moderata introdotta da Cutaia, aumentano di poco solo le primissime file di platea in occasione delle prime.
Presentazione glamour, per di più con sorpresa significativa delle possibilità anche fisiche del teatro. Al termine dell’introduzione di Klun, gli invitati eccezionalmente seduti non in una saletta dell’edificio ma nell’enorme palcoscenico sentono muoversi la terra sotto i piedi e, alle divertenti note dell’Apprendista stregone, vengono trascinati sempre seduti e in pochi minuti dalla pedana che scorre da un lato del palcoscenico fin di fronte al sipario che sia apre sul teatro vuoto. A dimostrazione delle tecnologie avanzatissime del Maggio, come in nessun altro teatro sottolinea Fuortes, che muovono in automatico le scene orizzontalmente e verticalmente: questa volta la scena è rappresentata dagli invitati in poltroncina.
Il Maggio proseguirà nel suo ruolo da grande protagonista come era sempre stata la sua tradizione e come ora inizia a riprendere. Così annuncia, ambizioso del suo teatro, il sovrintendente . Come e a che ritmo vedremo. Le linee guida, però , per Fuortes sono certe e sono tre: “Il teatro dell’opera deve essere moderno, popolare, sostenibile”. Il che significa “accogliere la tradizione in modo contemporaneo e creare nuova cultura musicale, essere a portata di tutti e non solo degli esperti parlando tutti i linguaggi in modo da risultare appetibili anche da chi è novizio, fare una produzione varia e di alto livello ma sostenibile, ascoltando la domanda senza strafare con l’offerta”. Bisogna anche essere interdisciplinari: musica, arte, cinema, teatro e via con un mix di competenze le più svariate come inizia a fare già questa stagione. Ma lì, aggiunge Fuortes, non ci vuole un grande sforzo: “Cosa mai è più interdisciplinare dell’opera? E siccome l’interdisciplinarità e’ moderna anche l’opera è moderna”. Altro che polverosa, altro che non adatta ai giovani.
Basta saperne cogliere la caratteristica. Che, d’altra parte è stata tipica del Festival fiorentino, il quale “da cento anni lo ha insegnato a tutti gli altri Festival del mondo che hanno ripreso la sua formula di unire la grande tradizione con le novità, commissionare le novità, scoprire talenti e rendere contemporaneo il patrimonio musicale già rodato”.
Dunque ecco alcuni punti dell’ “ambizioso”, come dice Fuortes, cartellone del Maggio e del Festival 2025. Riassumibile in poche parole “La tradizione nel nuovo”. Grandi nomi e giovani nomi in ascesa. Grandi direttori come Zubin Mehta, Riccardo Muti che torna dopo tanto a dirigere l’Orchestra del Maggio, Daniele Gatti, Michele Mariotti, Antonio Pappano con la London Simphony, Kent Nagano, o Damiano Michieletto, il direttore Italiano attualmente di gran successo all’estero, considerato emblema della contemporaneità. Come giovani direttori in ascesa. Registi di opera ma anche no, o anche non solo, come Mario Martone o Wim Wenders o Emma Dante .
La lirica apre il 16 febbraio con il Verdi di Rigoletto per la regia di Davide Livermore e direzione di Stefano Ranzani , interpreti Celso Albelo, Olga Peretyatko, Alessio Cacciamani, Eleonora Filipponi. Poi la Norma di Bellini interpretata da Jessica Pratt, giovedì 5 in palcoscenico anche alla presentazione della stagione, un’opera che, pur facendo parte del grande repertorio, manca da Firenze dal 1978, sul podio, al suo debutto al Maggio, Michele Spotti. La regia è del duo franco-belga Moshe Leiser e Patrice Caurier per il Festival di Salisburgo del 2013 riallestita completamente per il Maggio, con la vicenda spostata dalla Gallia occupata dai romani alla Francia occupata dai nazisti.
Grande attesa, all’interno del Festival il 13 aprile, di Salome di Richard Strauss con il debutto in Italia nell’opera del giovane direttore inglese in grande ascesa, Alexander Soddy, richiesto dai maggiori teatri esteri ma mai prima qui da noi. E con la regia la regia di Emma Dante che dichiara: “Sono felice di descrivere la storia di una donna, seppure scellerata ma intrisa di desideri e passioni. Sarà una produzione molto fantasiosa e visionaria così come è visionaria quest’opera” . Sempre dentro al Festival, Der Junge Lord, brillante e satirica opera di Hans Werner Henze del 1964 con la direzione di Markus Stenz e la regia di Daniele Menghini: l’esempio suonante della missione del Maggio, dice Fuortes, ovvero “quella di programmare e proporre titoli che non si trovano, oppure solo raramente, nei cartelloni degli altri teatri. Nel caso specifico sarà la prima volta che in Italia quest’opera viene messa in scena in lingua originale dopo la prima e unica volta della sua apparizione a Roma nel 1965 in italiano”.
È Verdi a chiudere il Festival con Zubin Mehta che dirige l’Aida, uno dei più popolari titoli della lirica messa però in scena in modo contemporaneo dalla forte e dura regia di Damiano Michieletto (nell’allestimento della Bayerische Staatsoper di Monaco inedito in Italia). Un’Aida “che sicuramente farà discutere” , anticipa Fuortes . È ambientata non in Egitto ma in una palestra bombardata, rifugio dei profughi di guerra e mette in rilievo, più che il rimbombo della guerra, la vicenda intima. “D’altra parte Aida è una storia d’amore”, conclude il sovrintendente. Interpreti Olga Maslova, SeokJong Baek, Agnieszka Rehlis, Amartuvshin Enkhbat/Leon Kim, Simon Lim, Manuel Fuentes.
La stagione normale riprende più il 16 settembre con Les pêcheurs de perles di George Bizet con un altro direttore in ascesa, il francese Jérémie Roher e la regia di Wim Wenders. Segue, il 12 ottobre, il Macbeth, con di nuovo la direzione di Alexander Soddy e la regia di Mario Martone che ritorna al Maggio dopo un’ assenza quasi ventennale e ha chiesto per le scene Mimmo Paladino: “È un’opera bellissima, brutale e magica, sono felice di un cast come questo e delle scene di Paladino per rappresentare un viaggio verso l’oscurità”. Nel cast, Luca Salsi, Antonio Di Matteo, Vanessa Goikoetxea, Antonio Poli. Altro regista teatrale, Romeo Castellucci alla sua prima volta in un teatro lirico, per la Passione secondo Matteo di Bach a dicembre, ambientata sul palcoscenico rovesciato con spettatori sul dietro tipo hangar. In atmosfera natalizia, Puccini con una Boheme che segna la collaborazione del Maggio con l’orchestra regionale della Toscana, essendo diretta dal giovane e applaudito direttore principale della medesima, Diego Ceretta che dirigerà durante il Festival anche il concerto di Britten, War Requiem. Mentre la prosecuzione del rapporto del Maggio con gli Amici della Musica, sottolinea Fuortes, avverrà tramite il concerto, sempre durante il Festival, del grande pianista Grigory Sokolov. Tra le perle concertistiche del Festival anche Antonio Pappano che dirige la London Symphony Orchestra da tempo assente da Firenze, Michele Mariotti che torna dopo anni, Mehta con la Messa da Requiem di Verdi e il concerto finale del Festival il 21 giugno.
Una sola l’apparizione, l’11 maggio, di Daniele Gatti che dal 31 dicembre non sarà più il direttore principale del Maggio. Chi verrà dopo non si sa, ma una cosa intanto è certa. La annunzia Fuortes: “Il 2025 non avrà un direttore principale. Ma chi verrà sarà di grande spessore e qualità. Il Maggio può avere solo un direttore alla sua altezza non un nome qualsiasi. Io ci sto lavorando ma sono cose per cui in genere si parte due anni prima, come qui purtroppo non è stato”.
Il sovrintendente dice di stare lavorando sempre di più alle collaborazioni, e anche con istituzioni non musicali. Per esempio, racconta il presidente Giorgio van Straten, con Alinari che allestirà nel foyer una mostra fotografica sull’evoluzione del teatro a Firenze dal Politeama al Maggio. Fuortes avverte anche : “Questo che abbiamo appena illustrato è solo il programma del Maggio, ma in teatro si vedranno anche altri protagonisti”.
Soddisfatti, la sindaca Funaro e il presidente Giani che dice: “Il Maggio torna prestigioso, anche per merito del sostegno che gli abbiamo dato nel 2024 e che ha dato esiti ottimi tramite la capacità del teatro di organizzare in poco tempo tanti e importanti spettacoli” . Commenta Funaro: “Una stagione che porterà moltissime soddisfazioni. Abbiamo già visto segnali di crescita come gli abbonamenti cresciuti nel 2024 del 25% e ora, dopo tanto tempo, ecco finalmente una programmazione annuale in netto anticipo e di altissimo livello che rende possibile iniziare con le vendite, diffondere da adesso l’offerta per il prossimo anno, fare un lavoro importante con i residenti di Firenze e dell’area fiorentina, ma anche con il settore turistico, richiamando i turisti di alta qualità a cui teniamo”.
Lo dice appena uscita prima dal consiglio tenuto la mattina, poco prima della presentazione pubblica, per approvare la programmazione a sua volta resa nota ai sindacati prima del cdi. I quali l’hanno accolta con soddisfazione. “Che per la prima volta in questo teatro si faccia in anticipo la programmazione dell’intero anno a venire è già di per se’ un fatto oggettivamente positivo – dice il rappresentante della Cgil Claudio Fantoni – Possiamo rivolgerci con maggiore rispetto al pubblico, offrendogli un orizzonte futuro e una possibilità di scelta. Come possiamo dare molta più efficienza al teatro. Dopodiche’ lavoreremo a tutti altri problemi sul tappeto” .
In foto Carlo Fuortes
87esimo, non 78esimo Festival!
Ma come si fa a sbagliare a ricopiare le notizie e i comunicati stampa?
Grazie corretto