Il Maggio sbarca in consiglio comunale

La polizia municipale non permette al camper dei dipendenti del Maggio Musicale di entrare in Palazzo Vecchio per protestare contro il licenziamento di dieci lavoratori. I contestatori, tra cui Paolo Aglietti della Cgil, si sono presentati con una maglietta recante la scritta “Vi licenzio ADESSO!”, parodia dello slogan elettorale per le primarie di Matteo Renzi. D'altro canto in contemporanea si è tenuto il Consiglio Comunale a cui il sindaco fiorentino ha presieduto, giungendo, con non poche lamentele dei consiglieri, intorno alle diciotto. L'opposizione chiede chiarimenti su come sia possibile che il licenziamento riesca a produrre il tanto agognato pareggio di bilancio del Maggio Musicale; inoltre non si capacita di come, nonostante il sindaco vanti un maggior impegno economico nel sostegno del Maggio, questi sia obbligato a tagliare dieci posti di lavoro, non ottemperando, dicono i lavoratori, agli accordi con i sindacati.
Il sindaco risponde tratteggiando la storia degli ultimi anni dell'ente culturale. Le difficoltà della crisi economica e dei susseguenti tagli ha danneggiato primariamente la cultura. Se prima di Monti il supporto dello Stato al Maggio era calcolabile intorno ai venti milioni di euro, adesso lo si vede ridotto a quattordici. L'impegno della giunta è quello di controllare, come nel caso dell'Ataf che i soldi investiti vengano usati nel modo più corretto e razionale possibile, in questo senso il sindaco vanta una decrescita del costo dei dirigenti, con un aumento delle entrate derivanti dalle sponsorizzazioni.

"'L'accordo sugli esuberi era nato dall'idea di salvare il Maggio; e il dato di fatto, ad oggi, è che si è rispettato un accordo che ne prevedeva un massimo di 45, firmato dai sindacati, dalla Provincia e dalla Regione. Detto questo, noi siamo sempre pronti a metterci a sedere intorno a un tavolo e trovare le soluzioni; noi restiamo decisi a salvare il Maggio, anche da se stesso''. Insiste dunque il sindaco nella tesi che la firma di quelle lettere di licenziamento è stata apposta "come da accordo con i sindacati" nonostante Cgil e Cisl ne chiedano la revoca.  Ma allora, cosa dice il famoso accordo di giugno scorso? Chi ha ragione? 'Siamo stati 'dismessi' in modo illegittimo – ribadisce il sindacalista Cgil Silvano Ghisolfi, tra i licenziati – l'accordo firmato tra teatro, enti locali e sigle dei lavoratori nello scorso maggio prevedeva che la messa in mobilità fosse subordinata alla non opposizione del dipendente destinatario della misura; questo principio, nel nostro caso, non è stato rispettato''. Tant'è vero che un nuovo incontro sul tema dei licenziamenti e della loro legittimità sarà tenuto dopodomani, mercoledì 16 gennaio, in Regione con la presenza di Enrico Rossi.

Intanto, alla questione dei licenziamenti si è aggiunto il tema base dei risparmi, o meglio, degli sprechi che secondo Renzi hanno funestato la gestione del Teatro  prima di quella odierna, magari tralasciando lo stipendio da favola dei nuovi dirigenti, ad esempio, quello della sovrintendente Colombo che, decurtato una tantum (come quello degli altri dirigenti) del 15% per il 2011, dovrebbe giungere ai 230mila euro annui. Si suppone, dal momento che cifre chiare, da questo punto di vista, non ci sono.  Renzi ha aggiunto che al Maggio, negli anni precedenti il suo insediamento in Palazzo Vecchio, ''si è assunto troppo, oltre le potenzialità di questo teatro, che aveva al suo interno 404 persone nel 2009 e che le ha viste pazientemente ridurre nel corso degli anni. Il numero giusto, secondo le nostre stime e studi, è 300 persone''.  Ed è difficile, dice il sindaco, riuscire a trovare sponsorizzazioni private quando tutti i giorni si racconta "non manca chi spara sul pianista ed è sempre pronto a mettere in luce tutto ciò che non va nel teatro senza dire nulla di tutto quello che è stato fatto''.  In sostanza, posizioni inalterate e clima di attesa. Meglio, di guerra in trincea.

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