Il guaio della destra italiana, sovranista e non liberale

Milano – In Francia alle elezioni presidenziali del 2017, come già nelle regionali del 2015, quando si profilò il rischio di un successo degli antieuropeisti di Marine Le Pen, la destra repubblicana non esitò a far fronte comune con la sinistra democratica per la difesa del ruolo cruciale del Paese nella costruzione dell’UE.

Qui da noi, invece, col tramonto di Forza Italia, la destra divisa a metà fra Lega e FdI si colloca nettamente sul versante sovranista. Questa destra si dice “liberale”, ma lo è pochissimo: è quella che si sgola di più contro ogni ipotesi di ritorno a una politica di contenimento del debito pubblico; che proclama ogni giorno la riduzione delle tasse, ma senza indicare quali dovrebbero essere ridotte e viceversa appoggiando senza ritegno tutte le rivendicazioni di aumento della spesa pubblica; che non si oppone neppure con un timido balbettio a chi teorizza un ritorno stabile dello Stato nella gestione delle imprese; che tace di fronte alla proposta puramente demagogica della “sospensione del brevetto” sui vaccini anti-Covid; che addirittura scavalca la sinistra a sinistra rivendicando la proroga del blocco dei licenziamenti, misura sconosciuta negli altri Paesi dell’Occidente industrializzato e dannosa per le stesse persone che dovrebbero esserne protette.

E poi, liberali possono dirsi le forze politiche che fanno proprie le battaglie per la libertà della scienza e la libertà di autodeterminazione delle persone: la destra nostrana, invece, è quella che ha impedito all’Italia di dotarsi di una legge sulla fecondazione assistita al passo coi tempi e, sui diritti civili e la prevenzione della discriminazione ai danni di omosessuali e transessuali, si schiera con la parte dell’opinione pubblica meno liberale.

Oggi il sostegno obbligato della Lega al Governo Draghi rende la cosa meno evidente; ma la nostra non è soltanto una destra euroscettica e sovranista: è proprio una destra illiberale, sia in campo economico, sia sul terreno civile e sociale. E questo pone un problema grave per il futuro del nostro Paese e della stessa UE.

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