L’inganno del federalismo: in 10 anni le imposte locali aumentate del 500%

Dal 1992 le imposte locali sono aumentate del 500%. Specie le Regioni che tassano trenta volte di più

Il grande inganno del federalismoVent’anni di federalismo all’italiana hanno fatto quadruplicare le tasse locali. Sono i numeri impietosi a condannare un modello che per anni è stato indicato da un’intera classe politica come la panacea di (quasi) tutti i mali del Paese. Non solo un ventennio di fisco decentrato non ha migliorato l’efficienza della pubblica amministrazione, ma ne ha aumentato a dismisura i costi. A tracciare il bilancio di questo fallimento epocale è un’analisi di Confcommercio realizzata con il Cer – Centro europa ricerche.

In particolare, per quanto riguarda le spese, tra il 1992, quando sono stati avviati i primi decreti sul decentramento amministrativo, e il 2012, le uscite primarie correnti delle amministrazioni locali sono salite da 90,5 a 205 miliardi, con una variazione cumulata del 126%. Nello stesso periodo la spesa delle amministrazioni centrali è passata da 225 a 343,5 miliardi, con un incremento del 53%. Nel complesso la spesa corrente delle Amministrazioni Pubbliche, inclusiva anche delle spese sostenute dagli enti di previdenza, è passata da 413 miliardi a 753 con un aumento dell’82,5% nonostante l’apporto negativo fornito dalla spesa per interessi (-12% pari a circa 12 miliardi). A fronte dell’aumento della spesa sostenuta a livello locale, prosegue l’analisi, i trasferimenti provenienti dalle amministrazioni centrali sono aumentati in misura molto contenuta passando da 72 a 86 miliardi di euro, +20% in 20 anni.

In considerazione dei descritti andamenti della spesa – conclude l’analisi -, non sorprende che le imposte a livello centrale siano aumentate del 95% (da 186 a 362 miliardi) mente quelle riconducibili alle amministrazioni locali siano cresciute da 18 a 108 miliardi, con un eccezionale incremento di oltre il 500% .

Solo nell’ultimo decennio, fanno notare gli analisti, risulta quasi triplicato il peso delle addizionali regionali e comunali sull’Irpef complessiva gravante sui salari: dal 4,2% all’11,2% nel caso del lavoratore “single”; dal 5,8% al 17,1% nel caso del “coniugato”.

“Un aumento di imposizione incompatibile con ogni prospettiva di ripresa economica” secondo il presidente della Confcommercio Carlo Sangalli. Anche le valutazioni sull’imposizione locale – ha osservato Sangalli – confermano tristemente che ogni livello di governo contribuisce all’aumento della pressione fiscale. “È l’ora – ha detto il numero uno dei commercianti – di fare il tagliando anche alla riforma federalista, e la maturazione delle istituzioni e della politica in senso federale necessita oggi di una riflessione sulle strategie di completamento di questa grande riforma. La pressione fiscale dunque – conclude – rimane il grande problema irrisolto del nostro Paese”.

E mentre il Governo si appresta a tagliare le Province, secondo i dati forniti la Cgia di Mestre nell’ultimo decennio le Regioni italiane hanno speso 89 miliardi di euro in più. Di questi, oltre la metà sono stati “assorbiti” dalla sanità (49,1 mld di €). A fronte di un aumento dell’inflazione che nel periodo preso in esame ha toccato il 23,9%, la crescita della spesa è stata del 74,6%. Nel 2010 (ultimo dato disponibile riferito ai bilanci di previsione) le uscite complessive delle Regioni hanno superato i 208,4 miliardi di euro.

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