Lo sforzo consisteva nello sviluppo “di una società e di una economia fondate sulla conoscenza, mediante politiche coerenti con le
necessità della società dell’informazione e della ricerca e sviluppo”. In sostanza “modernizzare il modello sociale europeo investendo nelle risorse umane e lottando contro l’esclusione sociale” A distanza di 12 anni dobbiamo dire che quel meritorio progetto non è riuscito a decollare. In generale nell’Unione europea. In Italia, addirittura, sono stati fatti non pochi passi indietro rispetto alla situazione allora in atto. Nel decennio 2001-2011 – con l’eccezione del biennio 2006-2008 – il nostro paese è stato governato
da un governo di destra e dallo stesso Premier, che hanno umiliato la politica. E’ stato depenalizzato il falso in bilancio, sono stati emanati non pochi condoni fiscali e leggi ad personam per il Presidente del Consiglio, si è “consentito” un aumento impensabile dell’ evasione fiscale, etc.
In questo decennio l’Italia si è impoverita rispetto agli altri paesi europei, mentre al suo interno, i ricchi sono diventati più ricchi ed i poveri più poveri. Nel contempo la corruzione e l’illegalità si sono sviluppate a tal punto da divenire caratteristiche principali del paese. Sono ormai inserite nel comportamento dei politici ed amministratori, imprenditori e primari medici, poliziotti e vigili urbani,etc. Sembra che le negatività della vicenda di “Mani pulite” abbiano ispirato la cultura ed il costume di questa classe politica molto più dei
valori della Costituzione. E’ mancata la consapevolezza che l’etica degli operatori pubblici non si fonda solo sul codice penale. L’art. 54 della Costituzione afferma “i cittadini cui sono affidati funzioni pubbliche, hanno il dovere di adempierle, con disciplina ed onore” quindi sulla base di doveri ulteriori.
Tra i fattori critici che l’inizio degli anni 2000 ha evidenziato, s’impone il non adeguato sviluppo di un’economia basata sulla formazione e sulla conoscenza. Sono mancate cioè le politiche in grado di far fronte alle esigenze di una società “mondializzata” ormai dagli ultimi decenni del ‘900. L’informazione, la ricerca, lo sviluppo, quindi la conoscenza sono le linee da seguire per un paese
che voglia crescere in questo tempo, come indicava il ricordato Consiglio d’Europa nel marzo del 2000. Quelle motivazioni non sono state prese in alcuna considerazione dal Governo italiano. Per esempio quando si è deciso, per necessità, di effettuare tagli al bilancio pubblico, questi sono stati “lineari”, cioè estesi con la medesima percentuale, anche al settore della formazione dei
cittadini, a differenza di quanto hanno fatto altri stati dell’Unione europea. La formazione dei cittadini in Italia era restata inadeguata, rispetto alle esigenze dello sviluppo del paese, già nella seconda metà del ‘900, più che nella maggioranza degli altri paesi dell’Unione. Per esempio, dopo tanti decenni, non è mai stato affrontato il tema di dell’utilizzo della televisione e della scelta dei
relativi programmi. La scuola ha solo ignorato il settore della televisione. Questo malgrado la rilevanza che la TV ha ed ha avuto per i comportamenti di generazioni di cittadini. L’aver operato dei tagli lineari anche per la formazione, evidenzia che: o non si aveva una chiara valutazione della realtà nella quale si operava, oppure si è voluto scegliere lucidamente il mantenimento di una formazione inadeguata per la generalità dei cittadini. L’aggravamento della crisi, manifestatosi in modo eclatante la scorsa estate, ha portato in autunno alla sostituzione del governo di destra con un governo tecnico che sta operando. La fiducia nel paese sembra stia cambiando segno La speranza è che questo governo raggiunga gli obiettivi assegnatigli. Nel contempo si spera che la parentesi del governo tecnico, nuova rispetto agli ultimi decenni, costituisca una svolta per la vita pubblica del nostro paese. Adeguata al tempo che stiamo vivendo ed alla realtà continentale nella quale siamo inseriti. Le svolte storiche, come è noto, hanno bisogno di cittadini formati, non solo dalla TV.
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