Firenze – Sono sinceramente sorpreso nel leggere i commenti alle recenti vicende concernenti il governo di Roma, della grande capitale. La sorpresa è determinata dal tono dei commenti tutti improntati ad una visione manichea della realtà: pro o contro il “nuovo” corso del governo a cura dei rappresentanti del Movimento Cinque Stelle. “Son come tutti gli altri”, “si stava meglio quando si stava peggio”, “andate avanti duri, la vecchia politica si sta vendicando”, ecc. ecc. Francamente non m’interessa molto puntare il dito pro o contro questi nuovi amministratori.
Mi piacerebbe che si portasse l’attenzione sul tema complessità. Leggo sulla Treccani: “caratteristica di un sistema (perciò detto complesso), concepito come un aggregato organico e strutturato di parti tra loro interagenti, in base alla quale il comportamento globale del sistema non è immediatamente riconducibile a quello dei singoli costituenti, dipendendo dal modo in cui essi interagiscono.” Immaginiamo questa definizione applicata ad una grande città, una capitale quale Roma.
La complessità riguarda, nelle scienze esatte, una molteplicità di fenomeni di straordinaria varietà: le specie viventi, i sistemi stellari, l’universo, la terra con tutte le manifestazioni che su di essa prendono luogo, i fenomeni elettrici, magnetici, gravitazionali, la materia con le sue sempiterne trasformazioni e molto altro.
È duro comprendere e interpretare la complessità e venirne a capo: ci vuole competenza, studio, dedizione, impegno, collaborazione, condivisione, abnegazione, tenacia, ma soprattutto non si può improvvisare, perché altrimenti la complessità ti fagocita, ti rende inerme, ti mette in ridicolo, ma soprattutto vince la sua battaglia contro l’uomo, mostra con clamore che non avendo l’uomo compreso le interazioni fra i singoli costituenti, non riesce a governare il comportamento globale. E una città come Roma è prima di tutto un sistema ad elevatissimo grado di complessità.
Allora prima va compresa e poi si deve cercare di trovare soluzioni praticabili, con concretezza e pragmatismo, vincere l’ignoranza, scegliere, decidere, ma dopo avere studiato attentamente cause ed effetti, concause, relazioni, possibili ricadute, proiezioni delle misure ipotizzate, prevedere e prevenire esiti indesiderati. Insomma, essere consapevoli che non basta appigliarsi a due o tre slogan, alla giusta e legittima esecrazione di corrotti e corruttori, alla rivendicazione di una società civile “pulita” che, se mandata al governo dal popolo, risolverà tutto.
Magari fosse così semplice, ma ritornando all’origine di questo post, tutti dovremmo sapere, per onestà intellettuale, che invece una città come Roma è “un aggregato organico e strutturato di parti tra loro interagenti, in base alla quale il comportamento globale del sistema non è immediatamente riconducibile a quello dei singoli costituenti, dipendendo dal modo in cui essi interagiscono”, insomma troppo complesso per poter essere governato senza l’ausilio di libri, idee, concetti, azioni, pensieri, ragione e intelletto. Purtroppo non basta l’onestà, la buona volontà e il vanto d’aver finalmente sconfitto i malvagi politici. I fatti di questi giorni lo mostrano e forse faremmo meglio a riflettere che governare è un’attività molto complicata e se un domani raggiungeremo il miraggio che quell’aggettivo “ladro” non sarà più a fianco del governo, avremo forse l’animo più leggero e sollevato, ma la complessità sarà sempre lì a farsi beffe del governo onesto!
Luigi Dei – Rettore dell’Università di Firenze
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